Ormai è ufficiale: Xiaomi ha messo una data sul calendario per il suo ingresso nel mercato automobilistico europeo. Il colosso cinese, noto principalmente per i suoi smartphone dal rapporto qualità-prezzo quasi imbattibile, ha annunciato che inizierà a vendere le sue auto elettriche nel Vecchio Continente entro i prossimi due anni, con il 2027 come orizzonte temporale.

La notizia, confermata dallo stesso presidente dell’azienda William Lu durante una recente conferenza stampa, segna un passo in avanti cruciale nella strategia di espansione globale di un’azienda che, in pochissimo tempo, è passata dall’elettronica di consumo a diventare uno dei produttori di auto più chiacchierati al mondo, quantomeno negli ultimi mesi.

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Dalla Cina all’Europa: Xiaomi SU7 e YU7 pronte al debutto

Xiaomi non è un nome nuovo per i consumatori europei, ma vederlo competere nel settore automotive apre scenari del tutto inediti. L’azienda, che ha lanciato la sua prima auto, la berlina SU7, solo nel 2023, ha già dimostrato una crescita fulminea nel mercato interno. Con il secondo modello, il SUV YU7, appena arrivato nelle concessionarie cinesi, Xiaomi Auto ha consegnato oltre 80.000 veicoli solo nell’ultimo trimestre, registrando un incremento annuo di quasi il 200%. Un successo travolgente che ha spinto il management a pianificare lo sbarco internazionale, con l’Europa come primo, ambizioso obiettivo.

Al centro della strategia europea ci saranno, con ogni probabilità, i due modelli che stanno facendo faville in Cina. La Xiaomi SU7 è una berlina di quasi 5 metri che, per design e performance, è stata sviluppata prendendo come riferimento diretto mostri sacri come la Porsche Taycan e la Tesla Model S. Nella sua versione di punta, la SU7 vanta una potenza di 664 CV e un’autonomia dichiarata che sfiora i 500 miglia (circa 800 km), sebbene calcolata con il generoso ciclo di omologazione cinese (CLTC).

Ancor più recente è Xiaomi YU7, un SUV che ha raccolto circa 240.000 ordini in sole 18 ore dal suo lancio a giugno, grazie anche a un prezzo di partenza in Cina equivalente a circa 30.000 euro. Questo modello promette un’autonomia ancora maggiore, fino a 519 miglia (oltre 830 km) per carica, sempre secondo gli standard CLTC.

Entrambi i veicoli sono disponibili con diverse configurazioni di motore (singolo posteriore o doppio per la trazione integrale) e varie dimensioni di batteria, anche se è molto probabile che per l’Europa Xiaomi opti per una gamma più snella e mirata, almeno in una fase iniziale.

Va sottolineato come il posizionamento in Europa sarà probabilmente diverso da quello cinese. Se in patria il prezzo aggressivo è stato una leva fondamentale, qui da noi le auto Xiaomi punteranno più esplicitamente alla fascia premium del mercato. La tecnologia avanzata, le prestazioni elevate e un design curato sono le carte che il brand intende giocare per conquistare i clienti europei.

Non è un caso che l’azienda abbia già creato una certa attesa attorno alla SU7 Ultra, una “super-berlina” da 1527 CV che ha già battuto per ben due volte il record sul giro per veicoli elettrici al Nürburgring, affermandosi come il vero e proprio modello di punta del brand per dimostrare le capacità ingegneristiche del marchio.

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Ci sono diverse sfide all’orizzonte: produzione e attese infinite

Come per tutti i brand emergenti, il percorso verso l’Europa non è privo di ostacoli. Il primo, e forse il più concreto, è rappresentato dai gravi colli di bottiglia nella produzione. L’enorme domanda interna ha creato liste d’attesa lunghissime: attualmente, per una SU7 in Cina si aspettano fino a 41 settimane, mentre per il nuovo YU7 gli ordini odierni non verranno evasi prima di un anno. Questa situazione ha portato il CEO di Xiaomi, Lei Jun, a consigliare pubblicamente ai clienti più impazienti di considerare i prodotti della concorrenza, citando modelli come la Xpeng G7 o persino la Tesla Model Y.

Questa difficoltà produttiva è un chiaro segnale che, prima di avviare l’esportazione, Xiaomi dovrà necessariamente consolidare e potenziare le sue capacità industriali nello stabilimento di Pechino. Dal punto di vista finanziario, la divisione EV del gruppo ha generato ricavi per oltre 2 miliardi di sterline nell’ultimo trimestre e si prevede che raggiunga la redditività entro la fine dell’anno. Ciononostante, l’azienda opera ancora in perdita a causa degli ingenti investimenti iniziali, superiori ai 3 miliardi di sterline, necessari per avviare e scalare la produzione.

Resta poi da capire quale sarà la strategia commerciale e distributiva in Europa. Xiaomi si appoggerà a reti di concessionari esistenti o creerà un proprio network di vendita e assistenza, seguendo il modello di altri nuovi brand? E quale sarà l’impatto dei dazi europei sulle auto prodotte in Cina? Sono domande a cui l’azienda dovrà dare una risposta concreta nei prossimi mesi. Non resta nient’altro da fare che vedere se la transizione da gigante della tecnologia a protagonista del mondo automotive globale avrà successo anche nel complesso e competitivo mercato europeo.