Com’è ormai noto, il calcio globale è in crisi finanziaria, con bilanci letteralmente sotterrati dalla comparsa del Covid ad aggravare una situazione che era già critica in precedenza. Una situazione evidente soprattutto in Sud America, ormai da decenni, con molte società costrette a vendere in continuazione i propri gioielli per poter sopravvivere in un contesto molto problematico.

Se vendere è una necessità di ogni giorno, per i club calcistici sudamericani, in ogni trattativa c’è una sorta di convitato di pietra da tenere presente, ovvero il tasso di cambio delle valute locali in dollari, il quale rischia di trasformarsi in un salasso per chi partecipa alle transazioni. Per aggirarlo anche le società del settore hanno quindi deciso di adottare la strategia che è ormai abituale nella vita di tutti i giorni: impiegare le criptovalute.

Soprattutto in Paesi come Venezuela, Argentina e Colombia, sono infatti sempre di più i lavoratori e i pensionati a basso reddito che optano per il denaro virtuale. Non appena entrano in possesso dei loro magri emolumenti mensili, provvedono di conseguenza a cambiare le svalutatissime valute fiat in denaro digitale. Se, infatti, il crypto winter in atto ha abbattuto nel corso degli ultimi mesi la quotazione dell’intero settore, o quasi, per i cittadini sudamericani è comunque meno pericoloso affrontare i rischi del mercato finanziario piuttosto che veder rapidamente crollare il valore d’acquisto delle proprie monete.

Il primo contratto in criptovalute: il record spetta all’Argentina

Come abbiamo visto, tra i Paesi che si stanno convertendo alle criptovalute c’è l’Argentina. Il peso, infatti, nonostante i tanti tentativi di cura degli ultimi decenni, continua ad essere gravato da indici inflattivi elevatissimi tali da renderlo scarsamente funzionale al risparmio. Per evitare di rimetterci troppo, quindi, molti lo scambiano con Bitcoin o altri token, non appena possibile.

Proprio l’Argentina, però, rappresenta al tempo stesso uno dei luoghi storici del calcio mondiale. A Buenos Aires e dintorni sono nati un gran numero di fuoriclasse che hanno fatto la storia dello sport pedatorio sin dagli anni eroici. Basterebbe ricordare Alfredo Di Stefano, Diego Armando Maradona e Leo Messi per capire il ruolo fondamentale svolto dal calcio argentino e, soprattutto, la funzione che continua a caratterizzarlo, l’esportazione di talenti verso l’esterno.

Le contrattazioni riguardanti le società argentine sono quindi sempre molte, anche oggi che il Paese produce un numero minore di grandi talenti rispetto ai decenni precedenti. I contratti di cessione, però, comportano il problema del tasso di cambio, il quale può danneggiare sia il venditore che il compratore. Per aggirare il rischio ora le società calcistiche potrebbero però optare per le criptovalute.

Per ora lo ha fatto l’Athletic Club Banfield, che ha deciso di procedere alla cessione del centrocampista Giuliano Galoppo al Sao Paulo Futebol Clube, una delle più importanti squadre del calcio brasiliano utilizzando USD Coin nella trattativa. In pratica, i sei milioni di dollari che sono il corrispettivo della transazione sono stati convertiti in USDC, grazie alla collaborazione con l’exchange messicano Bitso.

Occorre però anche capire il reale vantaggio dell’operazione messa in atto dai due sodalizi. La transazione in criptovaluta che porterà infine Galoppo a vestire la maglia del club brasiliano dovrà comunque essere assoggettata alle regolamentazioni previste. È stato Bloomberg a citare fonti della banca centrale argentina le quali avrebbero chiarito come il trasferimento in oggetto sia pur sempre un’operazione di esportazione. Ne consegue che il Banfield sarà costretto a liquidare i propri USDC in valuta locale, i pesos, utilizzando il mercato ufficiale dei cambi. Il problema espulso dalla porta potrebbe quindi rientrare dalla finestra.

Diverso il discorso per Galoppo, in quanto il giocatore potrebbe anche decidere di conservare i token acquisiti nell’ambito della trattativa, oppure scambiarli con Bitcoin o altra criptovaluta. I contorni della questione, di conseguenza, sono ancora da chiarire e comprendere in tutte le loro implicazioni.

Il precedente di Leo Messi con le criptovalute

Se per il Sud America si tratta di una novità, occorre anche sottolineare come già nella trattativa che ha condotto Leo Messi dal Barcellona al Paris Saint Germain siano entrati a pieno titolo degli asset virtuali. Nel caso della Pulce, questo il soprannome con cui il fuoriclasse argentino è noto nel mondo del calcio, si è trattato di “$PSG Fan Tokens”, l’utility token del club parigino. Una parte del ricchissimo appannaggio del giocatore, infatti, viene liquidato per contratto sotto forma virtuale.

Nel caso del calcio sudamericano, però, potrebbe trattarsi ben presto di una necessità vitale e non di una sorta di capriccio, proprio  per fare in modo che le trattative possano assumere una veste di maggiore coerenza rispetto a quelle attuali, in cui il tasso di cambio rischia di far mutare completamente il quadro comportando alla fine esborsi molto superiori a quelli preventivati all’atto della stesura del contratto tra le parti interessate.

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