Dogecoin ha da poche ore preso il posto dell’uccellino azzurro sul logo di Twitter, anche se per ora soltanto sulla versione per il web. In attesa di capire se anche sull’app avverrà prossimamente la stessa cosa, la mossa di Elon Musk ha naturalmente permesso a DOGE di spiccare l’ennesimo volo in termini di prezzo. Nel corso delle ultime 24 ore, infatti, il più celebre dei meme coin ha messo a segno un rialzo intorno al 27% che gli ha permesso di cogliere la settima posizione nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato di CoinMarketCap. Inoltre, ha riportato la criptovaluta cara al fondatore di Tesla all’attenzione generale. Andiamo quindi a vedere più da vicino cos’è Dogecoin e a cosa è dovuta il suo sorprendente successo.

Cos’è Dogecoin: un po’ di storia

Dogecoin è in pratica il progenitore della particolare categoria di criptovalute note come “meme coin”. Il progetto è stato lanciato ad opera di Jackson Palmer e Billy Markus nel 2013. Il primo, australiano, era un ingegnere del software che lavorava presso Adobe, il quale ebbe l’idea di lanciare un meme incentrato sul muso di un cane Shiba Inu, la cui immagine era stata trattata mediante Photoshop, con accluso il seguente tweet: “Sto investendo in Dogecoin, the next big thing”.

Si trattava con tutta evidenza di uno scherzo, che però venne presto reso virale dall’adesione di un gran numero di persone. A quel punto Palmer decise di acquistare il dominio Dogecoin.com e creare una sola pagina, recante appunto il logo della nuova criptovaluta. Il suo invito a seguirlo nell’avventura intrapresa fu subito accolto da Billy Markus, un ingegnere di IBM il quale stava in quel momento lavorando a Bells, una criptovaluta ispirata al videogioco Animal Crossing di Nintendo.

Proprio Bells, in pratica, offrì le basi progettate da Markus, anche in questo caso per scherzo. In particolare, l’offerta totalmente randomizzata delle ricompense a favore di chi offriva la propria potenza di calcolo per il mining. In pratica poteva accadere che un minatore eseguendo i complessi calcoli necessari all’estrazione dei blocchi da aggiungere alla blockchain potesse ricevere un solo token o centinaia di monete virtuali.

In particolare, però, nell’ottica di Palmer e Markus, il Dogecoin avrebbe dovuto permettere una partecipazione più facile al mining, prevedendo una potenza di calcolo molto minore rispetto a Bitcoin. Tanto da configurarsi, in definitiva, alla stregua del Bitcoin del popolo. Una visione quindi estremamente democratica del tutto, dalla quale i due fondatori in pratica non guadagnarono nulla. Prima di minare la nuova criptovaluta, infatti, non fu neanche prevista una fase di pre-mining, dalla quale avrebbero potuto ricavarsi un quantitativo a discrezione di token. Del resto, nella loro visione DOGE doveva essere un semplice scherzo.

La crescita esponenziale di Dogecoin

Lo scherzo creato da Palmer e Markus, però, dimostrò ben presto di essere qualcosa di più. In particolare, il Dogecoin fu presto adottato da un gran numero di utenti di Reddit, i quali iniziarono a dedicargli subreddit senza che peraltro i fondatori facessero nulla per promuoverlo.

Nel gennaio del 2014, finalmente, la vera e propria criptovaluta fece il suo debutto ufficiale sul mercato. Un esordio contrassegnato dall’ennesimo scherzo ideato da quella comunità di fans che si era già radunata intorno al progetto. Lo scherzo fu quello di raccogliere i soldi necessari per inviare due atleti giamaicani alle Olimpiadi invernali di Sochi, per prendere parte alla gara di bob a due.

Per raccogliere il denaro necessario, fu pubblicato l’indirizzo di un wallet, nel quale confluirono in poche ore oltre 25mila dollari di donazioni. La dimostrazione più lampante che Dogecoin aveva sfondato a livello di popolarità e c’erano persone pronte a sostenerlo dal punto di vista finanziario. Tra di essi, però, si fece subito notare colui che avrebbe mutato completamente le sorti del progetto iniziale, ovvero Alex Green, o colui che si presentava sotto questa identità.

Si tratta del fondatore di Moolah, una società che Jackson Palmer additò immediatamente come la PayPal delle criptovalute. Proprio Moolah, infatti, si caratterizzò come il primo exchange globale incentrato su Dogecoin, nel chiaro intento di guadagnare non solo dal suo mining, ma anche dalle sue contrattazioni. Un guadagno che, però, l’azienda perseguì con metodi apertamente illegali, tanto da sfociare nella bancarotta in cui sparirono oltre 300mila dollari racimolati sino ad allora. Nelle successive indagini condotte dalla polizia britannica venne fuori che in realtà Alex Green, il quale era stato nel frattempo arrestato, si chiamava Ryan Kennedy.

La funzione di Elon Musk nella crescita di Dogecoin

Intanto, però, Dogecoin cresceva e a promuoverne la crescita fu soprattutto Elon Musk. Anche lui conquistato dalla vena satirica che permeava il progetto sin dall’inizio non esitò a spendersi per farlo crescere, tanto da definirlo il 4 febbraio del 2021, in un messaggio pubblicato su Twitter, la criptovaluta del popolo.

Un ruolo del resto ampiamente riconosciuto dalla comunità di Dogecoin, in particolare nel corso di un referendum indetto sullo stesso social media per eleggere il CEO ideale del progetto, che vide il fondatore di Tesla primeggiare largamente.

Un ruolo preso sul serio da Musk, naturalmente sempre sul filo della massima ironia, tweet dopo tweet. Un’attività sfociata nel cosiddetto Doge Train, ovvero il convoglio formato dalle celebrità che hanno deciso a loro volta di sostenere il progetto. Tra di loro spiccano in particolare Gene Simmons, ex chitarrista dei Kiss, Mia Khalifa, il dj australiano Alison Wonderland, Ben Philips, noto su Twitter per gli scherzi ai danni del fratello Eliot, o la star di Instagram Joey Knoll.

L’attività di Musk a sostegno di Dogecoin ha però più di una volta sollevato obiezioni da parte di  alcuni investitori. Una contrarietà che è di recente sfociata nelle aule di tribunale, con una causa intentata da un gruppo di essi che chiedono un risarcimento pari a ben 258 miliardi di dollari. I querelanti affermano che il numero uno di Tesla avrebbe deliberatamente fatto crescere il prezzo di DOGE nell’ordine del 36mila% in un paio di anni, per poi lasciarlo crollare.

Proprio quanto sta accadendo nell’aula di tribunale spiega al di là di tante parole la decisione presa da Jackson Palmer e Billy Markus, i quali hanno ormai da tempo abbandonato il progetto, con parole di fuoco. Lo scherzo iniziale, in effetti, si è trasformato in qualcosa di maledettamente serio e più di qualcuno rischia di rovinarsi pensando di giocare.

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