Dagli Stati Uniti arriva una nuova brutta gatta da pelare per Apple, che ha dovuto prendere atto del fallimento del tentativo di bloccare una pericolosa class action.

Al centro della controversia nella quale il colosso di Cupertino si è trovato invischiato vi è Apple AirTag, dispositivo che è stato riconosciuto come un oggetto particolarmente pericoloso per la privacy, spesso usato da stalker per tenere sotto controllo le loro vittime.

Apple AirTag usati a volte in modo improprio

Un giudice della California ha ritenuto fondate le accuse mosse da alcuni querelanti nei confronti del colosso statunitense, accusato in particolare di essere responsabile per la scarsa sicurezza garantita da Apple AirTag.

In pratica, il produttore è stato accusato di avere introdotto gli AirTag sul mercato con garanzie insufficienti per vietarne l’uso a fini impropri, come ad esempio per lo stalking.

Nelle scorse ore il giudice Vince Chhabria ha deciso che la causa può andare avanti e ciò anche se Apple ha provato in tutti i modi a bloccarla.

Il giudice ha precisato che Apple potrebbe in definitiva anche avere ragione nel momento in cui sostiene che la legge della California non le imponeva di fare di più per diminuire la capacità degli stalker di utilizzare gli AirTag in modo scorretto ma non è questa la fase in cui bisogna valutare tale aspetto e prendere una decisione al riguardo.

Apple ci ha tenuto a condannare nel modo più fermo possibile qualsiasi uso improprio dei suoi prodotti, ricordando che l’azienda assiste volentieri le forze dell’ordine nelle indagini sulle denunce di tracciamento indesiderato.

Inoltre il colosso di Cupertino è stato il primo produttore di dispositivi di tracciamento Bluetooth a implementare in modo proattivo funzionalità volte a mitigare il tracciamento indesiderato nei suoi device (come quelle lanciate a inizio 2022).

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