Elon Musk sembra non riuscire a stare lontano dalle luci della ribalta e, soprattutto, dal settore delle criptovalute. I suoi interventi, però, rischiano di costare molto cari ad alcuni incauti pronti a investire il proprio denaro in corrispondenza di ogni sua dichiarazione.

La conferma è arrivata con l’ennesimo tweet scherzoso, in cui l’uomo più ricco del mondo ha affermato di essere in procinto di acquistare il Manchester United, celebre club inglese militante in Premier League e ormai da anni in evidente crisi di risultati. È bastato questo messaggio per spingere un gran numero di investitori ad acquistare Manchester United Fan Token (MUFC), una moneta virtuale praticamente morta, non direttamente correlata alla squadra di calcio.

I movimenti riscontrati intorno al token sono stati talmente forti da far guadagnare il 3000% a MUFC, un vero e proprio scam lanciato nel corso del 2021. Un lancio contrassegnato dalle assicurazioni che il suo possesso conferisse ai detentori la possibilità di influenzare le decisioni del team britannico e seguito a novembre da un airdrop per complessivi 10 miliardi di esemplari. Assicurazioni poi rivelatesi prive di alcun fondamento.

La promessa di donare 10mila token agli utenti che avessero seguito il progetto sui social media ha comunque sortito ben presto i desiderati effetti, permettendo a MUFC di dare vita ad una crescita del suo prezzo tale da portare il valore dell’asset a un dollaro. In seguito, però, la realtà è emersa e Manchester United Fan Token è crollato, vedendo praticamente azzerarsi il proprio valore. Almeno sino a quando Elon Musk non lo ha trasformato in un novello Lazzaro, con uno dei suoi ormai celebri (o famigerati) raid su Twitter.

Il messaggio di Elon Musk fa impennare tutti i titoli legati al Manchester United

Elon Musk ha naturalmente chiarito che il suo messaggio era scherzoso e che non stava acquistando alcuna società sportiva. Ciò non è però bastato ad evitare la vera e propria corsa a qualsiasi titolo legato al Manchester United, con conseguente esplosione delle quotazioni. Non solo le azioni del club, ma anche il titolo di Tezos, che compare tra gli sponsor del club britannico, e il fan token del Manchester City, l’altro club cittadino, hanno osservato il medesimo trend.

La crescita di MUFC, però, sembra costituire un caso a parte. Nel corso delle ore sotto esame, infatti, il token è stato scambiato esclusivamente con altri due asset virtuali, ovvero WBNB e USDT. Secondo i dati rilasciati dal noto exchange decentralizzato PancakeSwap, la liquidità di WBNB/MUFC era di appena 106,84 dollari statunitensi, mentre quella di USDT/MUFC si attestava a 10,18.

Il dato relativo al volume movimentato è invece schizzato a 39mila dollari. Un vero e proprio pump and dump tale da suggerire l’ipotesi che le operazioni siano state condotte in maniera coordinata da un piccolo gruppo di investitori al dettaglio. Resta ora da capire quanti altri abbiano abboccato all’amo lanciato e perderanno ora i propri soldi, considerato come le previsioni siano per un nuovo azzeramento del prezzo di MUFC.

Il discutibile comportamento di Elon Musk

Elon Musk è ormai solito giocare con i suoi tweet. Il problema è che a volte i suoi intenti ironici non vengono colti dagli interlocutori, come è accaduto in questa occasione. Le conseguenze dei suoi messaggi sui mercati sono talmente evidenti che un trader inglese ha addirittura deciso di varare un bot basato su un input ben preciso: acquistare Bitcoin ogni volta che il fondatore e CEO di Tesla fa una dichiarazione sull’icona crypto.

I messaggi in questione, però, più di una volta hanno spinto le autorità di controllo dei mercati ad indagare su di lui. Come è accaduto nel 2018, quando Musk affermò di essere in possesso della liquidità necessaria per acquistare il flottante di Tesla e portare l’azienda fuori dalla Borsa. Era però uno scherzo, grazie al quale l’azienda vide salire in maniera significativa il titolo.

Così come uno scherzo era il messaggio affidato sempre a Twitter sul fallimento di Tesla. Una beffa non compresa da alcuni media pronti a rilanciare la notizia senza verificare, per non perdere l’attimo. L’intento scherzoso, però, non deve aver fatto ridere molto la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, la quale ha inaugurato indagini tese a far luce sulla vicenda.

Indagini che, però, non hanno portato conseguenze di alcun tipo per Elon Musk, un risultato che non deve essere piaciuto eccessivamente a Magda Wierzycka, CEO della società fintech Sygnia, la quale non si era mostrata in alcun modo reticente nell’accusarlo di pump and dump su Bitcoin, dopo l’acquisto da parte di Tesla di un quantitativo di token pari a 1,5 miliardi di dollari, all’inizio del 2021.

Era stata proprio lei a ricordare che in seguito l’azienda aveva provveduto a vendere gran parte del quantitativo in suo possesso una volta che il prezzo aveva raggiunto il suo apice. Una mossa che aveva comportato il crollo delle quotazioni non solo di BTC, ma dell’intero settore crypto. Ravvisare una vera e propria accusa di turbativa dei mercati nelle parole della Wierzycka non rappresenta quindi un’impresa.

Elon Musk e le accuse di Anonymous

Non meno duri nei confronti di Elon Musk sono poi stati gli attivisti di Anonymous, i quali non hanno esitato ad accusare il miliardario di origini sudafricane di giocare letteralmente con la vita dei piccoli investitori in asset virtuali. L’accusa è contenuta in un videomessaggio diffuso dal gruppo nel giugno del 2021, in cui si affermava anche che la promozione del Bitcoin Mining Councyl da parte del numero uno di Tesla non rispondeva all’esigenza di dare vita ad un mining ecosostenibile, bensì alla voglia di controllare il settore.

Anche secondo l’ormai celebre gruppo di cyber-attivisti Musk sarebbe palesemente protagonista di turbativa dei mercati. Ad essere messo sotto accusa in quel messaggio era soprattutto il Doge Train, ovvero il trenino composto da personalità di spicco il quale si è incaricato da tempo di promuovere le fortune di Dogecoin. Un trenino estremamente pericoloso per i piccoli investitori, alla luce della clamorosa volatilità del meme-coin.

Pratiche talmente smaccate e controverse da spingere Anonymous ad accusare Musk di aver fondato la sua fortuna su pratiche sin troppo disinvolte e pericolose. Tra di esse occorre ricordare in particolare, secondo l’organizzazione:

  • le condizioni di lavoro all’interno degli stabilimenti Tesla, portate all’eccesso per aumentare a dismisura i profitti aziendali, denunciate anche dall’Observer;
  • l’impiego di forza lavoro minorile nelle miniere ove viene estratto il litio necessario per alimentare le batterie destinate alle auto elettriche, su cui Tesla non vigila.

La chiusa di Anonymous è quindi del tutto conseguente al discorso sviluppato: Elon Musk sarebbe soltanto un miliardario annoiato al quale importa esclusivamente cercare un brivido, senza prendere in considerazione fattori come la possibile rovina dei piccoli trader o le condizioni di chi lavora. Un giudizio il quale va quindi ben oltre le possibili implicazioni giudiziarie dei suoi atti.

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