Anche Tesla avrebbe deciso di approfittare dei generosi fondi stanziati dal governo statunitense con l’Inflation Reduction Act. Il piano che è stato elaborato dall’amministrazione Biden per proteggere i propri lavoratori e attrarre capitali esteri sembra si stia rivelando una vera e propria carta vincente, soprattutto rispetto ad un’Unione Europea che sembra ostinatamente intenzionata a proseguire nella sua ottica liberista. Un’ottica che, però, potrebbe presto portarla a sbattere contro un masso gigantesco. Andiamo a vedere perché.

Tesla sembra intenzionata a focalizzare la produzione di batterie negli Stati Uniti

Pur avendo iniziato ad assemblare batterie nella sua gigafactory tedesca, Tesla ha fatto sapere a chiare lettere di essere ormai intenzionata a focalizzare tale produzione all’interno degli Stati Uniti, in modo da poter approfittare degli aiuti di Stato resi possibili dall’approvazione dell’Inflation Reduction Act, che sono pari a 369 miliardi di dollari.

Il provvedimento che è stato da poco varato dal governo di Washington, infatti, promette crediti d’imposta sino a 35 dollari per kilowattora per ogni cella di batteria che venga prodotta all’interno dei confini nazionali. Una proposta che è considerata troppo succulenta per essere lasciata cadere dall’azienda di Elon Musk, la quale sta a sua volta dando vita ad una politica di ampio respiro per la fornitura dei materiali necessari (litio e nichel) alla produzione stessa.

In tal modo, infatti, verrebbe ad essere ridotto di circa un terzo il costo di produzione delle batterie, conferendo un grande vantaggio all’azienda californiana nei confronti della concorrenza straniera che non può contare su questo supporto. L’Unione Europea ha a sua volta prodotto il Green Deal Industrial Plan, il quale ha però sollevato notevoli perplessità. In particolare da parte del Partito Popolare Europeo, lo stesso di cui è espressione Ursula Von Der Leyen, il quale ritiene che si tratti di una risposta non solo tardiva, ma anche inadeguata, andando in pratica a riproporre risorse già stanziate, senza proporre adeguamenti all’altezza della sfida avanzata dagli USA.

Anche Stellantis sembra intenzionata a spostare il suo baricentro verso gli Stati Uniti

Se Tesla ha già fatto sapere di essere intenzionata a focalizzare la produzione di batterie negli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act potrebbe però attrarre ben presto molti altri grandi attori della transizione ecologica.

A partire da Stellantis, del resto fedele da lungo tempo ad una logica di sfruttamento intensivo degli aiuti di Stato, la quale ha dichiarato nella giornata di mercoledì la sua intenzione di espandersi negli Stati Uniti per avere gli aiuti di Biden, intenzione del resto già espressa in precedenza.

Anche Air Liquide e Holcim sembrano decise a seguire la stessa strada. La prima è una società francese impegnata nella produzione di gas industriali, tra cui l’idrogeno, mentre la seconda è un’azienda svizzera che produce cemento e altri materiali da costruzione. Alla lista sembrano però intenzionati ad aggiungersi altri protagonisti di svariati settori, prospettando pericoli di non poco conto per i lavoratori europei. A meno che l’Unione Europea non decida finalmente di prendere atto di quanto sta accadendo, proponendo un piano di aiuti di Stato in grado di dissuadere le proprie aziende a spostare ampie fette di produzione sull’altro lato dell’Atlantico.

La marcia indietro di Elon Musk

Con il processo innescato dall’Inflaction Reduction Act, molte vecchie posizioni sembrano ormai sul punto di essere abbondonate, soprattutto a fronte di una situazione economica che rischia di deteriorarsi non poco, a causa delle ricadute di una situazione geopolitica la quale è in effetti molto preoccupante.

In particolare è ancora Elon Musk ad aver deciso di stupire l’opinione pubblica mondiale. Dopo aver dichiarato che gli aiuti di Stato dovrebbero essere totalmente eliminati, il suo liberismo si è dimostrato non proprio inflessibile, portandolo all’improvvisa folgorazione sulla via di Berlino.

In effetti nel 2021 Tesla aveva ritirato la richiesta rivolta alle autorità federali tesa ad ottenere un miliardo di aiuti per il suo stabilimento di batterie tedesco. Al tempo stesso era però rimasta in piedi quella relativa al Brandeburgo.

Resta ora da capire se anche la seconda sarà ritirata per approfittare dei sussidi di Biden. Chissà che, però, stavolta proprio lui non sia la causa di un ravvedimento della Germania, la quale continua ad opporsi all’idea di allentare le briglie per quanto riguarda gli aiuti statali. Il governo di Berlino non vuole l’emissione di nuovo debito per finanziarli e non intende agevolare tensioni tra UE e Stati Uniti. Resta da capire se, colpita direttamente dall’Inflation Reduction Act, anch’essa non venga colta da un improvviso ritorno di consapevolezza, considerato che stavolta verrebbero ad essere colpiti i suoi interessi nazionali. Gli stessi che, al di là delle tante chiacchiere sull’unità europea, caratterizzano ogni mossa di Berlino.

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