Da quando Twitter è finito nelle mani di Elon Musk, non è passato un giorno senza che vi fossero cambiamenti di qualche tipo. L’ultimo in ordine temporale si è verificato all’inizio del mese, con la sostituzione dello storico logo del social network con il cane simbolo dei Dogecoin.

Oggi, nella notte italiana, la stessa Twitter ha annunciato novità per la stesura dei tweet che, tuttavia, hanno effetto solo sugli utenti abbonati al servizio Twitter Blue.

Twitter allunga i tweet e aggiunge grassetto e corsivo ma non per tutti

Il social network Twitter è stato lanciato nel lontano 2006 e, dal momento del lancio, gli utenti possono condividere col mondo i propri tweet, brevi messaggi che originariamente erano lunghi, al massimo, 140 caratteri.

Nel tempo, poi, questo limite è stato superato: nel 2017, il tetto massimo di caratteri è stato raddoppiato, raggiungendo i 280 caratteri.

Da quando è passato nelle mani di Elon Musk, il social network ha “guadagnato” una sorta di trasformismo a correnti alternate che, quasi giornalmente, porta a cambiamenti radicali, passi in avanti, retromarce e così via.

Tralasciando gli interventi sul piano umano (vedi il licenziamento in tronco dei piani alti), Musk e il suo team hanno puntato molto forte su Twitter Blue, piano in abbonamento che fornisce agli utenti paganti alcune funzionalità esclusive (come la spunta blu, la possibilità di modificare i tweet fino a 5 volte entro 30 minuti dalla pubblicazione, la possibilità di pubblicare video più lunghi e a risoluzione 1080p, la priorità nelle ricerche) ma che ha creato non pochi grattacapi a Twitter, sia sul dal punto di vista del rendimento che dal punto di vista della gestione diretta.

Nel mese di febbraio, gli abbonati a Twitter Blue hanno ricevuto un nuovo boost, ovvero la possibilità di pubblicare tweet lunghi 4.000 caratteri. Questo limite, tuttavia, è stato appena superato.

L’account ufficiale @TwitterWrite ha infatti comunicato che, a partire da ieri, il social network supporta tweet lunghi 10.000 caratteri e che gli utenti potranno perfino sfruttare la formattazione in grassetto o corsivo nella stesura di essi.

Peccato che la funzionalità, ancora una volta, riguardasse esclusivamente gli utenti abbonati a Twitter Blue. Gli utenti “standard”, infatti, possono continuare a scrivere tweet senza le due particolari formattazioni e con il limite ai classici 280 caratteri.

La novità è giunta anche in Italia

Come detto, le suddette novità nella stesura dei tweet sono esclusive per gli abbonati a Twitter Blue.

Da un paio di mesi, l’abbonamento mensile al social network è sbarcato anche qui in Italia e, di conseguenza, il nuovo limite a 10.000 caratteri, il grassetto e il corsivo, possono essere sfruttati anche nel Bel Paese (a patto che paghiate i circa 100 euro all’anno richiesti dall’abbonamento).

Per sfruttare le due speciali formattazioni, basterà sfruttare le scorciatoie da tastiera (CTRL+B per il grassetto o CTRL+I per il corsivo) o affidarsi ai due pulsanti aggiuntivi posti nella barra inferiore (quella da cui si possono aggiungere immagini, GIF, sondaggi, posizione e tanto altro al tweet).

Al pari di quanto succedeva con il vecchio limite a 4.000 caratteri, i caratteri visualizzati nella cronologia dei tweet saranno i “soliti 280; sarà necessario aprire un tweet per potere visualizzare in toto i caratteri che lo compongono.

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I possibili motivi dietro questo cambiamento

Analizzato il funzionamento di queste novità, è lecito chiedersi il perché di una tale mossa. La risposta è piuttosto semplice e, soprattutto, in linea con qualcosa che Musk dichiara già da tempo: la volontà di attirare i creatori di contenuti sulla propria piattaforma e la volontà di fare concorrenza alle newsletter.

La voglia di attrarre nuovi creatori di contenuti su Twitter

Già da tempo, il team di Twitter è al lavoro per introdurre nuovi strumenti per sostenere i creatori di contenuti: rispetto alle dichiarazioni precedenti, Musk ha fatto fatto sapere che per i prossimi dodici mesi la piattaforma “non si terrà un soldo” ma che i ricavi dai post andranno dritti nelle tasche dei creatori di contenuti.

Riagganciandoci alla questione dei 10.000 caratteri, il pensiero è quindi che permettere maggiore libertà nella stesura di un contenuto possa consentire ai creator di realizzare contenuti più interessanti; di rimando, la possibilità di scrivere contenuti più interessanti dovrebbe chiamare maggiori creator ad abbonarsi.

È guerra alle newsletter di Substack

Sul discorso delle newsletter, la guerra si sta combattendo principalmente negli Stati Uniti, mercato in cui stanno diventando sempre più redditizie, tanto per chi le scrive quanto per chi le pubblica. Il nemico numero uno, allo stato attuale è Substack.

Substack è una piattaforma online che fornisce un’infrastruttura per la pubblicazione di newsletter che verranno fornite direttamente agli abbonati. La società, attiva dal 2017, ha recentemente implementato un feed simile a quello di Twitter, chiamato Notes (in risposta, Musk e soci hanno bloccato i link a Substack e impedito risposte e retweet dei tweet contenenti link verso Substack).

Musk ha anche denunciato Substack (l’accusa era diretta allo scrittore Matt Taibbi, “ex amico” del sudafricano ai tempi dei Twitter Files) che starebbe cercando di “scaricare un’enorme porzione del database di Twitter per avviare il proprio clone di Twitter“. L’affermazione è stata poi smentita ma la situazione rimane tesa: nei prossimi giorni potrebbero arrivare nuovi episodi di questa telenovela.

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