È di oggi la notizia dell’istituzione di una sorta di cashback per pochi eletti, pari a 5.500 euro. Servirà ai deputati per soddisfare le “esigenze individuali e l’aggiornamento tecnologico”: questo è quel che si legge nella determina relativa firmata giovedì scorso, il 24 novembre, la vigilia del Black Friday di quest’anno.
Sorprende, più che altro per le modalità, ma non è proprio una novità visto che anche nella scorsa legislatura i questori confermarono un simile bonus tecnologia, ma d’importo parecchio inferiore: 2.500 euro ciascuno; era meno della metà dunque.
Un maxi bonus di 5.500 euro per deputati più aggiornati
A pochi giorni di distanza dal ritorno alle origini legato all’annullamento dell’obbligo per i commercianti di accettare pagamenti tramite POS sotto i 30 euro, il limite minimo è salito a 60, nonostante l’Unione Europea stia complicando un po’ le cose per ovvi motivi.
In attesa dell’ufficialità, che a questo punto pare sia questione di ore, è salita agli onori della cronaca nazionale un’altra questione altrettanto calda, quella relativa al “bonus tecnologia“. Considerata l’entità anticipata, che con tutta la buona volontà è difficile da giustificare coi recenti rincari dei prodotti tech, le polemiche non sono tardate ad arrivare perché doverose.
Comunque, le firme sono di tre deputati: Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia, Alessandro Manuel Benvenuto della Lega e Filippo Scerra del Movimento 5 Stelle. L’elenco dei beni rimborsabili (perché si tratta pur sempre di un bonus sotto forma di cashback) copre un po’ di tutto: notebook, smartphone, tablet, cuffie come le AirPods di Apple, monitor fino a 34 pollici, eccetera.
Di vincoli non c’è traccia nel testo della determina del 24 novembre suddetta. Non ci sono neppure le penali che riguardavano il precedente bonus del 2018, quando erano previste delle trattenute qualora un parlamentare non partecipasse ad almeno la metà delle sedute in Aula e non presentasse almeno l’80% degli atti ispettivi e delle proposte di legge in formato elettronico (l’idea era sprecare meno carta).
E chi controlla? È una questione tutta interna: il vaglio è affidato ai deputati, che provvedono a certificare gli scontrini degli altri deputati prima di procedere con l’emissione del rimborso.
Ergo, buon per i 400 privilegiati di Montecitorio, che nonostante i proclami, possono godersi un altro privilegio in più.
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