Molti utenti di Amazon posseggono criptovalute che sperano prima o poi di poter utilizzare per acquistare presso il gigante del commercio elettronico. Una speranza del tutto logica, ma la quale per ora è destinata a restare tale.

A fare chiarezza in tal senso è stato il CEO Andy Jassy, secondo il quale l’azienda ancora non sarebbe pronta per questo genere di transazioni. Un’affermazione la quale, però, non deve essere indicata alla stregua di una vera e propria chiusura nei confronti dell’innovazione finanziaria. Nessuno, infatti, può dire al momento che Amazon non stia lavorando per aggiungere questa opportunità ai suoi utenti.

Anche perché lo stesso amministratore delegato, nel recente passato, aveva ammesso che il colosso di Atlanta sta lavorando sui Non Fungible Token (NFT). In pratica, Amazon è comunque avviato sulla strada delle criptovalute e, in un’ottica di questo genere, sembra difficile che si voglia precludere un’opportunità come quella relativa ai pagamenti digitali. L’unica cosa da capire è quando questo intento si tradurrà in vera e propria operatività.

La lettera agli azionisti

Le dichiarazioni di Jassy sono state contenute all’interno della lettera che il nuovo CEO di Amazon ha dedicato agli azionisti, la prima da quando ha assunto la carica. Una comunicazione la quale potrebbe essere indicata come una vera e propria delusione per i cryptofans, soprattutto alla luce delle sue recenti dichiarazioni sugli asset virtuali.

Secondo Jassy, infatti, le criptovalute sono destinate a ritagliarsi una posizione sempre più centrale nel nuovo ordine monetario. Lo ha affermato nel corso di una recente intervista concessa alla CNBC, a Andrew Ross Sorkin, nel corso della quale ha comunque precisato di non essere al momento possessore di Bitcoin o altro token.

Nella stessa intervista, andata in onda all’interno di “Squawk Box”, ha comunque voluto porre un forte accento sulla crescita degli NFT, la cui crescita nel corso degli ultimi 12 mesi è stata assolutamente dirompente, ovvero pari al 21mila% rispetto all’anno precedente (!), attestando il dato complessivo del fatturato a quota 17,6 miliardi di dollari.

Un dato il quale evidentemente non è sfuggito al gruppo dirigente dell’azienda fondata da Jeff Bezos. Non stupisce quindi eccessivamente che Amazon guardi con grande interesse ad un mercato che potrebbe continuare a crescere con grande vigore nei prossimi anni.

Amazon e criptovalute: cosa potrebbe accadere ora?

La delusione destata dalle parole di Jassy nel settore crypto sembra più che altro una reazione di pelle derivante dalle aspettative suscitate non solo dalle sue precedenti dichiarazioni, ma anche da una novità balzata agli onori delle cronache qualche mese fa.

Il riferimento è alla ricerca di un esperto in crittografia da parte del gruppo statunitense, tale da far presagire l’esistenza di grandi piani in tema di innovazione finanziaria. L’annuncio in questione recitava infatti: “Si tratta di fare leva sulle proprie capacità in blockchain, distributed ledger, valute digitale di Banca centrale e criptovalute per sviluppare le competenze che dovranno essere richieste. Si lavorerà in stretto contatto con i diversi team di Amazon, compreso Aws”.

Piani che però non sono mai stati annunciati dall’azienda, forse posticipati anche a causa di una serie di problemi emersi nel corso delle ultime settimane. In particolare quelli derivanti dall’aumento dei costi di trasporto, schizzati in alto soprattutto a causa dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, ma non solo.

Difficoltà che vanno peraltro ad aggiungersi all’apertura di un nuovo fronte di guerra con la Securities and Exchange Commission (SEC). È stato il Wall Street Journal a riferire sarebbe stata avviata una indagine nei suoi confronti motivata dall’utilizzo improprio che l’azienda fa dei dati dei venditori di terze parti.

Secondo le accuse, infatti, Amazon utilizzerebbe tali informazioni, cui ha accesso esclusivo, al fine di copiare i prodotti più venduti sulla sua piattaforma in maniera tale da proporli mediante i suoi brand (Amazon Basics, Elements, Wag e altri) a prezzi più concorrenziali rispetto a quelli di un qualsiasi produttore terzo.

In una situazione così indefinita, non dovrebbe stupire eccessivamente l’atteggiamento attendista assunto sul tema dei pagamenti in criptovaluta. Un attendismo che, però, potrebbe essere spazzato via dall’attivismo della concorrenza.

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