Il blocco geografico dei servizi audiovisivi nel Vecchio Continente è da tempo nel mirino della commissione UE che definisce il geoblocking come una barriera digitale per ogni singolo paese membro all’interno della comunità europea.

Da anni l’europarlamentare Karen Melchior porta avanti una guerra contro il geo-blocking e nelle prossime settimane il Parlamento Europeo potrebbe votare a favore, consentendo agli utenti di abbonarsi a servizi stranieri più economici.

Karen Melchior afferma che il blocco geografico rappresenta un problema ancora più significativo nelle regioni di confine e per le minoranze linguistiche in tutta l’UE, sia che si tratti di un film, una serie tv o una partita di calcio.

L’UE potrebbe togliere il geoblocking

Limitazioni territoriali come quelle per il settore audiovisivo sono già crollate in passato, basti pensare a quella sull’e-commerce, ma questa volta il cambiamento avrebbe non poche ripercussioni soprattutto sul business legato al calcio, in quanto una serie di successo di Netflix o di Amazon viene già distribuita senza confini.

Senza i limiti del geoblocking un utente italiano potrebbe ad esempio abbonarsi a un servizio di streaming polacco che trasmette le partite di Serie A a un prezzo decisamente più basso, oppure guardare la Champions League tramite un abbonamento spagnolo, seppur rinunciando al commento in lingua italiana.

Se la mozione dovesse passare andrebbe rivisto tutto il sistema di diritti TV, poiché verrebbero a mancare i diritti di trasmissione esclusiva in un determinato paese dell’UE.

Nei mesi scorsi i membri del Parlamento Europeo hanno approvato quasi all’unanimità una mozione che chiede di estendere la regolamentazione del geo-blocking, ma la Federazione Internazionale dei Distributori e Editori Cinematografici (FIAD) è contraria al voto e aggiunge che il geo-blocking è fondamentale per sostenere e alimentare l’industria europea del film-audiovisivo.

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