A luglio dello scorso anno il Parlamento Europeo ha approvato il Digital Markets Act (DMA), un nuovo regolamento che stabilisce obblighi per i gatekeeper al fine di garantire un ambiente commerciale più equo e maggiori servizi per i consumatori. Apple figura tra i big del settore interessati dal nuovo regolamento e dovrà di conseguenza apportare alcune modifiche alle proprie politiche interne al fine di non incorrere in pesanti sanzioni.

Nello specifico, abbiamo già visto come il sideload delle applicazioni e gli app store di terze parti fossero i grandi assenti dell’ultima versione del sistema operativo mobile dell’azienda, ma ora potrebbe essere giunto il momento per il colosso di Cupertino di adeguarsi alle volontà dell’Unione Europea.

Apple ammette di dover sottostare alle regole dell’UE e paventa l’arrivo di app store di terze parti

Non è la prima volta che Apple si vede costretta a sottostare ai regolamenti delle autorità europee, lo abbiamo visto per esempio ad ottobre dello scorso anno quando la società ha confermato la futura adozione dello standard USB-C (poi in effetti implementato sugli iPhone 15), e presto la storia potrebbe ripetersi.

Il colosso di Cupertino ha recentemente modificato il testo relativo ai suoi fattori di rischio per la presentazione del Modulo 10-K per l’anno fiscale 2023, dal documento (di cui eventualmente potete prendere visione in fonte) si evince come la società sia consapevole di dover apportare determinati cambiamenti alle proprie politiche; di seguito un estratto esemplificativo del documento:

La Società prevede di apportare ulteriori cambiamenti aziendali in futuro, anche a seguito di iniziative legislative che incidono sull’App Store come la legge sui mercati digitali dell’Unione Europea (“UE”), che la Società è tenuta a rispettare entro marzo 2024. I cambiamenti futuri potrebbero anche influenzare ciò che l’Azienda addebita agli sviluppatori per l’accesso alle sue piattaforme, come gestisce la distribuzione delle app al di fuori dell’App Store e come e in che misura consente agli sviluppatori di comunicare con i consumatori all’interno dell’App Store riguardo a meccanismi di acquisto alternativi.

In seguito alla pubblicazione del documento aggiornato Apple non ha rilasciato commenti al riguardo, ma sappiamo bene come la società si sia strenuamente opposta nel corso del tempo agli app store di terze parti, adducendo motivazioni inerenti alla sicurezza e alla privacy dei propri utenti. Volendo guardare la situazione da un altro punto di vista, è chiaro come l’autorizzazione di app store di terze parti potrebbe potenzialmente ridurre le entrate dell’App Store di Apple, scenario che potrebbe avere un impatto significativo sulle prestazioni finanziarie e aziendali complessive dell’azienda.

Sebbene il documento aggiornato non rappresenti una comunicazione certa da parte dell’azienda in merito alla possibile apertura, secondo gli analisti Morgan Stanley le modifiche apportate al documento lasciano intuire che Apple “probabilmente aprirà app store di terze parti sui dispositivi in ​​Europa“; ciò inoltre non sarebbe necessariamente legato a ingenti perdite finanziarie per l’azienda, anche grazie alla forte community di appassionati del brand:

Crediamo che Apple sia ben posizionata per competere qualora questi cambiamenti dovessero avere luogo grazie alla sicurezza, alla centralizzazione e alla comodità dell’App Store, che limitano la potenziale esperienza dell’utente e/o l’impatto sui profitti e perdite.

Insomma, che Apple lo voglia oppure no, prima o poi sarà costretta a sottostare a quanto stabilito dagli enti regolatori europei, ovviamente la futura (e quasi certa) apertura verso gli app store di terze parti non influirà necessariamente allo stesso modo anche fuori dalla Comunità Europea, è anzi altamente probabile che rimarrà una prerogativa del Vecchio Continente, almeno per un po’.

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