Nell’ultimo periodo abbiamo affrontato più volte l’argomento build gaming, soffermandoci soprattutto sul come assemblare un PC per giocare con budget ridotti (vedi le recenti configurazioni da 500 euro e 800 euro) e più in generale sulla piattaforma hardware giusta da scegliere quando bisogna risparmiare. In questi contesti raramente è incluso il monitor, uno degli elementi chiave quando parliamo di esperienza reale in gioco (sia PC o console poco importa) che però spesso viene relegato all’ultimo posto o comunque più sacrificato rispetto ad altre componenti.
In questi casi come sempre non si può generalizzare, tale approccio ovviamente non vale per tutti e in particolare i gamer di un certo livello (non per forza professionisti) riservano al monitor la giusta importanza, se non altro per non vanificare quanto investito su un PC da gaming di fascia alta; se non fosse chiaro facciamo subito una premessa servendoci di un breve esempio: avere un sistema in grado di macinare 150 FPS su un titolo come Cyberpunk 2077 a 1440P o anche in 4K, non serve a nulla se non avremo a disposizione un monitor in grado di supportare al meglio questo livello di prestazioni.
Con questa guida cercheremo quindi di fare chiarezza su come scegliere un monitor per giocare, o meglio, quali caratteristiche valutare quando siamo di fronte a un acquisto; il tutto sarà fatto come al solito senza particolari pretese, cercando di dare un piccolo aiuto all’utente mento esperto o magari offrendo qualche ulteriore spunto di riflessione sull’argomento a chi è già ferrato in materia.
Indice:
Come scegliere il monitor da gaming: tipologie di monitor e pannelli
Acquistare il monitor giusto per giocare o per lavorare, non è complicato ma neanche una passeggiata se si hanno delle conoscenze in materia che, inutile dirlo, sono sempre utili vista l’evoluzione dei prodotti attuali. Iniziamo ad addentrarci nell’argomento cercando di capire una delle caratteristiche fondamentali che spesso va a incidere in modo decisivo su prestazioni e prezzo, ossia la tecnologia dietro il pannello adottato da un particolare monitor. Allo stato attuale abbiamo due categorie principali di pannelli, LCD LED e OLED, a queste poi si aggiungono quelli QD-OLED, MicroLED e Mini LED che cercano di prendere quote di mercato con prezzi che iniziano a essere decisamente interessanti e in costante calo.
Rimanendo nell’ambito dei monitor per PC, a oggi la tipologia di pannello più diffusa è ancora quella LCD LED che, nonostante ormai un declino tecnologico piuttosto evidente, domina ancora il mercato per via dei costi nettamente inferiori rispetto agli OLED, risultando altrettanto inferiore per prestazioni e qualità dell’immagine. Rimandando a dopo le considerazioni sui pannelli OLED, MicroLED e Mini LED, soffermiamoci un attimo sui monitor LCD LED, una categoria che a sua volta include i pannelli di tipo TN, IPS e VA. I pannelli Twisted Nematic, meglio conosciuti come TN, sono sostanzialmente i più datati e i più economici; in passato, ma anche attualmente, sono riusciti a catturare l’attenzione dei videogiocatori grazie a ottimi tempi di risposta ed elevate frequenze di aggiornamento, pagando però per quanto riguarda qualità dell’immagine e angoli di visione.
Insieme ai monitor di tipo TN, i pannelli di tipo IPS (In-Plane Switching) sono quelli attualmente più diffusi ed economici, ma al contrario dei TN hanno mirato sempre a garantire una buona fedeltà dell’immagine. I pannelli IPS vantano solitamente una migliore resa cromatica e angoli di visione sino a 178/178°, superiori per intenderci ai circa 160° che offre un TN. Le pecche di questi pannelli, soprattutto nelle prime generazioni, erano da ricercare nell’elevato tempo di risposta e nella resa del nero, senza dimenticare che i monitor equipaggiati con pannelli IPS possono presentare spesso fenomeni come IPS Glow e Backlight Bleeding (i fastidiosi aloni che si notano sui bordi). I display IPS standard sono adatti più che altro ad ambiti lavorativi, tuttavia l’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha portato la tecnologia su un altro livello, garantendo a oggi soluzioni con tempi di risposta sotto il millisecondo ed elevate frequenze di refresh (vedi pannelli IPS Fast), perfetti quindi anche per il gaming.
Chiudiamo questo trittico con la tecnologia Vertical Aligment, o VA che, dati alla mano, rappresenta una via di mezzo tra le due opzioni viste poco sopra. I monitor equipaggiati con pannelli VA vantano un rapporto di contrasto molto elevato, sino a tre volte quello di un IPS, oltre a buoni angoli di visione; il tempo di risposta invece è leggermente migliore rispetto a un IPS standard (non IPS Fast precisiamo), mentre la qualità dell’immagine in linea di massima è inferiore a quest’ultimo. In commercio troviamo diversi modelli di monitor VA, molti con pannello curvo che, oltre a risultare ottimo per immergersi completamente nei giochi, permette di lavorare bene anche in ottica produttività (ma bisogna abituarsi).
Cambiando tecnologia, non si può negare che i monitor OLED siamo attualmente tra le opzioni che fanno più gola, potremmo dire nella maggior parte degli ambiti di utilizzo. Caratterizzati da un approccio totalmente differente, dove i singoli led “organici” non vengono retroilluminati ma possono essere accesi o spenti singolarmente, i pannelli OLED garantiscono ottimi tempi di risposta, un contrasto molto elevato e soprattutto neri impeccabili. Vantano anche ampi angoli di visione, mentre tra i punti deboli non possiamo fare a meno di segnalare il fenomeno del burn-in, tipico dei monitor OLED per PC (in particolare nelle prime generazioni).
I display OLED hanno costi di realizzazione più elevati rispetto agli LCD LED standard, ma come visto sono superiori in tutto. Prima di chiudere però un breve cenno ai QD-LED, Mini LED e MicroLED, soluzioni che in quest’ultimo periodo stanno riscuotendo sempre più successo. La tecnologia QD-OLED, spinta molto da Samsung, è destinata soprattutto ai televisori ma negli ultimi mesi diverse aziende del settore PC stanno spingendo per portarla nel segmento PC consumer (vedi MSI ad esempio); con la sigla QD-OLED s’intende Quantum DOT OLED, una tecnologia messa in campo per cercare di incrementare la luminosità e la saturazione dei display OLED tradizionali.
I Mini LED in sostanza vogliono riportare in vita la tecnologia LED introducendo e rivedendo tecniche come il local dimming; in sostanza si vuole estremizzare il concetto di retroilluminazione con tecniche come Direct Full Array o FALD (Full LED Array Local Dimming), dove si ottimizza la retroilluminazione lavorando non sul singolo pannello ma su diverse zone (variabili per numero). Ne consegue che gestire un maggior numero di zone garantirà un migliore controllo dell’emissione e della resa del pannello (vicina a un OLED per certi versi), andando però a incidere molto sul prezzo.
Anche la tecnologia MicroLED, che citiamo per completezza, è da anni in evoluzione ma con risultati ancora poco rilevanti in termini di vendite. Questa metodologia di realizzazione del pannello cerca di coniugare i vantaggi offerti dagli OLED ma allo stesso tempo cercando di ridurre al minimo il burn-in grazie a un approccio con materiale inorganico. In questo caso i pixel sono realizzati con gruppi di LED microscopici che, soprattutto se pensiamo a display di grandi dimensioni, richiedono milioni se non miliardi di questi LED perfettamente sincronizzati e funzionanti, andando inevitabilmente a far lievitare i costi di progettazione e produzione degli stessi.
Nuovo monitor gaming (e non): quali sono le caratteristiche tecniche più importanti
Discusse le varie tipologie di pannello che possiamo trovarci davanti, cerchiamo ora di capire quali sono le caratteristiche tecniche di rilievo di un monitor a cui dobbiamo prestare maggiore attenzione in fase di acquisto; queste “regole” non valgono solo per i monitor da gaming ma si possono applicare ad altre tipologie di display destinati ad ambiti di utilizzo differenti.
Tipologia di pannello
Quando parliamo di “tipologia di pannello” ci riferiamo sostanzialmente alla tecnologia, tra tutte quelle viste poco sopra, adoperata per realizzare un determinato monitor. Detto questo, il nostro monitor potrà essere un TN, un IPS, un VA oppure un più costoso OLED (oltre alle altre varianti discusse). Possiamo dire senza problemi che questa non è in realtà la prima specifica da prendere in considerazione, o meglio, rientra nelle tre-quattro caratteristiche che secondo noi vanno valutate sempre insieme (ora vedremo quali sono le altre). Come avrete intuito la tecnologia adoperata per il pannello inciderà in modo determinante sul prezzo oltre che sulle prestazioni, ma guardando a questa voce nella scheda tecnica vi potrete già rendere conto (più o meno) di quello che potrebbe offrire un particolare display ancora prima di vederlo all’opera. Per fare un esempio, la tabella delle specifiche indica che il monitor che vi interessa è un TN mentre un secondo modello che avete adocchiato è invece un IPS; senza guardare al resto della scheda sapremo già che il primo è sicuramente più reattivo (a meno che il secondo sia un IPS Fast), mentre l’opzione IPS standard avrà un tempo di risposta sicuramente più elevato con una migliore resa cromatica e angoli di visione superiori.
Dimensioni e Formato
Abbiamo abbinato dimensioni e formato in quanto sono due caratteristiche che solitamente camminano insieme, o meglio, i più ferrati in materia potrebbero tranquillamente intuire il formato di un monitor semplicemente conoscendo dimensioni del pannello e risoluzione. Se possiamo definire il formato un aspetto abbastanza secondario, non cruciale nella scelta diciamo, lo stesso non vale per le dimensioni, o meglio la dimensione della diagonale del pannello che solitamente si esprime in pollici. Riguardo il formato (o Rapporto d’aspetto), diciamo brevemente che questo parametro indica il rapporto tra larghezza e altezza del monitor; visto che i monitor da 24 e 27 pollici con risoluzione Full-HD sono i più utilizzati, non sorprende che attualmente il formato 16:9 sia ancora il più diffuso, seguito a una certa distanza dai formati ultra-wide 21:9 e super ultra-wide a 32:9, in continua crescita però grazie alla diffusione dei pannelli curvi (solitamente di tipo VA).
Le dimensioni del pannello invece, che incideranno sull’ingombro totale del monitor, sono importanti in quanto vanno di pari passo con la nostra build o comunque con la postazione che andremo a mettere in piedi. Capirete bene che un conto è creare una postazione con poco spazio a disposizione e una scrivania molto compatta, un altro è avere un ambiente più spazioso dove magari può trovare posto un display più grande. In questo contesto poi non bisogna mai dimenticare la distanza a cui ci posizioniamo dal monitor, un aspetto che influenza in modo importante l’esperienza utente e che coinvolge direttamente la risoluzione e la densità (i famosi PPI o pixel per inch). Caratteristiche hardware della nostra build (GPU) a parte, non avrebbe molto senso per esempio acquistare un display da 32 pollici o superiore con risoluzione 4K o un Dual-4K (come il Samsung Odyssey Neo G9 57″) se poi dovete sedervi a 50-60 centimetri di distanza; l’occhio umano non riesce a percepire più di una certa densità (si parla di circa 280-290 PPI), senza contare che alcuni studi affermano che abbiamo un’esperienza ottimale (senza affaticare la vista) con valori di circa 120 PPI (variano anche in base agli scenari di utilizzo). Secondo le statistiche più recenti, i monitor più diffusi a oggi sono ancora quelli con diagonale da 24 pollici, seguiti dai modelli da 27 e 32/34 pollici che, grazie al continuo calo dei prezzi, iniziano a essere abbordabili anche nella fascia media.
Risoluzione
Insieme alla tecnologia del pannello, dimensioni e frequenza di aggiornamento (che vedremo dopo), la risoluzione rientra sicuramente tra le caratteristiche più importanti quando valutiamo a prima vista un monitor; non tanto per il livello di dettaglio, che può essere influenzato anche dalle dimensioni (torniamo alla densità), ma soprattutto perché sarà determinante quando andremo ad abbinare il nostro nuovo display alla scheda grafica. In termini molto semplici, la risoluzione indica il massimo numero di pixel che possono essere riprodotti su un determinato pannello; più alta è la risoluzione, più alto sarà il grado di definizione delle immagini e maggiore sarà il carico sulla nostra GPU.
Secondo gli ultimi dati di Steam, a oggi la risoluzione più diffusa tra i gamer è il Full-HD, ossia una risoluzione di 1.920×1080 pixel per un totale di 2.073.600 pixel. Il progresso tecnologico nel settore delle schede video ha sicuramente facilitato il calo dei prezzi per i display QHD 2560×1440 pixel e UHD 4K da 3840×2160 pixel, ma bisogna sapere che pretendere di sfruttare appieno un monitor ad alta risoluzione (4K, 5K o 8K) con una GPU di fascia medio-bassa in ambito gaming è impensabile oltre che insensato. Giusto per avere un dato più concreto sulla differenza in termini di risorse richieste tra un pannello FHD e uno UHD 4K, pensate che nel primo caso la GPU dovrà gestire poco più di 2 milioni di pixel, mentre quando passiamo al 4K questo dato quadruplica toccando quota 8.294.400 pixel. Un cenno anche alle risoluzioni adoperate sui monitor wide e ultra-wide (vedi 3440×1440 pixel) che, dati alla mano, sono una via di mezzo sia per requisiti hardware (GPU) che per densità.
Frequenza di aggiornamento
In ottica gaming la frequenza di aggiornamento va considerata sempre insieme alla risoluzione del pannello, in quanto non solo fa lievitare il prezzo del monitor, ma incide direttamente sulle prestazioni della GPU, o meglio, va a scontrarsi con quelle che sono le doti della scheda video impattando anche sulla nostra esperienza utente. Il refresh del monitor indica quante volte viene aggiornata l’immagine su schermo in un secondo; si esprime in hertz ed entra in campo soprattutto quando giochiamo su PC a un certo livello e con titoli di un certo peso (ma questa non è una regola). I casual-gamer, o chi gioca sporadicamente senza alcuna pretesa, non prestano molta attenzione a questo parametro che invece diventa importante per gli appassionati che si ritrovano tra le mani build gaming di un certo livello, o comunque ottimizzate per dare il meglio in ambito ludico. Per fare un esempio pratico prendiamo come riferimento la top di gamma GeForce RTX 4090 di NVIDIA, una scheda grafica capace di macinare anche 150 FPS a risoluzione 4K nei giochi più recenti; bene, abbinare una scheda del genere a un pannello QHD o 4K a 60 Hz sarebbe praticamente una follia in quanto non potremmo “vedere” questi 150 FPS (frame al secondo) visto che il nostro monitor si ferma a soli 60 Hz e ci garantirà in sostanza non più di 60 FPS.
I monitor standard, solitamente i più economici e non da gaming per intenderci, hanno frequenze di aggiornamento che stanno nel range 60-75 Hz, così come molti display 4K economici (soprattutto di prima generazione) si fermano a 60 Hz e questo non è un caso; come anticipato infatti, a parità di risoluzione, la frequenza di aggiornamento fa lievitare i costi e le richieste in termini di risorse alla GPU, senza dimenticare che in altri ambiti di utilizzo una frequenza di aggiornamento così elevata non è vitale. Attualmente i pannelli FHD dominano il mercato e in commercio si trovano molti monitor Full-HD 1080P da 144 Hz con prezzi ormai abbordabili; d’altro canto, i display QHD da 2560×1440 pixel stanno lentamente prendendo il loro posto nella fascia media, mentre la sfida tra le aziende di settore attualmente è focalizzata sui monitor ad altissima frequenza di aggiornamento per gli eSports (vedi l’ASUS ROG Swift Pro PG248QP da 540 Hz) e sui modelli UHD 4K a partire da 144 Hz (o superiore) per arrivare alle soluzioni ultra-wide come ad esempio il Samsung Odyssey OLED G9. Volendo fare una previsione per il prossimo anno, l’asticella prestazionale sarà ulteriormente alzata e lo “standard” per i monitor da gioco ad alte prestazioni potrebbero diventare i 240 Hz.
Prima di passare al tempo di risposta, altrettanto vitale per un gamer, un’ulteriore considerazione sulla frequenza di aggiornamento e sull’ambito di utilizzo del monitor gaming che andiamo a scegliere. Quando parliamo di “ambito” in questo caso ci riferiamo alla tipologia di titoli che si ha intenzione di giocare con la nostra configurazione e il nuovo monitor da acquistare. Se siete amanti degli sparatutto ad esempio, avrete sicuramente bisogno di un monitor ad alto refresh-rate; per alto intendiamo almeno 144 Hz, mentre se saliamo sopra questa soglia entra in campo esclusivamente la capacità del singolo utente nel trarre beneficio da un refresh più elevato (vedi gamer professionisti ad esempio). Il tutto per dire che, seppur accompagnato da prestazioni sicuramente superiori, un ipotetico monitor da 360 Hz non porterà alcun beneficio all’utente medio rispetto a uno di pari caratteristiche ma con refresh di 144 Hz o meglio ancora 240 Hz.
Tempo di risposta
Il tempo di risposta di un monitor da gaming e non, o meglio di un pannello, è un’altra caratteristica importante da tenere in considerazione se guardiamo alle prestazioni, questo nonostante si ignori il fatto che in pochi riusciamo ad apprezzare realmente la differenza tra un display da 2 millisecondi e uno da 1 millisecondo (giusto per fare un esempio). Per tempo di risposta di un pannello si vuole indicare il tempo che impiegano i pixel a cambiare il loro stato da una scala a un’altra, dal bianco al nero o da grigio a grigio; solitamente nei monitor troviamo la voce relativa al tempo di risposa GtG (Gray to Gray), mentre sui display destinati al gaming è riportato sempre più spesso il tempo di risposta MPRT (Motion Picture Response Time) che invece indica il tempo di risposta relativo a un’immagine in movimento.
In termini di tempo di risposta i monitor OLED sono i migliori con valori di 0,1 millisecondi, seguiti dai QD-OLED che arrivano a 0,3 ms. Tra i monitor (LED) più economici invece, i TN sono generalmente i più rapidi (0,5-2 ms), affiancati dagli IPS Fast che arrivano anche a 1 ms; i monitor IPS “standard” hanno un tempo di risposta che si aggira sui 5 ms, mentre fanno meglio i monitor VA leggermente più rapidi che, insieme a questi ultimi, sono solitamente quelli pubblicizzati con il dato relativo all’MPRT (di solito 1 ms). Al pari della frequenza di aggiornamento, non tutti riescono a trarre beneficio passando da 1 a 2 ms, o ancora da 0,5 a 0,3 ms, tuttavia va detto che con monitor che superano la soglia dei 7-8 ms anche l’utente medio riesce ad avvertire il “ritardo” rispetto a un display più performante.
Luminosità e contrasto
La luminosità rientra probabilmente tra le specifiche tecniche più pubblicizzate dai produttori, sicuramente importante ma non determinante e comunque legata più che altro all’esperienza utente e alla salute della vista. La gara per i display più luminosi si combatte attualmente nel mercato degli smartphone, rimanendo altrettanto importante ma non decisivo nel settore dei monitor per il gioco; sicuramente un pannello luminoso è da preferire, in quanto può essere comunque regolato, mentre quando siamo di fronte a un monitor con picchi di 200-250 nit possiamo fare poco per migliorare la situazione.
Attualmente i monitor gaming più venduti nel segmento consumer di fascia media non hanno valori di luminosità molto elevati, certo ci sono modelli con pannelli di ultima generazione anche da 1.000 nit, ma stiamo considerando prodotti di fascia enthusiast che non fanno media. Possiamo dire che a oggi 400 nit possono rappresentare un buon punto di partenza per un prodotto “decente”, sempre considerando che per impostare o scegliere la luminosità del monitor bisogna tenere conto dell’ambiente in cui verrà posizionato; se la nostra postazione si trova in un luogo poco illuminato avremo bisogno che il monitor possa garantire un minimo di incremento della luminosità, mentre se operiamo in una stanza o luogo ben illuminato la luminosità deve essere diminuita.
Nell’era dove correggere il contrasto alle nostre foto quotidiane è ormai una prassi, saprete sicuramente che “contrasto” indica il rapporto tra il valore di luminosità massimo e quello minimo; ne consegue che le scene scure necessitano di un contrasto superiore che, invece, andrebbe diminuito quando abbiamo a che fare con una scena ad alta luminosità. I monitor con il miglior contrasto sono quelli OLED, mentre se parliamo di display LED, TN e IPS offrono un rapporto di contrasto che arriva a 1000:1, nettamente inferiore ai 3000:1 di uno con tecnologia VA.
Angoli di visione
Il termine angoli di visione (o visuale) riferito a un monitor corrisponde agli angoli massimi oltre i quali l’immagine inizia a deteriorarsi; un parametro sicuramente importante ma che per un gamer che si trova quasi sempre davanti al display non fa molta differenza (dipende dai casi ovviamente). I pannelli OLED in questo senso sono il top, mentre passando ai più comuni LED sono da preferire gli IPS e i VA, anche curvi in quest’ultimo caso; i monitor TN come detto sono caratterizzati da un angolo di visione ridotto che nel migliore dei casi arriva a 170° (orizzontale) e 160° (verticale), contro i 175-180 gradi di un IPS ad esempio.
Resa cromatica – Qualità immagine – Calibrazione
La resa cromatica di un pannello e la qualità dell’immagine sono sicuramente due caratteristiche decisive nell’esperienza utente. Un display che restituisce immagini poco nitide, con basso contrasto o una saturazione mal tarata ad esempio, può facilmente essere rilevato anche da un utente poco esperto (non è detto), ma in questi casi non dobbiamo dimenticare che si tratta di sensazioni ed esperienze che possiamo definire soggettive. Come per i parametri visti sopra (ma vale anche per altri ambiti che non sono i monitor), la sensibilità e le nozioni/esperienza del singolo utente possono fare un’enorme differenza in questi casi, motivo che non permette di fissare dei paletti precisi, o quasi.
Per ovviare a quanto detto servono quantomeno delle linee guida, motivo che spinge noi utenti e di conseguenza i produttori ad aiutarci guardando alla copertura degli spazi colore più diffusi, solitamente NTSC, sRGB, DCI-P3 e Adobe RGB, quest’ultimo molto importante quando pensiamo a un display per uso professionale o comunque pensato per lavorare con immagini e video. Sopra abbiamo anticipato che da questo punto di vista gli OLED sono sempre il riferimento, mentre il solito confronto con i pannelli LED vede gli IPS in testa a tutti in quanto a qualità dell’immagine. Non è un caso che la maggior parte dei monitor professionali o destinati al mondo lavorativo siano basati su tecnologia IPS, mentre se passiamo al gaming dominano TN, IPS Fast e VA, con gli OLED sicuramente ancora troppo costosi per competere in quanto a market-share.
I monitor gaming di ultima generazione hanno fatto passi da gigante anche da questo punto di vista e molti nuovi modelli arrivano con pannelli di qualità che offrono già un’ottima copertura dello spazio DCI-P3 (attualmente tra quelli di riferimento), senza dimenticare che diverse aziende effettuano anche una calibrazione di fabbrica. Riguardo alla calibrazione si potrebbero scrivere pagine e pagine, ma anche in questa occasione non si può prescindere dall’esperienza personale; con la calibrazione, che in realtà può essere anche effettuata dall’utente se dotato di giusta strumentazione, abbiamo quantomeno una “mezza” certezza che il monitor sia quantomeno tarato su un certo standard, sarà poi nostra cura decidere se la resa del pannello ci soddisfa anche in base a quello sarà l’applicativo del momento.
In questo contesto non possiamo fare a meno di parlare di HDR (High Dynamic Range), una tecnologia che rispetto ai display standard o SDR (Standard Dynamic Range) garantisce una gamma dinamica più estesa. Vista la diffusione importante di questa funzionalità, in particolare sulle TV, sappiamo bene che guardare un contenuto in SDR o in HDR non è per niente la stessa cosa. Allo stesso tempo però non basta che un monitor sia semplicemente “HDR Ready”, ci sono dei parametri, soprattutto per la luminosità, che un buon display HDR deve avere per garantire un’esperienza ottimale o comunque tangibile; rimanendo in ambito gaming, possiamo dire che l’HDR non è vitale e non esente da problematiche, questo nonostante il mercato sia ormai invaso da monitor pubblicizzati come compatibili. Se comunque vi può interessare l’HDR, in linea di massima vi consigliamo di verificare bene la luminosità “reale” del pannello, sotto quota 700 nit infatti i benefici dell’HDR non sono apprezzabili e paghereste per una funzionalità che non sfrutterete a dovere.
Porte – Software – Tecnologie supportate
Solitamente il reparto connettività di un monitor è adeguato alla sua fascia di prezzo e prestazioni, se non per quantità di porte quantomeno per qualità e tipologia delle stesse. I monitor di ultima generazione supportano quasi tutti la più recente HDMI 2.1 e, soprattutto se ad alto refresh-rate e risoluzione, anche lo standard Display Port 1.4b; sopra queste troviamo il più recente Display Porte 2.1, ancora non del tutto sdoganato sui display, ma neanche sulle schede grafiche visto che solo le Radeon RX 7000 di AMD sono compatibili. I monitor ad alta risoluzione, ma anche quelli destinati a particolari setup lavorativi, possono integrare anche la porta Thunderbolt o una comune USB-C, sempre più ricercata insieme alle funzionalità di ricarica dei dispositivi. C’è da dire infine che i monitor a bassa risoluzione e frequenze di aggiornamento non necessitano di questa tipologia di connettore, offrendo per questo una più comune HDMI 2.0 e al massimo una Display-Port 1.2/1.4, oltre ovviamente a eventuali uscite/ingressi audio.
Riguardo la gestione e la regolazione del monitor, i prodotti rivolti al gaming (ma non solo) ormai vengono venduti tutti con software proprietario oltre ai classici comandi integrati direttamente sul display. Avere a disposizione un’applicazione dedicata è importante, non solo perché ci offre una gestione avanzata, ma anche perché può risultare utile per eventuali problematiche del monitor, aiutandoci magari nell’aggiornamento firmware dello stesso (non è un caso raro come si può pensare)
Chiudiamo questa sezione con alcune delle tecnologie “di contorno” che possiamo trovare a bordo di un monitor, molto spesso open-source e in alcuni casi proprietarie come nel caso di NVIDIA. Per quanto ci siano in commercio diversi monitor compatibili con NVIDIA G-Sync ad esempio, sappiamo bene che se vogliamo un’esperienza ottimale con le funzionalità sviluppate da NVIDIA dovremo acquistare un monitor G-Sync e non G-Sync Ready o compatibile; questa caratteristica, che prevede anche un’ulteriore integrazione hardware, porta a una lievitazione dei costi che sarà l’utente a dover valutare (vale lo stesso per la tecnologia NVIDIA Reflex e le relative periferiche compatibili).
Il G-Sync, così come il Free-Sync di AMD che però è open-source, sono tecnologie mirate a eliminare fenomi come il tearing, sostanzialmente sincronizzando GPU e monitor; questo contesto ci fa capire perché la frequenza di aggiornamento è importante, così come la scheda grafica che abbiamo intenzione di abbinare al nostro display. Diversi monitor gaming di nuova generazione supportano anche l’Adaptive Sync e il VRR (Variable Refresh Rate, vedi Console), sostanzialmente le stesse funzionalità descritte sopra che nascono però rispettivamente per lo standard VESA Display Port e per l’HDMI 2.1 (retrocompatibile con HDMI 2.0b). Oltre a queste, decisive per le prestazioni, le aziende implementano diverse metodologie per diminuire al massimo l’Input Lag, senza dimenticare i vari accorgimenti per l’emissione della luce blu e la riduzione dell’effetto scia (Motion Blur) che ormai sono presenti praticamente su ogni monitor in vendita.
Ergonomia
Abbiamo lasciato per ultima l’ergonomia, ma solo per comodità e, gioco di parole a parte, perché ha a che fare con le caratteristiche fisiche del monitor e non con la natura del suo pannello. Anche in questo caso il prezzo può fare la differenza: un monitor economico è spesso privo di piedistallo regolabile, mentre se saliamo sulla fascia media troviamo buoni monitor che garantiscono quantomeno la regolazione in altezza e molto spesso anche inclinazione e rotazione.
Per via della loro natura e della curvatura, i monitor curvi sono solitamente quelli più limitati da questo punto di vista, capaci però di offrire una visuale poco alterata anche quando cambiamo angolo di visione (sul monitor piatto non è sempre così). Detto questo, l’ergonomia e la possibilità di poter regolare altezza, rotazione e inclinazione, sono caratteristiche che alla lunga possono condizionare la nostra esperienza d’uso, motivo che ci spinge a consigliare sempre un display con supporto regolabile.
Quale monitor comprare in base alle esigenze
Veniamo come di consueto alla parte forse più ardua, ossia quella dove cerchiamo di darvi qualche consiglio su come acquistare un monitor in base alle vostre esigenze. Capirete bene che riprodurre tutti gli scenari utente, non solo per modalità e abitudini di gioco, ma anche per hardware, è praticamente impossibile; quello che possiamo fare è prendere come riferimento dei precisi ambiti dove mettiamo sul piatto sia la nostra esigenza in termini tecnici e personali che l’aspetto economico, alla fine quasi sempre predominante. Deciso il budget di spesa dobbiamo subito chiederci tre cose: a quale risoluzione abbiamo intenzione di giocare, che tipologia di titoli preferiamo e, ancora più importante, la mia scheda grafica è dimensionata rispetto al monitor che sto scegliendo?
Anche se abbiamo ristretto il numero dei fattori a tre, le opzioni possono essere comunque moltissime, spingendoci a fare un ragionamento che mira sostanzialmente alla fascia di prezzo o se preferite “prestazionale”. Togliamoci subito un dubbio, prendiamo un monitor piatto o curvo?
La scelta non è puramente estetica o di prezzo visto che i monitor curvi sono solitamente più costosi, optare per un monitor curvo, soprattutto se proveniamo da un pannello piatto, andrà a incidere infatti anche sulla nostra esperienza utente. L’emissione della luce di un monitor curvo si avvicina di più al campo visivo umano rispetto a uno piatto, tuttavia in questi casi è molto importante la postazione dove si colloca il display e quello che sarà il posizionamento da parte del giocatore o dei giocatori se parliamo di una postazione con più utenti. I monitor piatti, preferiti ancora dalla maggioranza dei gamer, non vanno a inficiare l’esperienza utente in modo determinante, soprattutto se siamo di fronte a pannelli con ottimi angoli di visione che non temono gli spostamenti laterali.
Detto questo, passiamo ora a qualche consiglio pratico. Se avete a disposizione una scheda grafica di fascia media (e di conseguenza un budget di spesa “moderato” e adeguato alla vostra build) ma puntate a giocare ad alto framerate, non ha senso orientarsi su monitor sopra la risoluzione QHD (2560×1400 pixel), anzi l’ideale è puntare su un modello FHD da 24 o 27 pollici con frequenza di aggiornamento a 144 Hz (almeno con Adaptive Sync); le soluzioni QHD sono da valutare in ottica di un aggiornamento futuro, oppure se utilizzate il monitor anche per altri applicativi o ancora se giocate titoli con frame-rate non troppo elevato che però non siano troppo esigenti in fatto di risorse. A oggi i monitor FHD da 144 Hz, soprattutto da 24 pollici, hanno prezzi davvero accessibili e anche nella fascia medio-bassa si possono trovare ottime offerte a poco più di 100 euro.
Relegando alla fascia bassa, o entry-level, tutto quello che si trova al di sotto delle specifiche riportate sopra, salendo nella fascia medio-alta un monitor QHD da 27 pollici potrebbe essere un ottimo investimento in quanto può coprire le esigenze di un’ampia fascia di utenza. Per la frequenza di aggiornamento possiamo benissimo fermarci a 144 Hz, a meno di non avere una scheda grafica di ultima generazione che riesca a offrire prestazioni tali da garantire 140-150 FPS a 2560×1440 pixel nei giochi di vecchia e nuova generazione; ultimamente le aziende spingono per i pannelli QHD 240 Hz ma ribadiamo che questa tipologia di monitor va abbinata alla scheda grafica giusta che possa garantire quel frame-rate.
Nella fascia alta solitamente svaniscono i compromessi legati al prezzo e proprio in questi casi la scelta risulta più ampia e paradossalmente con una maggiore percentuale di errori nella valutazione. Anche in questo segmento c’è chi predilige o meno i giochi ad alto refreh-rate, ma il linea di massima chi assembla una build al top mira a giocare qualsiasi tipologia di titolo di vecchia o nuova generazione a risoluzione elevata.
Se tra le mani ci ritroviamo una GPU come una NVIDIA GeForce RTX 4090/4080 o una AMD Radeon RX 7900 XTX, capace per intenderci di garantire anche 150 FPS a risoluzione 4K nei giochi di ultima generazione (con o senza DLSS/FSR poco importa), la scelta più naturale è quella di abbinare un monitor dotato di un pannello di qualità, ma allo stesso tempo con risoluzione UHD 3840×2160 pixel e almeno 120 Hz di refresh. Ultimamente i prezzi per i monitor 4K da 144 Hz (e i pochi a 240 Hz) iniziano a farsi interessanti e pensiamo che spendere 1.500-2.000 euro per una scheda video con relativo costo per piattaforma AMD o Intel di uguale livello, può giustificare l’investimento in un monitor di fascia top per avere un’esperienza del tutto completa e senza compromessi in gaming.
Migliori monitor gaming del momento per fascia di prezzo
Chiudiamo questa guida di approfondimento, ribadiamo senza alcuna particolare pretesa di essere completa in tutto, con alcuni consigli per gli acquisti. Per essere precisi a seguire trovate tre delle migliori offerte, divise per fascia di prezzo, che attualmente si possono reperire sul mercato; si parte dalla fascia bassa, passando al segmento di fascia media, per finire con uno dei migliori top di gamma che attualmente offre il mercato; ribadiamo che si tratta di una selezione personale che potrebbe anche non soddisfare tutte le esigenze, in quel caso potrete approfondire sugli articoli che seguono.
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