Mentre la guerra in Ucraina prosegue senza soluzione di continuità, l’Unione Europea continua a sanzionare la Russia nonostante l’evidente inefficacia delle misure emesse sinora, tali da apparire agli occhi dell’opinione pubblica una sorta di boomerang.

Il nuovo pacchetto di misure preso dalle istituzioni continentali, oltre al divieto di importare carbone da Mosca e a quello verso gli autotrasportatori russi e bielorussi, prevede anche il divieto di fornire alcuni servizi relativi alle criptovalute. A differenza di quanto deciso dagli Stati Uniti, che hanno optato per un divieto limitato ad alcune personalità e banche russe, l’UE ha invece optato per l’estensione delle misure all’intera popolazione.

La Commissione europea ha proposto anche altre due misure finanziarie: il divieto relativo alle transazioni e il congelamento degli asset collegati a quattro grandi banche russe, oltre all’introduzione del divieto di fornire consulenza sui trust ai cittadini russi.

Si tratta con tutta evidenza di un tentativo di evitare che il governo russo possa sfruttare le criptovalute per sfuggire alle sanzioni. Resta da capire a cosa possano servire misure di questo genere di fronte al fatto che nel pacchetto delle misure in questione non appare alcun accenno a petrolio o gas.

Russia e criptovalute

I timori che la Russia sia in grado di far leva sulle criptovalute sembrano tutt’altro che campati per aria. È stato il primo ministro russo, Mikhail Mishustin a rilanciarli affermando che i cittadini russi sarebbero in possesso attualmente di oltre 130 miliardi in asset virtuali. Per capire meglio il dato basterà ricordare che le riserve auree del Paese ammonterebbero a circa 140 miliardi di dollari.

Anche in questo caso, però, sembrano misure prese esclusivamente a livello d’immagine. Tanto per dirne una gli exchange potrebbero decidere autonomamente la loro politica, come del resto hanno fatto sinora. Basti ricordare la risposta data da Jesse Powell, il CEO di Kraken, di fronte alla richiesta ucraina di congelare i beni virtuali dei cittadini russi.

Intervistato nel corso di The Rachel Maddow Show su MSNBC, in risposta ad una dichiarazione di Hilary Clinton sulla stessa lunghezza d’onda di Kiev, Powell ha infatti affermato esplicitamente l’impossibilità di farlo, non senza aggiungere che se passasse il principio di sanzionare i cittadini di Paesi autori di guerre d’aggressione, il problema per quelli statunitensi sarebbe enorme.

La Russia sta realmente utilizzando le criptovalute per sfuggire alle sanzioni? Sì, ma…

L’ultimo pacchetto di provvedimenti comprensivo di misure sugli asset virtuali risponde ad una realtà ben precisa: la Russia sta effettivamente utilizzando Bitcoin e Altcoin per sfuggire alle misure sanzionatorie del blocco occidentale. A confermarlo è stato di recente Massimo Doria, capo servizio strumenti di pagamento della Banca D’Italia.

Il problema è che il meccanismo predisposto fa acqua da tutte le parti. Mosca infatti non ha minimamente faticato a trovare altri sbocchi per i prodotti petroliferi ed energetici che non sono più richiesti da Stati Uniti e Unione Europea. Basti pensare che, ad esempio, trova preziosi interlocutore nell’India, che compra greggio in rubli, e nella Cina, che paga in yuan. Secondo i dati di Bloomberg Economics, la Russia incasserà nel 2022 la bellezza di 321 miliardi dalle esportazioni di energia, con l’aumento di un terzo rispetto all’anno precedente.

Inoltre la Russia si sta agganciando al sistema cinese per i pagamenti bancari, dopo l’espulsione delle sue banche dallo SWIFT. Una decisione la quale presto potrebbe essere seguita da altri Paesi, apertamente timorosi di vedersi sanzionati come la Russia.

Mentre l’economia russa non sembra minimamente risentire di quanto sta accadendo, in alcune parti del vecchio continente già iniziano a levarsi voci preoccupate. A partire da Mark Rutte, primo ministro dei Paesi Bassi, il quale ha esplicitamente ammesso l’impossibilità di fare a meno del gas proveniente dagli Urali.

Per capire meglio il concetto, occorre a questo punto ricordare cosa potrebbe comportare per il nostro Paese la chiusura dei rubinetti da parte di Putin: due anni di recessione, inflazione all’8% e centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio. Senza contare una netta riduzione dei redditi. Forse è per questo che si punta a provvedimenti simbolici, come quelli sulle criptovalute, senza toccare il gas.

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