In occasione della divulgazione degli utili del terzo trimestre 2022, Daniel Ek, CEO di Spotify, ha colto l’occasione per parlare di possibili aumenti al canone di abbonamento al proprio servizio streaming negli Stati Uniti, come risposta ai recenti aumenti messi in atto dalle concorrenti Apple Music e YouTube.

Nel frattempo, Spotify si è schierata pesantemente (ancora una volta) contro Apple, rea di comportamento anti-concorrenziale su tutta la linea: il nuovo terreno di scontro, in questo caso, è il mercato degli audiolibri.

Spotify divulga le performance finanziarie del terzo trimestre 2022

Nella serata di ieri, Spotify ha annunciato i risultati finanziari del terzo trimestre 2022: le aspettative dell’azienda sono state superate.

Il servizio streaming ha registrato 456 milioni di utenti attivi mensili, un dato in aumento del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e ben più alto di quanto previsto dall’azienda. Gli utenti paganti, ovvero gli abbonati, sono cresciuti del 13% arrivando a 195 milioni: l’aumento è trainato dalle promozioni e dai piani familiari; anche in questo caso, il dato è ben più alto delle previsioni.

Il flusso di cassa disponibile (ovvero ciò che rimane all’azienda dopo aver sottratto le spese in conto capitale), un parametro tenuto in forte considerazione dagli investitori, è stato di 35 milioni di euro, in calo rispetto ai 99 milioni di euro registrati nello stesso periodo dell’anno precedente e ai 37 milioni di euro del trimestre precedente.

Spotify Risultati Q3 2022

Spotify ha registrato una perdita di 194 milioni di euro (pari a 0,99 euro per azione), rispetto ad una perdita di 80 milioni di euro registrata lo scorso anno: la strategia della società, tuttavia, è chiara e prevede di dare priorità agli investimenti piuttosto che ai profitti, con l’obiettivo di attirare sempre più nuovi utenti in tutto il mondo ed espandere il proprio catalogo con altre tipologie di prodotto. A tal proposito Spotify, ha recentemente acquisito Findaway e Wordle Heardle: le due acquisizioni, avrebbero influenzato i dati finanziari dell’azienda.

Infine l’azienda, che ha affermato di avere 4,7 milioni di podcast disponibili (in aumento rispetto ai 4,4 milioni del trimestre precedente) con pubblico in aumento, ha dichiarato i dati attesi per il quarto e ultimo trimestre del 2022: 479 milioni di utenti attivi, 202 milioni di abbonati premium e un fatturato da ben 3,2 miliardi di euro.

Spotify aumenterà i prezzi degli abbonamenti a partire dal 2023

Nella serata di martedì, a corredo della divulgazione dei risultati finanziari del terzo trimestre 2022, Daniel Ek, ovvero il CEO di Spotify, ha esternato la volontà di aumentare il prezzo degli abbonamenti al proprio servizio streaming per gli utenti statunitensi, tramite un’intervista rilasciata al Wall Street Journal.

A differenza di quanto fatto su altri mercati, in cui Spotify ha aumentato i prezzi senza perdere utenti, il prezzo degli abbonamenti negli Stati Uniti è rimasto invariato sin dal lancio del servizio, avvenuto nel lontano 2011: 9,99 dollari al mese per il piano premium individuale e 15,99 dollari al mese per il piano premium famiglia.

A spingere Ek e soci verso questa possibilità ci avrebbero pensato i servizi di streaming concorrenti, che hanno recentemente alzato i prezzi dei loro abbonamenti negli Stati Uniti:

  • Apple ha incrementato il costo di Apple Music; il piano individuale è passato da 9,99 dollari a 10,99 dollari al mese e il piano famiglia è passato da 14,99 dollari a 16,99 dollari al mese (e gli aumenti sono già effettivi anche in Italia)
  • Google ha incrementato il canone di YouTube Premium del solo piano famiglia, passando da 17,99 dollari a 22,99 dollari al mese (e in alcuni mercati gli aumenti sono stati molto più pesanti).

Su questa scia, Spotify dovrebbe dunque adeguare il proprio listino prezzi statunitense a partire dal 2023, anche se allo stato attuale non abbiamo indicazioni su quali potrebbero essere i nuovi prezzi (anche se è facile ipotizzare un adeguamento molto simile a quello messo in atto dal colosso di Cupertino). C’è, tuttavia, il rischio concreto che presto il canone possa aumentare anche in altri mercati, come quello italiano.

Qualche settimana fa sono inoltre trapelate indiscrezioni circa l’arrivo imminente del nuovo piano Spotify Platinum, la realizzazione dell’opzione Spotify Hi-Fi annunciata dall’azienda nel febbraio 2021 ma mai (finora) messa in campo. Il nuovo piano sarà caratterizzato da una qualità audio superiore, senza perdita di qualità (streaming lossless), e da un prezzo decisamente più elevato, che potrebbe alzare l’asticella al di sopra dei 20 dollari al mese, specie alla luce degli aumenti di prezzo che si concretizzeranno nel 2023.

Nuovo capitolo della guerra Spotify-Apple: stavolta sugli audiolibri

Tralasciando i discorsi sul possibile aumento dei prezzi, prosegue la guerra tra Spotify e Apple sulle politiche anticoncorrenziali: al già noto terreno di gioco riguardante lo streaming musical, adesso si aggiunge un nuovo terreno di gioco, ovvero il mercato degli audiolibri.

Spotify ha annunciato l’introduzione a catalogo degli audiolibri (solo negli Stati Uniti) lo scorso 20 settembre, avviando un nuovo capitolo per l’azienda. Tuttavia, pare che l’introduzione di questa nuova tipologia di prodotto non si stia rivelando una passeggiata.

Stando a quanto riportato dal Business Insider, Apple avrebbe già rifiutato per ben tre volte in un mese l’app di Spotify sull’App Store, sostenendo che la funzione degli audiolibri infranga le regole sugli sviluppatori di app e fornendo al servizio una guida su come risolvere il problema. In risposta, Daniel Ek si è affidato a Twitter per accusare Apple di mettere i concorrenti in posizione di svantaggio.

Nel tweet (al quale ha risposto Elon Musk, sottolineando come l’approccio di Apple sia “preoccupante”), il CEO rimanda ad un articolo del New York Times che racconta come Spotify voglia entrare nel mercato degli audiolibri ma dice che Apple è d’intralcio. A tal proposito, la stessa Spotify si è affidata ad un comunicato stampa piuttosto forte nel quale viene puntato il dito contro il comportamento anticoncorrenziale di Apple, accusata di danneggiare tutti, inclusi ascoltatori, editori e gli autori di audiolibri.

All’interno del comunicato stampa, che riprende il suddetto articolo del New York Times, vengono riportate le parole pronunciate direttamente da Daniel Ek:

Quasi quattro anni. È quanto tempo è passato da quando Spotify ha presentato una denuncia contro Apple alla Commissione europea e stiamo ancora aspettando una decisione. E mentre aspettiamo, Apple continua a dettare l’aspetto dell’innovazione online, danneggiando gravemente l’economia di Internet, soffocando la concorrenza e l’immaginazione degli sviluppatori di app. In assenza dell’intervento del governo, in Europa, negli Stati Uniti o in qualsiasi altro mercato nel mondo, Apple ha dimostrato più volte che non si autoregola e non ha alcun reale incentivo al cambiamento. Con il lancio degli audiolibri, Apple ha dimostrato ancora una volta quanto sia sfacciata con le regole dell’App Store, spostando costantemente i paletti per svantaggiare i suoi concorrenti.

Nel comunicato stampa, infine, l’azienda sottolinea come questo problema abbia implicazioni di vasta portata che vanno ben oltre Spotify, ma che riguardano piccole realtà, realtà appena nate e quelle che sono ancora un’idea. Solo il tempo ci dirà come si svilupperà questa vicenda.

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