Ruja Ignatova, protagonista della clamorosa truffa crypto OneCoin, che ha visto migliaia di investitori di ogni parte del globo perdere tutti i soldi investiti, sarebbe stata uccisa nel 2018. Almeno questa è l’ipotesi avanzata dagli investigatori bulgari e riportata nei giorni passati da un giornale dello stesso Paese, Bird. Se ciò fosse vero si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi l’avventura di quella che è stata a lungo indicata con l’appellativo di CryptoQueen, guadagnato con una delle vicende più oscure in assoluto, nell’ambito delle criptovalute.

Ruja Ignatova: cos’è accaduto

Ruja Ignatova è diventata famosa nel 2017, non proprio per vicende edificanti. In quell’anno, infatti, la donna è scomparsa dopo aver raggranellato oltre 5 miliardi di dollari da parte di incauti investitori. Per rastrellarli aveva congegnato una truffa, OneCoin, indicando il token alla stregua del nuovo Bitcoin, con l’evidente intento di sfruttare il momento favorevole per gli asset virtuali e la loro crescita di popolarità nell’opinione pubblica.

Presentata in pompa magna con un’offerta massima pari a 120 miliardi di esemplari nel 2014, la nuova valuta virtuale aveva attirato un gran numero di ingenui sottoscrittori, affascinati dalle notizie provenienti dal mercato criptovalutario, ove la creazione attribuita a Satoshi Nakamoto stava proseguendo a tappe forzate la sua clamorosa crescita. OneCoin, però, era un progetto esistente solo sulla carta. Nessuna blockchain e nessun token reale, ma semplicemente pezzi di carta tesi a ingannare gli investitori.

Nessuno si è accorto di nulla sino al 2017, quando la CryptoQueen ha fatto improvvisamente perdere le sue tracce, lasciando i clienti accumulati sino a quel momento con il classico cerino in mano. Per riuscire a scovarla si sono da quel attivate le agenzie investigative di mezzo mondo, tra cui il Federal Bureau Investigation (FBI) degli Stati Uniti, il quale ha deciso di spiccare una taglia di 100mila dollari sulla sua testa. La Ignatova è non solo tra i dieci ricercati più noti dell’agenzia statunitense, ma anche nel mirino dell’Europol, ai primissimi posti dell’apposita lista. La ricerca potrebbe ora essere finita. O forse no.

Le notizie provenienti dalla Bulgaria sono da prendere con molta cautela

Naturalmente, le notizie provenienti dalla Bulgaria devono essere prese con estrema cautela. L’articolo di Bird, infatti è stato pubblicato il passato 17 febbraio da Atanas Tchobanov e Dimitar Stoyanov, i quali affermano di aver appreso la notizia da documenti della polizia.

In base ad essi, la truffatrice sarebbe stata uccisa sul suo yacht su ordine di un narcotrafficante. Il mandante dell’omicidio sarebbe un ex socio della Ignatova anche lui vittima di una truffa della CryptoQueen, ma non è specificato se nell’ambito della vicenda OneCoin o di nuove prodezze della nota truffatrice. Il corpo della donna sarebbe poi stato fatto a pezzi e disperso nel Mare Jonio, nel tratto di mare che separa l’Italia dalla Grecia.

A rendere abbastanza incerta l’attendibilità del tutto è il fatto che la fonte della notizia avrebbe rivelato il tutto in evidente stato di ubriachezza. Senza contare il fatto che potrebbe trattarsi di un semplice tentativo di depistare nuovamente le ricerche a carico della Ignatova.

La notizia è apparsa peraltro a poche ore di distanza dalla condanna inflitta a Gilbert Armenta, ex compagno della sedicente imprenditrice bulgara. L’uomo, infatti, è stato condannato a cinque anni di reclusione per il ruolo avuto all’interno della vicenda OneCoin.

Nel passato mese di dicembre era invece stato Karl Sebastian Greenwood, socio e cofondatore dell’azienda, a dichiararsi colpevole di fronte al Department of Justice (DoJ) degli Stati Uniti, di frode, in relazione alla stessa vicenda. L’uomo era stato arrestato in Thailandia nel 2018 e trasferito negli Stati Uniti.

Era invece stato assicurato alla giustizia nell’ottobre del 2019 Konstantin, il fratello della Ignatova, anche lui dichiaratosi colpevole di riciclaggio di denaro e frode. La condanna è stata emessa da poche ore, cinque anni di carcere, molto più lieve dei 90 che rischiava l’imputato, tanto da spingere alcuni osservatori a ipotizzare che in cambio l’uomo abbia offerto qualcosa di prezioso alle autorità di pubblica sicurezza e alla magistratura.

OneCoin, una vicenda clamorosa

La vicenda OneCoin è passata in sottordine nel corso degli ultimi mesi, oscurata da quelle ancora più clamorose relative a Terra (LUNA) e FTX. Lo schema Ponzi ideato dai responsabili dell’azienda non ha però perso di interesse per le modalità che l’hanno caratterizzato, tanto da ispirare un podcast della BBC Soudds “The Missing CryptoQueen”, il quale sarà trasposto in una serie televisiva da New Regency Television International, società di distribuzione che si è assicurata i relativi diritti.

A produrla saranno Ed Rubin e Emma Broughton, in concorso con gli autori del podcast Jamie Bartlett e Georgia Catt. Sarà quindi interessante scoprire nuove eventuali ipotesi su una vicenda che sembra essere rimasta sospesa all’ottobre del 2017, giorno in cui la Ignatova fu vista imbarcarsi su un volo RyanAir diretto da Sofia ad Atene. Da quel momento della CryptoQueen si sono completamente perse le tracce.

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