Negli ultimi mesi diversi utenti hanno notato come il Kindle Store stia mostrando un fenomeno tanto curioso quanto fastidioso: titoli di libri interminabili, infarciti di parole chiave, paragoni e riferimenti generici ai generi letterari più popolari. Un’estetica, se così vogliamo chiamarla, che ricorda più un’inserzione e-commerce che la vetrina del più grande negozio digitale di libri al mondo.
Una situazione che non è passata inosservata ai lettori, un thread su Reddit è infatti diventato rapidamente virale, sintetizzando perfettamente il malcontento; un utente ha pubblicato un’immagine decisamente eloquente, aggiungendo una semplice richiesta: “Vorrei che Amazon la smettesse di fare questo con gli elenchi dei libri“. Da lì, si è scatenata la discussione.
Titoli sempre più lunghi e pieni di parole chiave nel Kindle Store
Per comprendere il fenomeno è necessario fare un passo indietro: Amazon basa la visibilità dei libri pubblicati, soprattutto quelli indipendenti o di piccole case editrici, su un sistema che dà un peso enorme alle parole chiave. In pratica, ogni elemento del titolo diventa uno spazio strategico, una sorta di campo di battaglia dove gli autori competono per conquistare l’algoritmo.
Il risultato è che i libri si presentano con titoli a dir poco strani, sequenze di parole che più che evocare un’atmosfera ricordano la barra di ricerca di Google dopo un brainstorming particolarmente frenetico.
Alcuni utenti del thread hanno sottolineato molto chiaramente la questione: “Gli autori indipendenti devono sfidare l’algoritmo di Amazon, non hanno i soldi o la portata degli editori“; il che, tradotto, significa che non è una scelta creativa, ma sopravvivenza editoriale.

Se per gli autori si tratta di una necessità, per i lettori il risultato è un’esperienza che spesso cade nell’assurdo, titoli simili tra loro, poco leggibili, lunghi al punto da sembrare quasi sospetti. Molti utenti Kindle hanno ammesso di ignorare automaticamente i libri con titoli troppo ottimizzati, perché temono (non senza ragione) che dietro ci sia una scrittura mediocre, un editing insufficiente, contenuti generati dall’IA e trame poco curate.
Si tratta di una sorta di riflesso condizionato, se un titolo sembra un elenco SEO, tanti penseranno che anche il libro lo sia. A ben vedere, è la struttura stessa di Amazon a promuovere questo comportamento, come ricordato nel thread se un titolo pulito viene sepolto a uno pieno di keyword viene spinto in alto, allora è ovvio che gli autori si adeguino.
Gli utenti, ancora una volta, hanno mostrato una certa lucidità nell’individuare possibili rimedi, il più citato nella discussione è tanto semplice quanto ragionevole: migliorare gli strumenti di tagging interni al Kindle Store, così da evitare che l’intero peso della visibilità ricada sul titolo.
In pratica, secondo gli utenti, basterebbero un sistema di metadati più completo, linee guida più rigorose per i titoli e maggiore chiarezza su come l’algoritmo valuta i contenuti per risolvere larga parte del problema.



La sensazione generale è che lo store dei Kindle stia diventando un labirinto di titoli ottimizzati per la SEO, una sorta di muro di suoni digitali dove riconoscere libri realmente interessanti richiede più tempo del necessario.
Mentre gli autori cercano solamente di mantenere la testa fuori dall’acqua, i lettori si ritrovano con un’esperienza meno piacevole e più confusionaria, qualcosa che non si addice alla più grande libreria digitale del mondo.
Difficile prevedere se Amazon interverrà a breve, non c’è nulla del resto che lo lasci intendere, ma la community è unanime: finché l’algoritmo premierà solo questo tipo di titoli, le keyword continueranno a riempire i risultati e i lettori continueranno a chiedersi dove sia finita quella magia per cui un tempo bastava il titolo di un libro per fare scattare la curiosità.
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