È saldo al polso da due mesi e mezzo WHOOP, un bracciale smart senza schermo, ma con un sacco di dati e informazioni da mostrare a chi lo indossa. È spesso saldo anche e soprattutto ai polsi di molti sportivi professionisti, in particolare di chi pratica sport di resistenza, ma non solo, un accessorio abbastanza conosciuto e usato anche da molti amatori smaliziati, che tuttavia nasce come strumento per tutti.
Almeno questo è il messaggio sbandierato dal produttore statunitense, questione che proviamo a valutare in questa recensione: comprendere cioè se WHOOP è davvero un oggetto utile per gli sportivi meno navigati, se è adatto alla maggior parte delle persone. Il perché di un dubbio del genere è presto detto: per funzionare deve essere indossato sempre e, soprattutto, costa molto, nonostante lo si possa provare per un mese gratuitamente.
Indice:
Com’è fatto WHOOP
WHOOP, la versione 4.0 nello specifico, la più recente commercializzata a partire da settembre 2021, è un bracciale intelligente dotato di un corpo in plastica in cui è installato un cardiofrequenzimetro con 5 LED, 4 fotodiodi e una serie di sensori integrati. Come anticipato, non c’è né uno schermo né pulsanti fisici o superfici sensibili al tocco con cui gestirlo, perché si fa tutto con l’app companion per Android e iOS.
È un dispositivo dalle dimensioni e dal peso contenuti: è spesso circa 1 cm, lungo 4,1 cm e largo 2,6 cm; pesa circa 28 grammi con cinturino annesso. Quindi non ingombra molto, come un piccolo smartwatch per intenderci. È fatto per ospitare dei cinturini in velcro, che si agganciano facilmente e sono intercambiabili, come lo è la fibbia con cui lo si fissa al polso. Sul sito ufficiale ci sono molti cinturini con cui personalizzare WHOOP 4.0 e adattarlo meglio al proprio abbigliamento, importante per un prodotto del genere, espressamente pensato per essere indossato sempre.
Lo dimostra anche il particolare sistema di ricarica, una sorta di batteria esterna che si aggancia al dispositivo stesso tenendolo indosso per non perdere nemmeno un dato, certificati IP68 entrambi. Per ricaricare questa specie di power bank, c’è invece una comune porta USB C.
Autonomia di WHOOP
Nonostante non abbia uno schermo, l’elemento che, in genere, contribuisce di più al consumo della batteria, l’autonomia di WHOOP 4.0 è abbastanza scarsa. Non dura più di 6 giorni indipendentemente da come lo si utilizza, un’autonomia a nostro avviso non soddisfacente per un dispositivo simile.
Aiutano a non rimanere a secco le notifiche dell’app, che avvisano l’utente a intervalli regolari non appena scende sotto il 20%, o un doppio tocco sul dispositivo stesso, con cui controllare l’autonomia residua direttamente su WHOOP tramite un indicatore di stato, di colore verde, giallo o rosso, solo di colore verde o rosso il LED della batteria esterna. Quest’ultima si fissa direttamente sulla parte superiore di WHOOP 4.0 e, nel giro di oltre paio di ore lo ricarica, per una sola volta purtroppo.
Insomma, un sistema di ricarica più veloce e una batteria capace di garantire una maggiore autonomia sarebbero stati molto apprezzati.
Come funziona WHOOP
Sta tutto negli algoritmi di WHOOP, a cui serve del tempo per accumulare i dati necessari per restituire delle informazioni attendibili e utili. Per questo motivo, abbiamo aspettato circa due mesi e mezzo per pubblicare questa recensione, un periodo già sufficiente per riscontrare consigli e stime molto in linea con le sensazioni.
A differenza di molti smartwatch, sportwatch e smartband, non incentiva a fare sport, né conta passi o piani saliti, ma è un dispositivo che nasce per chi è già attivo abbastanza, per chi cerca metriche, suggerimenti e approfondimenti abbastanza avanzati con cui gestire l’attività fisica e gestire il proprio benessere nel tempo.
Strain e Recovery alla base: cosa sono
Aperta l’app companion di WHOOP (scaricabile gratuitamente da Google Play Store e App Store) e completata la configurazione iniziale, complice anche l’ingiustificata assenza della lingua italiana, è normale trovarsi un po’ spaesati, nonostante l’azienda abbia fatto molti passi in avanti con le più recenti versioni dell’interfaccia grafica. Di base, WHOOP mostra due parametri principali, le chiavi di tutto quanto: Strain (sforzo) e Recovery (recupero).
Strain indica la fatica accumulata durante il giorno, sia muscolare che cardiovascolare, anche legata allo stress quotidiano, con valori che vanno da 0 a 21 (in logaritmi): indicativamente, nelle giornate in cui non si fanno attività fisiche e si passa molto tempo seduti abbiano notato oscillare a fine giornata valori fra i 4 e i 7, nei giorni in cui si fa ad esempio un’ora di nuoto, due ore di ciclismo o una lunga escursione, si oscilla fra i 14 e i 18. Di base, WHOOP indica uno sforzo leggero da 0 a 9, moderato da 10 a 13, elevato da 14 a 17, massimo da 18 a 21.
Recovery indica invece quanto si è recuperato dagli sforzi precedenti; WHOOP lo indica in percentuali: basso da 0 al 33%, adeguato/medio dal 34 al 66%, sufficiente/buono oltre il 67%. Il principale fattore è ovviamente il sonno, ma non è l’unico. Per fornire all’utente un valore che sia il più possibile indicativo e veritiero, oltre alle ore e alla qualità del sonno, per il recupero WHOOP tiene conto dell’HRV (variabilità della frequenza cardiaca), della frequenza respiratoria e della frequenza cardiaca a riposo.
Rilevamento dei dati
Questi due parametri principali si basano sui dati raccolti da WHOOP: frequenza cardiaca, dati sulla respirazione e sull’ossigenazione del sangue, sonno e temperatura cutanea (differenziazione da un parametro di base). Altrettanto importante è il rilevamento delle attività sportive, automatico, nonostante sia possibile aggiungerne manualmente di nuove o avviarne una per registrarla in tempo reale dall’app. WHOOP, infatti, non rileva automaticamente le sessioni di pesistica, gli allenamenti a corpo libero o altre attività sportive meno dinamiche che, volendo, è possibile tuttavia aggiungere manualmente.
Durante queste settimane di prova WHOOP ha registrato in autonomia sessioni di nuoto, allenamenti in bici da corsa, escursioni montane, riuscendo a rilevare senza problemi questo tipo di attività sportive aerobiche. Sia i tempi che i dati sulla frequenza cardiaca (agganciando per bene il bracciale al polso, seguendo le indicazioni del produttore) abbiamo rilevato essere coerenti, e in linea con quelli del Garmin Vivoactive 5, tenuto sempre al polso opposto per avere un metro di paragone. Con una fascia cardiaca toracica i dati sarebbero senza dubbio più precisi, ma essendo WHOOP un dispositivo pensato per registrare lo sforzo, non per allenarsi “al battito”, è normale che le variazioni siano colte con maggior ritardo, come d’altronde accade con la maggior parte dei cardiofrequenzimetri da polso.
Di un’attività sportiva, WHOOP indica un grafico con l’oscillazione della frequenza cardiaca con le indicazioni sulla frequenza media e massima, la distribuzione nelle classiche 5 zone (non permette di modificarle manualmente, se non indicando la propria frequenza cardiaca massima, peccato), il conteggio delle calorie (basato anch’esso sulla frequenza cardiaca, quindi non precisissimo) e la durata complessiva dell’attività, nulla di più. D’altronde nemmeno serve altro, non è uno sportwatch o un dispositivo con cui tenere traccia degli allenamenti, ma uno strumento che, lo ribadiamo, nasce per dare all’utente gli strumenti necessari per allenarsi e soprattutto stare bene.
Per questo è anche più curata la sfera relativa al sonno. Il monitoraggio si basa su tutti i sensori di WHOOP e sugli algoritmi dedicati con cui stima gli altri dati che fornisce all’utente. Ne risultano le differenziazioni relative alle diverse fasi (REM, sonno profondo e sonno leggero, tempo di veglia), l’efficacia del sonno in percentuale, la frequenza respiratoria e il numero di volte che ci si è svegliati ogni ora, tutti numeri spiegati direttamente nella schermata dedicata con le proprie medie mensili e altre indicazioni utili relative al riposo notturno.
È ancor più complicato valutare con precisione la bontà della rilevazione del sonno. Servirebbero dei dispositivi medici dedicati per confrontare i dati rilevati da WHOOP, dispositivi (molto costosi) che attualmente non abbiamo. Possiamo tuttavia riportare che il bracciale è stato in grado di rilevare quasi sempre tempi e orari relativi, confermando anche le sensazioni provate al risveglio, fra l’altro molto in linea anche con le statistiche sul sonno rilevate dal Garmin Vivoactive 5.
Suggerimenti e stime: il cuore di WHOOP
Comprese le basi (Strain e Recovery) e capito cosa monitora WHOOP, veniamo alla questione più importante. Cosa fare con tutti questi dati e informazioni? Come si utilizzano?
Fin dalla prima configurazione WHOOP invita l’utente a inserire i propri obiettivi e dati chiave. Serviranno poi col tempo ad accordare proprio i suggerimenti e le stime fornite dagli algoritmi di WHOOP, per far sì che dia all’utente informazioni strettamente personalizzate e quindi utili e coerenti con i propri obiettivi. Come anticipato, servono diversi giorni per sbloccare tutte le funzioni e il potenziale di WHOOP, proprio perché è necessario che accumuli una certa quantità di informazioni sull’utente per formare uno storico che faccia da base.
Dopo i primi giorni di utilizzo, WHOOP diventa quindi via via più affidabile nei suggerimenti, che riguardano vari aspetti. Al centro c’è il suggerimento quotidiano che indica un intervallo di Strain (sforzo) entro cui rimanere, valori proporzionali a quanto si è recuperato durante la notte precedente: l’app WHOOP fornisce un valore target, ad esempio 8,9 (leggero) e uno spettro come 6,8 – 11. I colori con cui si riempie l’anello che abbraccia la W posto nella schermata principale, rendono bene l’idea su come gestire la giornata a mo’ di semaforo: verde, giallo e rosso.
A che serve? Ad esempio, un ciclista o un podista che al mattino si sveglia e nota che non ha recuperato abbastanza, saprà gestire meglio l’allenamento regolandosi di conseguenza. Semaforo rosso? Meglio un allenamento blando di recupero attivo o riposo assoluto. Semaforo verde? Segno che si è pronti a sostenere carichi pesanti e a performare. Gli sportivi più smaliziati, ma anche molti atleti professionisti (ad esempio il ciclista campione del mondo su strada Mathieu van der Poel) utilizzano WHOOP proprio per questo: per comprendere meglio come risponde il fisico agli stimoli allenanti e alla fatica accumulata via via, per gestire al meglio le giornate e, più a lungo termine, le settimane e i carichi di lavoro.
Altrettanto importanti i consigli relativi al sonno. Nella schermata dedicata dell’app c’è un numero percentuale che mette a confronto le ore di sonno dell’ultima notte con le ore di sonno necessarie secondo gli algoritmi di WHOOP, calcolate in base ai dati accumulati in precedenza. Rimanere sopra l’85% è l’ideale, ma già oltre il 70% è sufficiente, secondo WHOOP.
Nell’app ci sono una marea di statistiche utili per analizzare il proprio storico, l’efficienza delle notti trascorse e molte altre informazioni relative al sonno, con WHOOP che fornisce inoltre diversi consigli sugli orari di sonno necessari per recuperare da una giornata pesante e per performare in quella seguente. Volendo, direttamente nell’app ci sono tanti approfondimenti con cui migliorare il proprio sonno e comprendere meglio i fattori chiave che contribuiscono nel recupero notturno delle energie. Importante al riguardo anche la percentuale relativa al recupero, strettamente legata alla variabilità della frequenza cardiaca (HRV), indice della prontezza all’allenamento, legata a sua volta a quanto il fisico (e la mente) ha smaltito lo stress accumulato precedentemente.
Correlazioni e piani per fare meglio
Suggerimenti a parte, tutti questi dati accumulati da WHOOP sono utili per comprendere meglio in che modo le variabili in gioco contribuiscono sul sonno, sul recupero e, più in generale, sul proprio stato di salute. Ci sono per questo varie correlazioni e approfondimenti visibili nella sezione Plan dell’app WHOOP, dati con cui capire quanto impattano abitudini di vario tipo: l’ansia eccessiva, il consumo di alcol e di caffeina, l’utilizzo dello smartphone al letto prima di addormentarsi, l’insorgenza di una malattia, i farmaci e altro ancora, parametri da aggiungere manualmente in un diario (Journal) per ottenere le relative correlazioni dopo alcuni giorni/settimane di utilizzo.
Volendo, è possibile anche creare dei piani per ricevere dei consigli più appropriati in base al proprio obiettivo. Per esempio, si può decidere di incrementare lo Strain mantenendo la propria media di sonno, ottenere dei suggerimenti per cercare di aumentare il recupero, o creare un proprio piano personalizzato modificando manualmente i vari parametri chiave, magari per cercare di arrivare pronti il più possibile la domenica di gara.
In caso di dubbi, c’è WHOOP Coach, un chatbot basato su modelli di intelligenza artificiale (ancora in beta) che può dare una mano a capire varie cose su WHOOP e sui parametri chiave che utilizza.
WHOOP serve o basta un Garmin?
Quantificare le sensazioni accumulando dati per fornire suggerimenti utili per il benessere, questo fa WHOOP. Ma non è affatto l’unico a farlo. Sono ormai molti gli smartwatch (sportwatch in particolare) a darci molte informazioni per poter vivere meglio, più sani e più allenati. Gli orologi sportivi, anche di fascia economica, integrano diverse funzioni per monitorare gli allenamenti, lo stress accumulato, il sonno. Soprattutto gli sportwatch Garmin hanno da anni delle funzioni specifiche per gli allenamenti, per gestire i carichi e fornire informazioni utili per comprendere lo stato di forma e le variazioni nel tempo.
Sorge quindi spontanea quella domanda. Basta un Garmin relativamente recente per gestirsi? Per questo durante l’intera prova di WHOOP sull’altro polso è rimasto saldo un Garmin, un Vivoactive 5 per la precisione , cioè un modello di fascia economica che non rientra nemmeno nella ristretta cerchia degli sportwatch e che abbiamo recensito qui mesi fa. Ha tuttavia il necessario per lo scopo: cioè sensori hardware e funzioni software utili per fare un confronto con cui provare a dare qualche risposta (senza pretese di esaustività, s’intende).
Il punto di vista è quello di uno sportivo che si allena 3/4 volte a settimana praticando prevalentemente nuoto, un po’ di ciclismo ed escursioni montane, quindi senza ambizioni agonistiche/amatoriali di alcun tipo se non stare bene ed essere in forma. Chi si allena con più regolarità e criterio, magari seguiti da preparatori e nutrizionisti, potrebbero trovare in WHOOP uno strumento utile per livellare meglio i piani di allenamento, le strategie da adottare e quindi le sessioni stesse.
Ciò detto torniamo alla domanda: basta un Garmin? Una delle funzioni chiave su cui porre l’attenzione è HRV Status, ormai presente su quasi tutti gli smartwatch Garmin che, come intuibile si basa proprio sulla variabilità della frequenza cardiaca (HRV). Una volta accumulate varie registrazioni utili per formare un intervallo di base (baseline), viene fornito un punteggio: nel caso in cui rientra nell’intervallo della baseline significa che il corpo mantiene l’omeostasi, cioè un buon equilibrio biologico, indice di recupero dagli stress accumulati; viceversa, nel caso in cui si discosti di molto, è consigliabile riposare.
Si tratta di un parametro importante e molto utile, soprattutto se affiancato a tutte le statistiche relative al sonno, alla Body Battery (altra metrica chiave dei Garmin per comprendere i livelli di energia residui, variabile in base a sonno e stress accumulati), alla frequenza cardiaca a riposo e sia minima che media. È ad esempio indicativo di scarso recupero se al mattino la frequenza cardiaca media a riposo è elevata o se il punteggio di Body Battery è basso, dati che permettono già di regolarsi abbastanza per gli allenamenti da svolgere, per evitare problemi, infortuni o, più semplicemente, stress eccessivi.
Potrebbe essere abbastanza, anche per gli sportivi smaliziati. Nonostante gli sportwatch Garmin più avanzati integrino anche altre metriche avanzate e funzioni per gestirsi meglio, la quantità di informazioni, e soprattutto di strumenti e suggerimenti utili non è tuttavia paragonabile a WHOOP soprattutto per il sistema di suggerimenti estremamente personalizzabile e personalizzato, che permette di regolarsi con delle stime che abbiamo notato essere molto efficaci già dopo poche settimane di utilizzo.
WHOOP: prezzi e considerazioni
Abbiamo lasciato per ultima la questione prezzi, benché fondamentale, come anticipato. WHOOP si può utilizzare sottoscrivendo un abbonamento mensile (30 euro), o annuale (264 euro, cioè 22 euro al mese); volendo, c’è anche il piano Pro (che include il 20% di sconto sugli accessori originali WHOOP, spedizioni gratuite, regali ogni tre mesi, accesso anticipato alle novità e il badge profilo nell’app), abbonamento solo annuale a 408 euro, ovvero 34 euro al mese. Mensilità o annualità a parte, non ci sono altri costi da sostenere, perché WHOOP include la garanzia a vita e la promessa di ricevere gratuitamente la nuova versione del bracciale. Si può tuttavia provare gratuitamente per 30 giorni.
La spesa è quindi elevata, per molti difficile da giustificare alla luce di quanto riportato, per il fatto cioè che smartwatch e sportwatch possono già essere abbastanza perché ricchi di funzioni per lo sport e il benessere, dispositivi che permettono fra l’altro di fare molte altre cose. Ma Garmin a parte, le funzioni avanzate di WHOOP sono tuttavia ancora una rarità. Chi cerca un dispositivo con cui provare a migliorare il proprio stato di salute, farebbe bene a prenderlo in considerazione, con la consapevolezza di dover sostenere una spesa abbastanza elevata, di doverlo indossare sempre, 24 ore su 24, e di tener conto di difetti quali l’autonomia ridotta, la lentezza della ricarica e l’assenza della lingua italiana, che complica un po’ l’utilizzo di un’app fin troppo ricca di funzioni e informazioni e, di conseguenza, poco chiara soprattutto all’inizio.
Maggiori informazioni su WHOOP e sulla prova gratuita, sono reperibili sul sito web.
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