Ammonterebbe a non meno di 15 milioni di euro il buco di bilancio di The Rock Trading, la piattaforma di criptovalute italiana che ha sospeso i pagamenti nel passato mese di febbraio. A riportare la notizia è stato il Sole 24 Ore, aggiungendo che nel corso dell’assemblea della capogruppo Digital Rock Holding (DRH), tenutasi il passato 22 marzo, sarebbe emerso un numero di clienti molto inferiore a quello in precedenza rivendicato dall’azienda. La vicenda del primo exchange italiano di criptovalute, insomma, è anche peggiore di quanto si potesse presumere quando la società ha cessato la sua attività.

The Rock Trading: non si trova un amministratore delegato

Oltre al buco di bilancio, in queste ore stanno emergendo altri particolari estremamente preoccupanti per quanto riguarda The Rock Trading. A partire dal fatto che sarebbero 12.200 i clienti iscritti alla piattaforma di criptovalute. Molti di meno, quindi, rispetto ai 34mila circa che la società aveva indicato in precedenza.

Il dato è uscito fuori nel corso dell’assemblea dei soci in cui è stato discusso il futuro dell’azienda e fa capire ancora una volta come la trasparenza non rappresenti un tema di prioritaria importanza per molti attori della scena crypto.

Nel corso della riunione è stato anche affrontato il tema relativo al rinnovo dell’organigramma societario. Un tema che si è rivelato estremamente spinoso, almeno a giudicare dai risultati emersi: nessuno, infatti, se l’è sentita di assumere la carica di amministratore delegato, tanto da spingere Andrea Medri, co-fondatore di The Rock Trading insieme a Davide Barbieri, a chiedere lo svolgimento di una nuova riunione che dovrebbe svolgersi nel mese di aprile.

Inoltre, nei confronti di The Rock Trading è emerso la volontà di condurre l’azienda verso un’istanza di liquidazione giudiziale, quella che nel nuovo Codice di Crisi dell’Impresa ha in pratica sostituito il vecchio fallimento. L’istanza in proposito sarà discussa il prossimo 4 aprile e, in caso di accoglimento, permetterà ai clienti di chiedere entro e non oltre 30 giorni la domanda di insinuazione al passivo, ovvero di rientrare dei propri soldi.

The Rock Trading: cosa accadrà ora?

La nuova fase che si aprirà in caso venga accolta l’istanza di liquidazione giudiziale dovrebbe fornire una soluzione ad un tema cruciale, nella vertenza di The Rock Trading. Quando l’azienda aveva impedito i prelievi, infatti, le criptovalute erano rimaste di sua proprietà, senza poter essere trasferite nei wallet dei clienti. Con la decisione del tribunale gli asset virtuali verrebbero ad essere inserite nel cosiddetto attivo fallimentare, ovvero le risorse che dovranno essere ripartite in maniera proporzionale e sulla base dei diritti di prelazione tra i creditori.

Intanto, il collegio sindacale di Digital Rock Holding ha deciso di cautelarsi in previsione della vertenza giudiziaria, presentando una denuncia presso il tribunale, sulla base dell’ex articolo 2409 del Codice Civile. Alla base della denuncia le gravi irregolarità nella gestione dell’exchange, che a detta di molti erano però già state largamente evidenziate in precedenza.

Già nel 2021, infatti, The Rock Trading aveva pubblicato un bilancio in cui non erano riportati dati essenziali e obbligatori come lo Stato Patrimoniale e l’ammontare dei depositi della clientela, sia sotto forma di asset digitali che in valuta fiat.

A rispondere di queste lacune potrebbe ora essere chiamata la società di revisione contabile incaricata all’uopo, BDO. Il motivo è da individuare nel fatto che per poter operare in Italia The Rock Trading aveva dovuto presentarsi come semplice intestatario di due conti correnti, presso Banca Sella e Clear Junction Limited, appartenenti però ai clienti non italiani. Ove non avesse presentato questa domanda avrebbe dovuto essere in possesso di una licenza bancaria, in quanto si sarebbe venuta a configurare l’attività di raccolta del risparmio.

Per quanto riguarda i clienti italiani, al contrario, non esiste alcun accenno, anche se le modalità erano uguali a quelle riguardanti la clientela estera. Ne consegue che nella nota integrativa la bilancio del 2021 sarebbe dovuto comparire l’ammontare esatto di quanto da essi depositato. Poiché BDO è passata sopra questa mancanza la previsione che circola in queste ore è quella di una condanna con relativo risarcimento, che verrebbe a far parte dell’attivo fallimentare.

L’ennesima ombra sul settore crypto tricolore

Quanto sta emergendo nel caso di The Rock Trading si va a sommare agli eventi che hanno colpito di recente i clienti di New Financial Technology, azienda crypto di Silea che ha cessato le sue attività alla metà del 2022. Una vicenda clamorosa che ha seminato il panico nell’hinterland di Treviso e dintorni, ove un gran numero di investitori avevano aderito alle proposte apparentemente vantaggiose dell’azienda. Che lo fossero soltanto in apparenza è stato in effetti dimostrato dal crac, nell’ambito del quale sono scomparsi centinaia di milioni di euro.

Nel caso di The Rock Trading resta da capire se la liquidazione giudiziale consentirà ai clienti di rientrare della propria esposizione e in quale misura. Resta però sullo sfondo una questione irrisolta anche in Italia, quello relativo alla necessità di dare vita a regolamenti sempre più stringenti, in grado di garantire non solo gli utenti delle piattaforme crypto, ma anche le migliori realtà del settore, che avrebbero tutto da guadagnare nella classica separazione del grano dal loglio.

Un tema che, del resto, è sempre più dibattuto presso le autorità nazionali e gli organismi sovranazionali chiamati ad occuparsi di finanza. Alla luce delle tante vicende degli ultimi mesi, ci vorrebbe però un’accelerazione in tal senso.

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