Nella mattinata di oggi, mercoledì 6 settembre, la Commissione europea ha annunciato per la prima volta i sei gatekeeper che dovranno adeguarsi al DMA (Digital Markets Act), chiamate cioè a rispettare delle regole molto stringenti sulla concorrenza. Con l’obiettivo di limitare il monopolio, l’Europa impone maggiori controlli sulle Big Tech e sui loro servizi digitali, fra cui figurano anche le principali piattaforme che usiamo quotidianamente: i social network, le app, i servizi di messaggistica, i sistemi operativi e altro. Ecco il punto su cosa cambierà di qui ai prossimi mesi guardando agli obblighi previsti per i servizi digitali su cui sorveglierà l’Europa.
Indice:
I servizi delle 6 Big Tech designate dalla Commissione europea
Servizi inclusi ed esclusi dall’influenza del DMA
Le sei grosse piattaforme digitali dette gatekeeper (è considerato tale chi occupa la posizione di “esperto” in un determinato ambito secondo Wikipedia; più in generale chi ha grande importanza e influenza in un settore e ha quindi un impatto significativo sul mercato relativo) sono state state annunciate oggi dalla Commissione europea: Alphabet (Google), Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft.
Si dovranno adeguare al nuovo regolamento sui mercati digitali DMA e dovranno far rispettare le nuove norme previste per ciascuno dei loro servizi: i social network (TikTok, Facebook, Instagram e LinkedIn), le piattaforme definite di intermediation (Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store e Meta Marketplace), i servizi pubblicitari ADS di Google, Meta e Amazon, le piattaforme di messaggistica WhatsApp e Messenger, i sistemi operativi Android, iOS e Windows, oltre agli altri servizi che seguono: YouTube, Google Search, Chrome e Safari.
Dunque, sono coinvolti quasi tutti i servizi che utilizziamo quotidianamente, ma non iMessage di Apple e Bing di Microsoft, come anticipato nelle scorse ore da alcune indiscrezioni. Per questi ultimi, a cui si aggiungono anche Edge e Microsoft Advertising, la Commissione europea ha avviato intanto delle indagini per valutare le obiezioni presentate da Apple e Microsoft (che sottolineano soprattutto la scarsa popolarità in Europa di questi servizi) da cui deriva tale esclusione, che risulta dunque provvisoria e da definire entro cinque mesi al massimo secondo quanto comunicato.
Rientrano fra gli esclusi anche Gmail, Outlook.com e Samsung Internet Browser, oltre ad iPadOS, il sistema operativo di Apple per iPad che, come iMessage e i tre esclusi di Microsoft citati, potrebbe non raggiungere le soglie di diffusione necessarie per rientrare fra i servizi su cui il Digital Markets Act può intervenire. La Commissione a tal proposito ha specificato che l’indagine di mercato relativa dovrebbe concludersi entro un massimo di 12 mesi per il verdetto definitivo.
Cosa cambierà per le 6 Big Tech: obblighi e sanzioni
Le 6 Big Tech citate avranno, a partire da oggi, 6 mesi di tempo per adeguarsi al DMA e garantire la piena osservanza degli obblighi sanciti dal regolamento per tutti i servizi citati. In sostanza, devono soddisfare le relative leggi volte a limitare il monopolio delle grandi aziende digitali, le quali godono di una posizione dominante nel mercato online, da cui ne deriva la facoltà di contrastare nuove società nel settore in cui prevalgono.
Fra le misure più significative previste dal Digital Markets Act c’è l’obbligo per i gatekeeper di non favorire in alcun modo i propri servizi a scapito di quelli della concorrenza, ad esempio da parte dei sistemi operativi di non vincolare l’utilizzo di un browser come Microsoft Edge per Windows 11, o viceversa di consentire agli utenti di rimuovere le app preinstallate. A seguire alcuni esempi di obblighi che i gatekeeper devono rispettare:
- rendere i propri servizi interoperabili per i terzi in determinate situazioni;
- consentire agli utenti commerciali di accedere ai dati che generano utilizzando le proprie piattaforme;
- fornire alle imprese che fanno pubblicità sulle piattaforme gli strumenti e le informazioni necessarie per consentire agli inserzionisti e agli editori di effettuare verifiche indipendenti dei messaggi pubblicitari ospitati dalle stesse;
- consentire agli utenti commerciali di promuovere le loro offerte e concludere contratti con clienti al di fuori delle piattaforme.
In caso di mancato rispetto della normativa, la Commissione europea ha previsto delle multe decisamente alte: fino al 10% del fatturato mondiale totale annuo dell’impresa, o fino al 20%. In caso di violazioni sistematiche il Digital Markets Act prevede per i gatekeepers anche ulteriori misure correttive che saranno proporzionate al reato commesso e, in ultima istanza, può imporre misure correttive di carattere non finanziario, fra cui anche l’obbligo di vendere un’attività.
“Le più importanti compagnie digitali ora dovranno giocare con le nostre regole” ha detto Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi della commissione von der Leyen, il quale ha aggiunto nel medesimo post su Twitter/X che nessuna “potrà comportarsi come se fosse troppo grande per rispettarle”
It’s D-Day for #DMA!
The most impactful online companies will now have to play by our EU rules.#Gatekeepers are:
Alphabet
Amazon
Apple
ByteDance
Meta
MicrosoftDMA means more choice for consumers.
Fewer obstacles for smaller competitors.
Opening the gates to the Internet🇪🇺 pic.twitter.com/xaTluUfBax
— Thierry Breton (@ThierryBreton) September 6, 2023
Per ulteriori informazioni al riguardo, trovate altri dettagli nel comunicato stampa pubblicato oggi e nel sito web della Commissione europea dedicato al regolamento sui servizi digitali in questione.
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