Sono già più di 300mila gli iscritti a Horizon, la nuova piattaforma di realtà virtuale di Meta che rappresenta il primo passo del social media in direzione del metaverso. Nel numero comunicato dal gruppo sono compresi gli utenti registrati ad Horizon Worlds e Venues, ma non quelli di Worksrooms.

Lanciata su Oculus Quest 2 all’inizio di dicembre in Canada e negli Stati Uniti, dal suo rilascio ha dato vita ad una accelerazione molto violenta. Confermata da Chris Cox, Chief Product Officer di Meta nel corso di un incontro con i dipendenti, il quale ha precisato che la base di utenti mensili è cresciuta di 10 volte nell’arco temporale trascorso.

Una notizia da considerare in effetti molto positiva, in un momento in cui per Meta le cose non sembrano andare nel senso sperato al momento dell’annuncio del cambio di nome da parte di Facebook.

Cos’è Horizon?

Horizon non è al momento un metaverso unico, ma il risultato di tre applicazioni indipendenti, Horizon World, Venues e Worksrooms. Se il primo rappresenta l’ambiente in cui è possibile creare ambienti di realtà virtuale liberamente esplorabili, Venues è stato concepito per la visione di eventi live, mentre Worksrooms è lo spazio in VR che mette a contatto le varie squadre.

La prima a fare il proprio debutto è stata Worlds, disponibile esclusivamente su invito, in forma di beta privata, cui era stato affidato il compito di permettere agli sviluppatori di testare gli strumenti per la creazione di edifici e mondi.

Come accade in videogame molto popolari come Minecraft e Roblox, Worlds consente la costruzione di ambienti personalizzati in cui è possibile incontrare amici e sfidarli a giocare, per mezzo di avatar a mezzo busto.

Sinora sono più di 10mila i mondi separati presenti all’interno di Horizon Worlds, dato che rappresenta la metà del numero di membri del gruppo privato dedicato agli sviluppatori su Facebook, il quale vanta oltre 20mila membri.

Non è tutto oro quello che riluce

Le notizie su Horizon vanno a mitigare, per quanto possibile, quelle provenienti da Meta. La compagnia che racchiude Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus, ha infatti collezionato ben 500 miliardi di perdite da agosto. Ovvero da quando è stato annunciato in pompa magna il cambio di nome.

A riportare la notizia è stato il New York Magazine, aggiungendo che per effetto di questa performance Meta è uscita dalla Top Ten delle aziende per capitalizzazione di mercato. Se, infatti, prima era al sesto posto, ora è stata superata non solo da due società di fabbricazione di chip, ma anche da Berkshire Hathaway (la società di Warren Buffet) e Tencent.

Tra i motivi alla base di quella che è additata alla stregua di una rotta disastrosa ci sarebbero in particolare le complicazioni provocate da Apple al sistema basato su tracking delle pubblicità di Facebook.

Nel corso degli ultimi mesi, infatti, il gruppo guidato da Tim Cook ha affinato i sistemi di privacy di iOS e MacOS, permettendo agli utenti di bloccare i tracker del social media, impedendo in tal modo di tracciare i loro dati personali. Una decisione che potrebbe presto essere presa anche da Google.

Si prospettano quindi ulteriori difficoltà per Mark Zuckerberg, già alle prese con il fallimento di Diem e le ricadute degli scandali relativi alla gestione opaca dei dati degli utenti. Questioni le quali hanno peraltro allargato il solco già esistente con il potere politico, ove il fastidio per le smisurate ambizioni di Meta è del tutto evidente.

Lo spauracchio Google

Proprio Google potrebbe rivelarsi letale per Facebook. Secondo le indiscrezioni, infatti, sarebbe in atto la vera e propria fuga degli inserzionisti in direzione del gruppo di Mountain View. Motivata dal fatto che il social media non sarebbe più in grado di assicurare elevate remunerazioni alle inserzioni pubblicitarie.

Altra spina nel fianco per Zuckerberg, è poi rappresentata dalla spietata concorrenza di altri social network, a partire da TikTok. Naturalmente, Zuckerberg ha a disposizione risorse adeguate per poter invertire la rotta.

La sua visione del futuro, però, potrebbe rivelarsi non abbastanza intrigante per gli utenti più giovani, i quali non sembrano mostrare l’interesse preventivato per il Metaverso. Ove questo orientamento fosse confermato, si potrebbe presto sgonfiare l’enfasi con cui era stato accolto l’annuncio sul cambio di nome di Facebook.

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