Da quando il primo computer Mac è stato introdotto sul mercato nel 1984, il marchio Apple ha lasciato un’impronta indelebile nell’industria tecnologica e si è ritagliato uno spazio importante fino a diventare uno dei mostri sacri della Silicon Valley e dell’intero panorama tecnologico.

Oggi, 24 gennaio 2024, ricorrono i 40 anni dal lancio del primo Macintosh ed è l’occasione giusta per andare a celebrare questa serie di dispositivi che ha rivoluzionato il modo in cui gli utenti interagiscono con la tecnologia e ha ispirato generazioni di creativi, professionisti e appassionati di informatica, ripercorrendo le tappe fondamentali.

La storia dei computer Mac in pillole

La storia dei computer Mac affonda le sue radici nel 1979, quando Jef Raskin divenne capo di un piccolo progetto segreto di nome “Annie” da lui poi ribattezzato “Macintosh”: l’obiettivo era quello di realizzare un computer relativamente economico che integrasse schermo e tastiera.

La svolta avviene quando Steve Jobs, all’epoca direttore del progetto Lisa, un personal computer antenato dei Macintosh, viene allontanato dalla direzione del suddetto progetto e inizia a interessarsi al progetto “Macintosh”, facendo allontanare Raskin e cercando di dare una svolta al progetto in modo da realizzare un dispositivo di “folle bellezza”, dotato di un’interfaccia grafica ben curata e della compatibilità con il mouse.

Il primo Mac, annunciato durante il Super Bowl del 1984

Tramite uno spot diretto da Ridley Scott e mandato in onda durante il XVII Super Bowl (22 gennaio 1984), Apple ha annunciato il primo modello della serie, chiamato Macintosh 128K, messo poi in vendita il 24 gennaio dello stesso anno al prezzo di 2495 dollari con a bordo il sistema operativo oggi noto come Mac OS Classic (era un OS basato su kernel monolitico).

Le vendite iniziali furono un vero e proprio successo ma, già alla fine del 1984, scesero al di sotto delle diecimila unità mensili. Il dispositivo infatti era molto limitato sul fronte dell’hardware (scarsa memoria, mancanza di hard disk esterno e una sola unità floppy) e, inoltre, soffriva terribilmente di surriscaldamento, al punto da guadagnarsi il soprannome di “tostapane beige”.

Piccola curiosità di cui molti probabilmente non saranno a conoscenza: programmi come Word e Excel, oggi diffusi su gran parte dei computer, vennero sviluppati dalla Microsoft (alla fine degli anni ’80) appositamente per girare sui computer Mac di Apple.

L’era dei PowerPC: il passaggio da Mac OS Classic a Mac OS X

Un altro snodo importante nella storia dei computer Mac si concretizza nella prima metà degli anni ’90, quando Apple, IBM e Motorola annunciano un’alleanza per sviluppare una serie di CPU con architettura RISC chiamata PowerPC. All’inizio, sulle macchine dotate di nuova CPU, il vecchio software girava tramite emulazione (sfruttando un nanokernel).

Nel 2001 assistiamo ufficialmente alla nascita di quello che, ancora oggi, è considerato macOS: la prima versione in assoluto è Mac OS X 10.0 (Cheetah), rilasciata in forma stabile da Apple il 24 marzo 2001.

Cheetah presentava un’interfaccia utente completamente rinnovata (chiamata Aqua) rispetto al sistema operativo precedente, che offriva nuove funzionalità come la Dock, una barra di avvio rapido per le applicazioni preferite, e l’animazione Aqua, che ha introdotto un nuovo look per i pulsanti e le finestre.

Il passaggio alle CPU x86 targate Intel

Durante la Worldwide Developer Conference del 2005, Steve Jobs annunciò il passaggio della gamma Mac dalle CPU PowerPC alle CPU Intel: i primi modelli a essere dotati di questa novità furono gli iMac e MacBook Pro con CPU Core Duo.

La transizione completa da PowerPC a Intel venne completata il 7 agosto 2006: Apple impiegò appena 7 mesi a “convertire” l’intera gamma e, da quel giorno, rimosse dal commercio qualsiasi prodotto dotato delle vecchie CPU.

Nello stesso anno, il colosso di Cupertino rilasciò la prima beta di Boot Camp, software amato dagli utenti della mela morsicata nell’era dei Mac con CPU Intel: questo, infatti, permetteva di eseguire Windows (e qualsiasi altro sistema operativo che giri su piattaforma x86) sui computer Mac.

L’era ARM coi SoC Apple Silicon

Quella che può essere vista come la più grande rivoluzione nel mondo Mac e, probabilmente, anche della stessa Apple, avviene nel 2020, quando il colosso di Cupertino ha annunciato il chip proprietario Apple Silicon M1, capostipite della linea di SoC che oggi troviamo a bordo di tutti i computer Mac, ma anche degli iPhone e degli iPad, più recenti.

La transizione verso l’architettura ARM ha richiesto ad Apple alcuni anni, caratterizzati dal lancio di nuovi modelli di computer e dall’eliminazione di altri computer precedentemente presenti a catalogo.

La prima versione di macOS progettata per funzionare con i SoC ARM è stata Big Sur: da allora, a ogni versione di macOS (siamo alla versione Sonoma), sempre più funzionalità aggiunte sono esclusive delle macchine dotate di un chip proprietario, segno che, nel giro di qualche anno, i Mac con CPU Intel saranno solo un “lontano ricordo”.

Numeri in flessione per una “crisi” dura da scacciar via

Apple oggi è uno dei brand più forti del panorama tecnologico, in grado di generare introiti da capogiro soprattutto con i servizi a pagamento (segmento in costante crescita). Sul fronte dell’hardware, il dipartimento che genera più entrate è quello degli iPhone, nonostante una leggera (e quasi costante) riduzione su base annua.

Il dipartimento Mac è quello che se la passa peggio: più volte nell’ultimo anno (qua a ottobre 2023 mentre qua ad aprile 2023), vi abbiamo raccontato di un lento declino del segmento, con Apple che vende sempre meno computer Mac e, soprattutto, sempre meno MacBook.

La speranza per il colosso di Cupertino, concentrato quanto mai a tirare fuori il massimo potenziale (in termini di guadagni) dal neonato visore Apple Vision Pro, è quello di invertire il trend sugli altri dipartimenti: per il dipartimento dei Mac, nell’anno del quarantesimo anniversario, il traino potrebbe essere composto dai nuovi modelli che arriveranno nel corso dell’anno con a bordo i potentissimi ed efficientissimi chip Apple Silicon M3, e, magari, novità software interessanti basate sull’intelligenza artificiale.

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