Trovare alternative alla Cina sembra ormai un imperativo per Apple, che si vede costretta da varie ragioni più o meno legate alla pandemia, al rapporto del Paese con la Russia e ad altri fattori più che altro politici, a spostare almeno in parte la produzione dei propri prodotti.

Già nei giorni scorsi emergevano diversi indizi al riguardo: da una parte si è parlato di produrre le AirPods e le Beats in India, dall’altra di una migrazione più estesa che andrebbe a coinvolgere anche la produzione di Mac, iPad e Apple Watch. D’altronde è recente anche la notizia relativa all’obiettivo di Casa Cupertino di spostare il 25% della produzione di iPhone dalla Cina all’India e il 20% di iPad e Apple Watch al Vietnam, indiscrezioni che confermano un quadro che ben testimonia la volontà di riorganizzarsi su larga scala per diversificare e rischiare meno.

E le ultime previsioni condivise dal noto analista di Apple Ming-Chi Kuo danno un’idea più chiara della nuova strategia dell’azienda, un passo indietro dalla Cina che ormai pare farsi concreto.

Obiettivo diversificazione: il piano di Apple per slegarsi dalla Cina

Alla luce di quanto riportato, le informazioni condivise da Kuo nella giornata di ieri non destano poi tanto stupore, almeno a chi ha seguito la vicenda nel corso delle ultime settimane. Si tratta di previsioni, chiaro, ma comunque provenienti da un analista interno ad Apple e legate a vari sondaggi sulla catena di approvvigionamento. Una base solida su cui fare chiarezza sul possibile piano di Casa Cupertino per ridurre la propria dipendenza dalla Cina.

In sostanza in una serie di tweet viene confermato l’intento di spostare ulteriormente la produzione di iPhone in India, di trasferire un volume maggiore di produzione e assemblaggio dei MacBook in Thailandia, intento che richiederà tuttavia anni per essere concretizzato. Proprio la Thailandia, a dire di Kuo, sarà il fulcro della produzione non cinese dei MacBook, che sono attualmente assemblati proprio in Cina, per intero.

Dai 3 ai 5 anni, è questa la stima entro la quale almeno il mercato statunitense (circa un 25 – 30% del totale) può essere rifornito da siti di assemblaggio posti al di fuori della Cina. Ci vorrà invece molto più tempo affinché si concretizzi l’obiettivo a lungo termine del piano di Apple, ovvero l’approvvigionamento esclusivo della Cina dai siti di assemblaggio presenti sul territorio cinese. Tutti gli altri mercati, di conseguenza, andrebbero così a far riferimento sui siti posti al di fuori della Cina.

Ridurre i potenziali impatti della politica cinese è la ragione principale che sta spingendo Apple a diversificare la produzione dei propri prodotti. Le recenti pressioni da parte della Cina hanno contribuito ad accelerare i tempi e a cercare di arginare il più possibile quella che è di fatto una forte dipendenza nei confronti del Paese, da molti giudicata come un importante punto debole che necessita di cambiamenti.

In copertina iPhone 14, che abbiamo recensito qui (video e testo)

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