Apple ha rimosso dal suo App Store le app iOS appartenenti a VK (VKontakte), la versione russa di Facebook. Dopo la dichiarazione di Adam Dema, portavoce della casa di Cupertino, relative alla rimozione delle app di VK e alla chiusura dell’account, la conferma è arrivata dallo stesso conglomerato tecnologico russo, in una dichiarazione affidata al suo sito web, in cui ha aggiunto l’intenzione di continuare a sviluppare e supportare applicazioni iOS.

La motivazione del blocco è stata fornita dallo stesso Dema in una nota, il quale ha ricordato che le app sono distribuite da sviluppatori  che sono controllati dal governo russo o da entità sanzionate dal governo di Londra. Si tratterebbe perciò di una sorta di atto dovuto da parte di Apple, tale però da non coinvolgere chi le ha già scaricate, che potrà continuare ad utilizzarle. La rimozione ha interessato tra le altre VK Music, la bacheca degli annunci pubblicitari di Youla e la piattaforma immobiliare Domclick.

La rimozione delle app dall’App Store ha avuto una immediata risposta da parte della Borsa di Mosca, ove le azioni del gruppo hanno immediatamente lasciato sul terreno il 20% del loro valore, recuperando il 7,5% nel corso delle ore successive.

Una risposta al referendum nelle zone ucraine passate sotto controllo russo

Si tratta quindi dell’ennesimo atto delle sanzioni promosse da Stati Uniti e Paesi alleati nei confronti della Russia, arricchite da quelle emesse nella giornata di lunedì da quelle conseguenti all’effettuazione del referendum tenuto nelle parti dell’Ucraina controllate dall’esercito di Mosca. In questo caso ad essere colpiti sono 23 dirigenti di Gazprombank, banca legata appunto a VKontatke.

La mossa evidentemente non è piaciuta al governo russo, almeno stando alla reazione arrivata dal ministero degli Affari digitali russo, il quale ha dichiarato all’agenzia di stampa statale RT che stava studiando le ragioni addotte per l’eliminazione delle applicazioni VK e degli account degli sviluppatori, sottolineando il significato sociale dei servizi forniti dalla società russa. Peraltro le app incriminate sono ancora disponibili sul Play Store di Google.

Al tempo stesso occorre sottolineare che dopo lo scoppio delle ostilità in Ucraina, il governo di Mosca ha bloccato diversi siti di social media americani, tra cui Instagram , Facebook e Twitter, per impedire con tutta evidenza che possano essere usati come arma di propaganda da Stati Uniti e alleati. Un vero e proprio ping pong nel corso del quale ad ogni mossa di una parte corrisponde regolarmente la contromossa avversaria. In particolare, nel corso dei mesi trascorsi dall’entrata delle truppe russe sul suolo ucraino, è stato sanzionato il CEO di VK, Vladimir Kiriyenko, considerato un alleato di ferro di Putin.

A proposito di VK

VK è la seconda società Internet russa dopo Yandex , la versione nazionale di Google, e il quinto sito più popolare all’interno del gigante eurasiatico. L’azienda è stata creata nel 2006 da Pavel Durov, che è però ben presto giunto ai ferri corti con il governo, venendo quindi allontanato dal ponte di comando nel 2014. Durov si è comunque consolato negli anni a seguire con la popolare app di messaggistica Telegram.

VK è invece sempre rimasta sotto l’ala protettiva del governo di Mosca e ha dato vita ad una crescita costante, che ne ha fatto la versione locale di Facebook, con 100 milioni di utenti. A testimoniare il collegamento tra azienda e governo è la figura di Sergei Kiriyenko, il padre dell’attuale amministratore delegato, considerato una delle figure più influenti della politica russa. Proprio lui è stato indicato dal governo britannico come il mandante dell’avvelenamento di Alexei Navalny, tanto da essere sanzionato da UE e Regno Unito nel 2020.

Secondo Sarkis Darbinyan, avvocato che si occupa di diritti digitali, VKontakte condividerebbe i dati degli utenti, ma la dichiarazione rilasciata al Financial Times sembra non tenere in conto il fatto che si tratta di un obbligo di legge. Resta comunque evidente la presa sempre più ferrea del governo sul web, simboleggiato efficacemente dalla decisione presa da Roskomnadzor l’organo preposto alla regolamentazione delle comunicazioni sul suolo russo, che ha bloccato sette app per VPN che consentivano di accedere ai siti censurati nel Paese. Si tratta della stessa autorità che ha promosso le sanzioni contro Google, Meta, YouTube e Tik-Tok.

Cosa comporta la decisione di Apple

La rimozione delle app di VK da parte di Apple impedirà in pratica agli utenti iPhone di avere accesso all’app, con difficoltà di non poco conto. La società ha infatti dichiarato a Interfax che le app colpite dovrebbero continuare a funzionare, ma che potrebbero verificarsi problemi con i pagamenti e le notifiche.

La stessa Interfax ha poi riferito in ordine alla vendita delle attività della divisione di gioco di VK, My.Games, a Alexander Chachava, numero uno di LETA, in cambio di 642 milioni di dollari. Pubblicizzato da VKontakte come l’alternativa russa a Steam ed Epic Games, My.Games si era giovata del blocco alle vendite di giochi digitali riconducibili a società estere in Russia in risposta alle sanzioni di Stati Uniti e alleati.

Per quanto riguarda Apple, già all’inizio dell’anno l’azienda aveva bloccato la vendita dei suoi prodotti in Russia, provvedendo anche a rendere inaccessibili alcune app riconducibili al governo di Mosca, anche in questo caso nell’ambito della vera e propria guerra tecnologica che fa da corollario alle ostilità in Ucraina. Una battaglia in cui stavolta a rimetterci è stata VK, che pure aveva conseguito un posto di rilievo su iPhone.

Facebook blocca più di 1600 account accusati di propaganda filorussa

Nel quadro della vera e propria guerra in atto sui social, è da registrare la notizia relativa al blocco da parte di Facebook di 1600 account accusati di propaganda filorussa. Secondo la nota diffusa dall’azienda il network che aveva il compito di guidare le operazioni è stato bloccato prima che potesse iniziare a dispiegare il suo operato in Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Ucraina.

L’operazione avrebbe dovuto contare su una sessantina di siti costruiti in modo da risultare uguali ad alcuni prestigiosi organi di stampa come Der Spiegel e Guardian. Una volta cliccato sul sito, però, gli utenti dovevano essere reindirizzati verso notizie di propaganda russa. Secondo la compagnia, si tratterebbe del più grande network rilevato da quando sono iniziate le operazioni belliche russe sul suolo ucraino.

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