Dopo ore di indiscrezioni e voci sempre più insistenti, Warner Bros. Discovery ha messo nero su bianco la propria decisione: l’offerta di acquisizione ostile avanzata da Paramount Skydance è stata ufficialmente respinta, come dichiarato nell’apposito comunicato stampa. Il consiglio di amministrazione della società ha infatti bocciato all’unanimità la proposta da 108 miliardi di dollari, confermando invece la validità e la priorità dell’accordo di fusione già siglato con Netflix.

Una scelta che chiude, almeno per il momento, una delle partite più delicate e discusse nel panorama dei media globali, e che ribadisce la volontà di Warner Bros. Discovery di seguire una strategia industriale già tracciata, piuttosto che avventurarsi in un’operazione giudicata troppo incerta sotto il profilo finanziario.

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Perché l’offerta di Paramount non ha convinto Warner Bros. Discovery

Secondo quanto comunicato ufficialmente, l’offerta di Paramount non soddisfa i criteri per essere considerata una proposta superiore rispetto all’intesa con Netflix, firmata il 5 dicembre 2025 e dal valore complessivo di 82,7 miliardi di dollari (attualmente in attesa delle necessarie autorizzazioni regolatorie).

Il punto centrale della bocciatura riguarda le garanzie finanziarie, Warner Bros. Discovery accusa Paramount di aver fornito agli azionisti informazioni fuorvianti, sostenendo di disporre di una copertura finanziaria completa grazie al supporto della famiglia Ellison; secondo il board di WBD tuttavia, tale supporto non sarebbe mai stato garantito in modo diretto e vincolante.

A destare particolare preoccupazione è stato l’utilizzo di un trust revocabile e poco trasparente come garanzia dell’operazione, giudicato inadeguato per un’acquisizione di questa portata e potenzialmente rischioso per la stabilità futura della società e per la tutela degli investitori.

A complicare ulteriormente la proposta di Paramount è stata anche la struttura dei finanziamenti, che prevedeva capitoli provenienti da fondi sovrani di Arabia Saudita, Qatar e Abu Dhabi. Un elemento che, secondo Warner Bros. Discovery, avrebbe potuto innescare un’analisi sulla sicurezza nazionale da parte del governo degli Stati Uniti, aggiungendo un ulteriore livello di incertezza regolatoria.

Non solo, il consiglio di amministrazione ha espresso forti perplessità anche sulle sinergie dichiarate da Paramount, stimate in circa 9 miliardi di dollari; secondo Warner, tagli di questa entità rischierebbero di indebolire l’intera industria cinematografica e televisiva, piuttosto che rafforzarla, con possibili ripercussioni negative su creatività, produzione e occupazione.

La decisione di Warner Bros. Discovery è stata accolta positivamente da Netflix, che vede così consolidarsi un accordo ritenuto strategico per entrambe le parti. Il co-CEO Ted Sarandos ha sottolineato come il processo competitivo abbia portato al miglior risultato possibile non solo per gli azionisti, ma anche per i consumatori, i creatori di contenuti e l’intero settore dell’intrattenimento.

Secondo Netflix, l’intesa con Warner rappresenta una soluzione più solida, equilibrata e orientata alla crescita di lungo periodo, capace di offrire benefici industriali concreti senza esporre le aziende a rischi eccessivi.

Con il rifiuto ufficiale dell’offerta da 108 miliardi di dollari, Paramount Skydance esce momentaneamente di scena, almeno in attesa di eventuali contromosse; al momento infatti, Paramount non ha rilasciato commenti ufficiali in seguito alla decisione del consiglio di Warner Bros. Discovery.

Nel frattempo, l’accordo con Netflix resta il fulcro della strategia futura di WBD, in attesa del via libera delle autorità competenti, un passaggio tutt’altro che scontato, ma che appare oggi decisamente più lineare rispetto a un’operazione di acquisizione giudicata troppo fragile sul piano delle garanzie finanziarie.

Come spesso accade in questi casi, la partita potrebbe non essere del tutto chiusa, ma per ora Warner Bros. Discovery ha scelto la strada della continuità, respingendo un’offerta miliardaria e puntando tutto su un’alleanza ritenuta più sicura e sostenibile nel lungo periodo.