Cosa sta accadendo a Crypto.com? Se lo sarà chiesto più di qualcuno dopo che l’exchange di criptovalute, autore di una campagna commerciale estremamente aggressiva nei mesi passati, ha deciso di rinunciare ad aggiungere il suo marchio a quello delle altre aziende di primo piano che sponsorizzano quest’anno la prestigiosa Champions League di calcio.

Per capire meglio i contorni della faccenda occorre partire proprio dall’indubitabile prestigio che caratterizza la massima competizione europea per squadre di club, diventata ormai un obiettivo primario per tutti i grandi sodalizi del football continentale, anche per l’enorme massa di soldi che riesce a spostare, tanto da attirare l’attenzione di aziende commerciali notissime, tra cui Lay’s, Heineken, Mastercard, Fedex e Sony PlayStation, solo per citarne alcune.

Una platea cui si sarebbe dovuta aggiungere lo scambio di criptovalute che già vede il suo logo comparire in occasione della revisione al VAR delle decisioni prese dagli arbitri della Seria A. Un’aggiunta venuta meno con la decisione presa a sorpresa dai vertici aziendali.

A dare la notizia di quanto avvenuto è stato SportBusiness, ricordando che l’accordo cui ha rinunciato all’ultimo momento Crypto.com era valido per un quinquennio e avrebbe visto lo scambio di asset virtuali corrispondere all’UEFA (Union of the European Football Associations) quasi 100 milioni di euro ogni dodici mesi, per un totale pari a 495. In pratica, l’azienda sarebbe andata a sostituire la compagnia energetica russa Gazprom, defenestrata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

Secondo le notizie che sono filtrate sinora, la rinuncia di Crypto.com non sarebbe comunque una conseguenza delle complicate condizioni in cui versa il mercato delle criptovalute. Al tempo stesso non si sa cosa sia effettivamente successo, in assenza di commenti ufficiali dalle controparti e proprio questo ha scatenato una ridda di voci e supposizioni.

Crypto.com, cosa sta accadendo realmente?

Se sono state escluse complicazioni derivanti dal crypto winter in atto, al tempo stesso queste affermazioni vanno prese con le classiche pinze. A spingere verso un atteggiamento dubbioso sono le notizie risalenti a giugno, quando l’exchange ha deciso di procedere al licenziamento di 260 dipendenti, ovvero il 5% della propria forza lavoro. Una decisione che è stata giustificata alla stregua di una mossa preventiva tesa ad evitare di essere trovati impreparati da un possibile peggioramento della situazione.

Licenziamenti che sembrano allontanare nel tempo i ricordi lasciati dall’acquisizione dei diritti sul nome dell’impianto sportivo di Los Angeles in cui giocano abitualmente i Lakers e i Clippers, note franchigie della National Basketball Association (NBA) e altre squadre sportive molto note agli appassionati come le Sparks (WNBA, la lega professionistica femminile) e ai Los Angeles Kings, team facente parte a sua volta della NHL (National Hockey League).

Una sponsorizzazione clamorosa per i nomi implicati e per l’entità dell’esborso, seguita poi da una campagna promozionale che ha visto protagonista Matt Damon, dal titolo inequivocabile: “Fortune Favors the Brave”. Una fortuna la quale è però andata declinando nel corso degli ultimi mesi, quando il crac di una lunga serie di aziende del settore, tra cui Terra (LUNA), Three Arrows Capital e Celsius, ha innescato una continua caduta di prezzi e interesse degli investitori negli asset virtuali.

Dopo aver firmato accordi di sponsorizzazione con la FIA, la federazione che sovrintende agli sport motoristici, per 100 milioni di dollari, con un altro team NBA, i Philadelphia 76ers e con la FIFA, la federazione cui spetta la cura degli eventi calcistici a livello globale, per aggiungere il suo marchio alla prossima edizione dei mondiali in programma a dicembre in Qatar, ora l’exchange sembra quindi aver deciso di fermarsi per una pausa di riflessione. Inevitabile che tale decisione sia ricollegata alla crisi in atto nell’universo delle criptovalute.

Crypto.com querela una donna dopo l’invio erroneo di 10 milioni di dollari

A contorno della vicenda relativa alla Champions League, occorre anche ricordare una recente vicenda che ha avuto come protagonista ancora Crypto.com, anche se in maniera assolutamente involontaria.

La storia ha avuto inizio con la richiesta da parte di Thevamanogari Manivel di un rimborso pari a 100 dollari, ricevendone 10,5 milioni. Invece di restituire la somma, la donna ha iniziato una serie di spese pazze in concorso con la sorella, Thilagavathy Gangadory, tra cui una villa con cinque camere da letto, acquistata al modico prezzo di 1,35 milioni di dollari, non senza aver prima trasferito 10,1 milioni su un conto congiunto.

L’errore è stato appurato nel passato mese di dicembre spingendo l’azienda di Singapore a fare causa alle due sorelle, per rientrare in possesso dei soldi erroneamente inviati. La sentenza è stata emessa dalla Corte Suprema del Victoria la quale ha ordinato la vendita della casa e la restituzione del denaro. La vicenda può quindi essere catalogata alla stregua di una curiosità, a differenza delle voci che hanno iniziato a circolare dopo la vicenda relativa alla Champions League.

Le preoccupazioni evidenziate da alcuni osservatori, peraltro, sembrano tutt’altro che campate in aria, soprattutto alla luce di una recente dichiarazione rilasciata da Sam Bankman-Fried, il CEO di FTX, in base alla quale un gran numero di exchange sarebbe ormai in default, tendendo per questo motivo a falsificare i dati sulle proprie contrattazioni. Una dichiarazione che più di qualcuno avrà senz’altro collegato ai licenziamenti di Crypto.com e alla sua rinuncia ad un palcoscenico di prestigio come quello rappresentato dalla Champions League.

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