Dopo l’annuncio arrivato in occasione del DevDay, OpenAI compie un passo decisivo verso l’apertura dell’ecosistema di ChatGPT: a partire da oggi infatti, gli sviluppatori possono ufficialmente inviare le proprie app per la revisione e la pubblicazione all’interno di ChatGPT, seguendo specifiche linee guida pensate per garantire qualità, sicurezza e coerenza con l’esperienza conversazionale.
Si tratta di un cambiamento importante, che segna l’inizio di una nuova fase per lo strumento dell’azienda, sempre più orientato a diventare una piattaforma estensibile, capace non solo di rispondere alle domande degli utenti, ma anche di permettere azioni concrete direttamente nella conversazione.
OpenAI apre le candidature per le app da sottoporre a revisione e pubblicazione in ChatGPT
Le app in ChatGPT nascono con un obbiettivo piuttosto chiaro: estendere le capacità del modello introducendo nuovo contesto e nuove azioni, il tutto senza uscire dalla chat. In pratica, le app consentono di svolgere attività come ordinare la spesa, trasformare una semplice scaletta in una presentazione, cercare un appartamento, o completare flussi di lavoro che iniziano direttamente nella conversazione; il tutto avviene in modo integrato, senza passaggi intermedi o interruzioni dell’esperienza utente, un aspetto su cui OpenAI insiste particolarmente.
In parallelo all’apertura delle candidature, OpenAI ha annunciato anche l’introduzione di una vera e propria directory delle app, accessibile direttamente dall’interfaccia di ChatGPT. Gli utenti potranno sfogliare le app in evidenza, cercare manualmente un’app specifica, accedere alla directory dal menù Strumenti, oppure visitare direttamente la pagina chatgpt.com/apps. Gli sviluppatori, dal canto loro, potranno utilizzare deep link per portare gli utenti direttamente alla pagina della propria app, anche da piattaforme esterne.
Una volta connesse, le app possono essere richiamate durante la conversazione in diversi modi: menzionandole con @, selezionandole dal menù degli strumenti o, in alcuni casi, lasciando che sia ChatGPT stesso a suggerirle in base al contesto, ai modelli di utilizzo e alle preferenze dell’utente (con la possibilità di fornire feedback chiari).
OpenAI sottolinea come la progettazione debba partire dalle reali intenzioni degli utenti, evitando soluzioni forzate o poco naturali nella chat. Per questo motivo mette a disposizione diversi strumenti e risorse, tra cui:
- Apps SDK (attualmente in Beta)
- linee guida ufficiali per l’invio delle app
- best practice su cosa rende un’app ChatGPT davvero efficace
- esempi di app open source
- una libreria UI open source per interfacce di chat native
- una guida rapida passo passo
Le app più riuscite, secondo OpenAI, sono quelle intuitive nella conversazione, capaci di completare flussi di lavoro reali o di abilitare nuove esperienze native pensate specificamente per l’IA.
Una volta completato lo sviluppo, le app possono essere inviate tramite la piattaforma per sviluppatori OpenAI, dove è possibile anche monitorare lo stato della revisione. Il processo di candidatura include dettagli sulla connettività MCP, linee guida per i test, metadati per la directory e impostazioni di disponibilità per Paese.
Il primo set di app approvate verrà distribuito gradualmente nel nuovo anno, e quelle che rispetteranno gli standard di qualità e sicurezza potranno essere pubblicate nella directory ufficiale; le app più apprezzate dagli utenti potrebbero inoltre ottenere maggiore visibilità o essere consigliate direttamente da ChatGPT.
Sul fronte monetizzazione, OpenAI adotta (per ora) un approccio piuttosto prudente; in questa fase iniziale gli sviluppatori possono collegare le app ChatGPT ai propri siti web o alle app native per completare transazioni di beni fisici.
L’azienda ha però confermato di stare esplorando ulteriori opzioni di monetizzazione, inclusi i beni digitali, con l’intenzione di condividere maggiori dettagli man mano che l’ecosistema crescerà e verranno analizzati i comportamenti di utenti e sviluppatori.
Come prevedibile, sicurezza, privacy e trasparenza sono elementi fondamentali del nuovo sistema, tutte le app devono rispettare le policy di utilizzo di OpenAI, essere adatte a tutti i tipi di pubblico, rispettare i termini di servizio di terze parti, e includere una chiara informativa sulla privacy.
Gli sviluppatori devono inoltre richiedere solo dati strettamente necessari al funzionamento dell’app, quando un utente si connette a una nuova app ChatGPT mostrerà chiaramente quali dati potrebbero essere condivisi, lasciando sempre all’utente il pieno controllo; disconnettendo l’app, l’accesso ai dati verrà revocato immediatamente.
OpenAI è piuttosto chiara: questo è solo l’inizio. L’obbiettivo è trasformare le app in un’estensione naturale della conversazione, capace di accompagnare gli utenti dal pensiero all’azione, creando al tempo stesso un ecosistema sostenibile e attraente per gli sviluppatori.
Nel tempo, l’azienda punta ad ampliare il numero di app disponibili, renderle più facili da scoprire, migliorare i sistemi di raccomandazione, ed espandere le possibilità di monetizzazione.
In altre parole, ChatGPT non vuole più essere solo un assistente, ma una piattaforma vera e propria, sulla quale costruire servizi, flussi di lavoro ed esperienze pensate nativamente per l’intelligenza artificiale.
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