Nella giornata di oggi, 4 marzo, la Commissione europea ha annunciato di aver multato Apple per 1,84 miliardi di euro, quasi 2 miliardi di dollari. Le autorità antitrust europee hanno così accolto le denunce di Spotify (e di altre aziende) contro le regole anticoncorrenziali dell’App Store che, in sostanza, impediscono alle società di informare i propri utenti adeguatamente, soprattutto per quanto riguarda le opzioni di pagamento alternative a quelle fornite da Apple, fra le altre cose. Si tratta di abuso di posizione dominante per la distribuzione di app di streaming musicale per gli utenti iOS (iPhone e iPad), perpetrata dall’azienda di Cupertino applicando agli sviluppatori di app delle restrizioni che impediscono loro di informare gli utenti sui servizi di abbonamento musicale alternativi e più economici al di fuori dell’app.

“Per un decennio Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale tramite l’App Store. Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare le persone sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dall’ecosistema di Apple. Ciò è illegale secondo le norme antitrust europee, ragion per cui oggi abbiamo multato Apple per oltre 1,8 miliardi di euro” ha commentato Margrethe Vestager, la vicepresidente esecutiva e commissario europeo per la concorrenza.

I perché della multa e le risposte di Apple e Spotify

A pochi giorni dall’entrata in vigore del 7 marzo delle nuove regole del Digital Markets Act (DMA) che cambieranno radicalmente iOS, App Store e Safari, considerando soltanto i servizi di Apple, la Commissione europea ha dato ragione a Spotify multando Apple per non garantire adeguata concorrenza sul mercato dei servizi di streaming musicale.

L’entità della multa è elevata perché, oltre al fatturato totale e alla capitalizzazione di mercato dell’azienda di Cupertino, sono stati presi in considerazione “la durata e la gravità dell’infrazione”, comportamento da parte di Apple che potrebbe aver portato molti utenti iOS a pagare prezzi significativamente più alti per gli abbonamenti ai servizi di streaming musicale, anche a causa delle elevate commissioni imposte da Apple stessa, sottolinea la Commissione europea nel comunicato stampa con cui ha annunciato la multa.

L‘indagine dell’UE risale al 2020, in seguito alla denuncia antitrust sporta da Spotify per quanto riguarda la cosiddetta “Apple Tax”, relative alle commissioni del 30% sugli acquisti in-app e alle regole dell’App Store citate, che limitano le comunicazioni con gli utenti da parte delle aziende terze, che non possono promuovere alcunché, né informare di eventuali offerte o modalità per acquistare un bene. In seguito, Apple fece alcune concessioni, ad esempio permise agli sviluppatori di pubblicizzare metodi di pagamento al di fuori dell’app iOS e consentì di aggiungere alle app per iOS dei collegamenti per i siti web delle aziende stesse, concessioni tuttavia limitate ad alcuni servizi specifici.

Una vera e propria presa di posizione da parte dell’antitrust europee era tuttavia attesa nelle ultime settimane, in seguito alle numerose e ulteriori critiche da parte di Spotify e di altre aziende che hanno chiesto elle autorità di mettere un freno alle pratiche anticoncorrenziali di Apple, decisione concretizzatasi oggi con la multa in questione.

infografica antitrust europeo sulla multa ad Apple

Un’infografica riassuntiva sul caso

La risposta di Apple non si è fatta attendere, con un comunicato che, oltre a spiegare e motivare le decisioni aziendali, accusa sia la Commissione europea, di non essere riuscita a “scoprire alcuna prova credibile di danni ai consumatori”e di “ignorare la realtà del mercato”, sia Spotify, “principale sostenitore di questa decisione e il più grande beneficiario”, azienda che “vuole anche riscrivere le regole dell’App Store in maniera tale che venga avvantaggiata ulteriormente”.

Viceversa, Spotify ha accolto con favore la decisione condividendo una nota in cui commenta: “questa decisione contiene un messaggio potente: nessuna azienda, nemmeno un monopolio come Apple, può esercitare il potere in modo abusivo per controllare il modo in cui altre aziende interagiscono con i propri clienti. Le regole di Apple hanno impedito a Spotify e ad altri servizi di streaming musicale di comunicare direttamente agli utenti tramite la propria app vari vantaggi, negando la possibilità di informarli sui prezzi di abbonamenti, promozioni, sconti o numerosi altri vantaggi”.

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