Sam Bankman-Fried si è dimesso dalla carica di CEO di FTX, proprio mentre la piattaforma dichiarava bancarotta chiedendo di essere inclusa in Chapter 11, ovvero la procedura che negli Stati Uniti equivale al fallimento. Un epilogo del tutto logico, nonostante un ultimo tentativo di coinvolgere un altro exchange, Kraken, per cercare di resistere all’onda di piena. Un tentativo che però si è rivelato del tutto inutile.

Il crollo di FTX ha nuovamente portato all’attenzione generale il settore delle criptovalute e ridato fiato ai critici dell’innovazione finanziaria. Un crollo che è stato repentino e il quale non può che lasciare notevoli interrogativi sul tavolo. Non va dimenticato che l’exchange di Sam Bankman-Fried, considerato una sorta di Re Mida sino al disastro della sua creazione, sembrava in grande ascesa sino a poco tempo fa.

All’inizio dell’anno, infatti, l’azienda aveva ottenuto una serie di finanziamenti tra cui spiccavano i 400 milioni di dollari di Softbank. Un round che aveva permesso a FTX di raggiungere la quotazione di 32 miliardi di dollari e che sembrava soltanto una tappa verso una ulteriore crescita. Inoltre, ancora nel mese di ottobre la società era data nel bel mezzo di ambiziosi piani di acquisizione. Proprio la rapidità della caduta ha lasciato sorpresi gli osservatori neutrali e, soprattutto, basiti coloro che hanno investito il proprio denaro sull’exchange. A partire da Tom Brady, quarterback dei Miami Buccaneers e dalla moglie, la top model Gisele Bündchen, per i quali si vocifera di una perdita secca di 650 milioni di dollari. Non sono però i soli a lasciare soldi sul terreno, purtroppo.

FTX: cos’ è accaduto

Se molti guardano agli ultimi eventi per spiegare il ciclone che sta letteralmente travolgendo il settore delle criptovalute, in realtà le basi della crisi vanno individuate negli eventi di luglio dello scorso anno, quando Binance, che pure era stato tra i primi investitori di FTX, ha deciso di liquidare la propria partecipazione nell’azienda concorrente per 2,1 miliardi di dollari in FTT, il token lanciato dall’exchange.

All’epoca si era pensato al logico epilogo dei dissapori che erano emersi tra Bankman-Fried e Changpeng Zhao, il CEO di Binance. Discordanze relative alla regolamentazione del settore abbastanza nette, che però non erano il motivo reale dello sganciamento di CZ. Secondo coloro che stanno ora analizzando i fatti, anzi, il tutto era da ricondurre proprio al fatto che il numero uno di Binance aveva capito per tempo quanto si andava preparando e aveva quindi deciso di separare i suoi destini da quelli di FTX.

Quello che stava accadendo, su cui probabilmente saranno le indagini a chiarire i contorni, era in effetti da ricondurre ad Alameda Research, altra creazione di Bankman-Fried. Questa azienda, che opera nel trading, aveva infatti nel suo bilancio una grande quantità di FTT, in proporzioni troppo elevate per non indurre alla preoccupazione i suoi investitori. Come è del resto accaduto quando il bilancio è venuto alla luce, il 2 novembre.

A nulla sono valse le rassicurazioni di Caroline Ellison, il CEO di Alameda, sul fatto che il bilancio trapelato rappresentasse solo una parte di quello reale dell’azienda. Le indiscrezioni hanno infatti dato vita ad una vera ondata di panico che si è propagata al mercato, travolgendo FTT. Una ondata cui ha contribuito l’annuncio di Binance relativo alla decisione di liquidare il quantitativo di token di FTX detenuti, operazione che era del resto già iniziata il giorno precedente, quando l’account “Whale Alert” su Twitter aveva annunciato lo spostamento di 23 milioni di FTT da un wallet sconosciuto a Binance.

Anche in questo caso la Ellison aveva cercato di mettere una toppa alla situazione, proponendosi di acquistare gli FTT in libera uscita a 22 dollari l’uno. Tutto inutile, in quanto il 7 novembre è iniziata la corsa agli sportelli, vero e proprio epilogo che ha infine condotto alla bancarotta di FTX. Con un finale ancora una volta sorprendente.

L’ultima illusione: Binance non acquista FTX

La parola fine alla vicenda, come è ormai noto, è stata apposta ancora una volta da CZ e Binance. La più grande piattaforma di scambio del mondo, infatti, di fronte alla gravità della situazione ha deciso di intervenire per impedire l’ennesimo tracollo del settore, offrendosi di acquistare FTX. L’annuncio dato su Twitter da CZ, in cui si spiegava al contempo come l’offerta avrebbe potuto essere ritirata, è però rimasto sul campo meno di 48 ore. Ovvero il tempo necessario per rendersi conto che la falla dell’exchange concorrente era troppo vasta per poter essere riparata.

L’annuncio del disimpegno di Binance, ancora una volta su Twitter ha praticamente sancito la bancarotta di FTX, ma non certo la fine di una vicenda che ancora una volta lascia un gran numero di vittime sul terreno. Ad esse si potrebbe ben presto aggiungere un altro exchange, BlockFi, che pure era stato salvato nel mese di luglio dall’intervento di FTX. L’azienda ha infatti annunciato in queste ore la decisione di limitare le attività sulla piattaforma, un segnale il quale sembra preludere al peggio.

Mentre l’Ontario Teachers Pension Plan ha dal canto suo affermato che la perdita di 95 milioni di dollari investiti nell’azienda di Bankman Fried rappresenta una perdita limitata. Meglio sembra essere andata al governo di El Salvador, indicato in un primo momento tra le vittime del crac. Il presidente Nayib Bukele ha infatti chiarito di non aver mai investito soldi in FTX, aggiungendo un “grazie a Dio” che sembra appropriato per quanto sta accadendo.

Iniziano le indagini sulla vicenda

Mentre si cerca di capire chi sia stato a rimetterci soldi nella bancarotta di FTX, è però da segnalare l‘inizio delle indagini su quanto accaduto da parte di molti soggetti interessati ad acquisire notizie al proposito. L’ultima autorità ad accodarsi in tal senso è il California’s Department of Financial Protection and Innovation (DFPI), che intende investigare al pari di Securities and Exchange Commission (SEC), Commodity Futures Trading Commission (CFTC) e Department of Justice (DOJ). Ben presto Bankman-Fried potrebbe perciò ritrovarsi nella stessa scomoda situazione di Do Kwon, il numero uno di Terra (LUNA) costretto a far perdere le sue tracce dopo il crac della piattaforma.

A far capire come ben presto Bankman-Fried potrebbe trovarsi nei pasticci è una dichiarazione rilasciata oggi da Anthony Scaramucci, numero uno di SkyBridge, società di investimento che proprio all’inizio dell’anno ha venduto il 30% delle sue azioni a FTX. L’ex portavoce di Donald Trump, amico dello stesso ex CEO dell’exchange fallito, lo ha infatti invitato a smetterla di dilettarsi coi messaggi su Twitter e a decidersi finalmente a collaborare con le autorità di investigazione per cercare di limitare, per quanto possibile, il disastro provocato.

All’interno del suo invito, però, era contenuta una parola che potrebbe realmente inguaiare Bankman-Fried: frode. Negli Stati Uniti, infatti, quelle che avvengono in ambito finanziario non sono ben viste dall’autorità giudiziaria, la quale anzi utilizza solitamente misure draconiane per evitare che esse possano andare a detrimento del sistema economico, inducendo alla sfiducia verso di esso.

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