Anche eBay ha deciso di lanciarsi nel settore degli NFT. Nel farlo ha optato per una tematica estremamente popolare negli Stati Uniti, quella rappresentata dall’hockey su ghiaccio. Sarà infatti Wayne Douglas Gretzky, una delle maggiori leggende di questa disciplina sportiva, a fare da oggetto per la collezione che segna l’entrata del gigante del commercio elettronico nell’universo dei Non Fungible Token.

Ad affiancare il secondo marketplace a livello globale sarà OneOf, piattaforma in grado di supportare NFT su più blockchain ad alta efficienza energetica, con il preciso intento di riuscire a creare esperienze sostenibili da un punto di vista ambientale. Una scelta la quale dimostra come eBay non abbia intenzione di tralasciare nulla neanche dal punto di vista dell’immagine, in un momento in cui gli asset virtuali si trovano sotto accusa da parte di molti ecologisti.

L’altra direttrice su cui si muove il gigante del commercio elettronico è pero l’estrema convenienza dei prezzi praticati, che andranno da 10 a 1500 dollari. Una scelta la quale potrebbe allargare in modo estremamente significativo la base di utenti e aprire nuove prospettive ad un settore che, dopo un avvio in pompa magna, sembra ora faticare non poco.

Gli NFT di eBay su Wayne Gretzky potrebbero essere solo la prima tappa

Il primo NFT di eBay riguarderà una copertina di Sports Illustrated, la più famosa rivista sportiva statunitense, su The Great One, ancora oggi considerato all’unanimità il più grande giocatore che abbia pattinato sui campi della National Hockey League (NHL), di cui è il maggiore marcatore di ogni epoca, con 2857 segnature ottenute in 15 anni di carriera all’interno della più importante lega professionistica di questa disciplina sportiva.

A questo primo esemplare se ne aggiungeranno poi altri in cui il fuoriclasse canadese, nato a Brantford nel 1961, viene ritratto nel corso di alcune azioni di gioco. In totale saranno 13 gli esemplari che comporranno la collezione, suddivisi in quattro categoria: green, gold, platinum e diamond. La cosa interessante è proprio quella relativa al livello di base, in cui gli NFT saranno venduti al prezzo di 10 dollari. Una scelta che risponde ad una strategia ben precisa: democratizzare al massimo il settore, permettendo anche alle classi popolari di avere accesso ad un settore il quale, del resto, è sorto proprio per dare vita ad un nuovo ordine finanziario.

In tal modo, eBay e OneOf potrebbero non solo rendere più redditizio il sistema, allargandone la potenziale platea, ma anche farne qualcosa di facilmente comprensibile, a differenza di quanto accade oggi con piattaforme come OpenSea e Binance le quali, pur proponendosi di allargare la propria clientela, restano difficilmente comprensibili a livello tecnico per chi non abbia sufficienti competenze di carattere tecnologico.

A proposito di OneOf

Come abbiamo già ricordato, OneOf si propone di coniare NFT in maniera assolutamente sostenibile per l’ambiente. Secondo i dati rivelati dall’azienda, la sua piattaforma consuma un quantitativo di energia sino a 2 milioni di volte inferiore a quello necessario per le reti che girano sull’algoritmo Proof-of-Work (PoW). Inoltre i suoi utenti non pagano nulla sotto forma di commissioni per l’utilizzo del gas necessario per le transazioni. Una serie di caratteristiche tali da farne un partner eccellente per chi sia intenzionato a varare token non fungibili.

La decisione di eBay non rappresenta comunque un fulmine a ciel sereno. Già nel corso dello scorso anno l’azienda aveva affermato la sua intenzione di aprirsi al più presto al settore degli NFT. Una decisione presa del resto negli ultimi tempi da altri giganti del web, a partire da Spotify, che ha da poco annunciato lo sviluppo di una nuova funzionalità la quale consentirebbe agli artisti di promuovere questi token sui propri profili.

A fare la differenza, in questo caso, è proprio l’intenzione che è alla base del progetto, ovvero quella di portare il mercato a prezzi tali da renderlo accessibile a chiunque. Una scommessa la quale potrebbe rimediare ai primi segnali di crisi provenienti da più parti, tali da indurre il Wall Street Journal a proclamare il vero e proprio crollo del settore. Una tesi smentita con forza da alcuni, ma la quale non sembra del tutto priva di fondamento.

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