L’ecosistema dell’intelligenza artificiale sta entrando in una fase del tutto nuova in cui, come spesso accade quando una tecnologia raggiunge una massa critica, il rischio di frammentazione diventa concreto. Non si parla più soltanto di chatbot, ma di agenti capaci di compiere azioni, coordinarsi, comunicare tra loro e integrarsi in strumenti complessi; è in questo contesto che nasce la Agentic AI Foundation (AAIF), una nuova iniziativa della Linux Foundation pensata per evitare che l’era degli agenti si trasformi in un mosaico caotico di prodotti incompatibili.

Fin dal lancio, l’AAIF può contare su tre nomi di peso assoluto: OpenAI, Anthropic e Block, ognuno dei quali contribuirà con un tassello fondamentale dell’infrastruttura open source dedicata agli agenti. Una mossa che, come sempre accade quando il settore si compatta attorno a standard condivisi, punta a gettare le basi del futuro dell’IA agentica.

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La Linux Foundation vuole gettare le basi per il futuro dell’IA agentica

Le tre aziende menzionate in apertura porteranno nell’AAIF progetti che fino a ieri erano iniziative separate:

  • Anthropic donerà il Model Context Protocol (MCP), un metodo pensato per collegare in modo standardizzato modelli, agenti, strumenti e dati
  • Block contribuirà con Goose, il suo framework open source che migliaia di ingegneri interni già utilizzano per coding, analisi dati e documentazione
  • OpenAI consegnerà AGENTS.md, un semplice ma cruciale file di istruzioni che gli sviluppatori possono includere nei repository per guidare gli strumenti di programmazione IA

Tre approcci differenti ma complementari, che Jim Zemlin, direttore esecutivo della Linux Foundation, definisce come blocchi di costruzione condivisi per evitare futuri ecosistemi chiusi.

L’AAIF punta ovviamente a un obbiettivo molto ambizioso, costruire uno spazio neutrale in cui standard, protocolli, modelli di sicurezza e pratiche di orchestrazione possano evolversi in modo coordinato, evitando che aziende e sviluppatori debbano reinventare ogni integrazione da zero.

Come spiega Nik Cooper di OpenAI, i protocolli rappresentano un linguaggio condiviso che permette a sistemi diversi di lavorare insieme, è un concetto chiave, maggiore interoperabilità significa meno complessità per chi sviluppa, meno dipendenza da soluzioni proprietarie e maggiore affidabilità su larga scala.

Non sorprende quindi che, tra i membri dell’AAIF figurino anche AWS, Bloomberg, Cloudflare e Google, a conferma di un interesse ormai trasversale nel ridurre la proliferazione di stack chiusi e incompatibili.

Zemlin è stato chiaro, senza standard condivisi il rischio è di ritrovarsi con agenti gestiti da piattaforme proprietarie in cui comportamento, connessioni e orchestrazione sono bloccati dietro interfacce non interoperabili; uno scenario che la Linux Foundation vuole evitare, replicando quello che negli anni è già successo con Kubernetes, PyTorch o Ray, tecnologie nate in modo collaborativo e diventate rapidamente pilastri globali.

È anche per questo che l’AAIF utilizzerà un fondo diretto per finanziare la struttura, le aziende possono contribuire economicamente ma non ottengono alcun controllo sulle roadmap, che restano in mano ai comitati tecnici.

Perché Block, Anthropic e OpenAI ci credono così tanto? Block, con Goose, vuole dimostrare che le alternative open possono competere alla pari con gli agenti proprietari, e che aprire il codice significa migliorarlo più velocemente grazie al contributo della community.

Anthropic punta a far diventare MCP lo standard de facto, evitando la proliferazione di adattatori personalizzati che rallentano lo sviluppo; mentre OpenAI vede nell’AAIF un terreno fertile per protocolli che evolvano rapidamente, invece di rimanere statici per anni.

Tutte e tre concordano su un principio: un’infrastruttura agentica aperta è l’unico modo per arrivare a sistemi veramente interoperabili.

La domanda è se l’AAIF riuscirà davvero a trasformarsi in un’infrastruttura globale o se diventerà una delle tante alleanze di facciata del settore tech; secondo Zemlin, il primo indicatore sarà l’adozione su larga scala degli standard e la loro implementazione da parte dei principali fornitori.

E se anche un azienda finisse per dominare grazie alla rapidità di implementazione, la Linux Foundation lo considera un esito naturale dell’open source: il predominio emerge dal merito, non dal controllo, afferma Zemlin.

L’attrattiva immediata per sviluppatori e aziende è evidente, meno connettori personalizzati, comportamenti più prevedibili e maggiore sicurezza operativa; ma la visione a lungo termine è molto più ambiziosa: creare un ecosistema di agenti capace di replicare la stessa apertura e interoperabilità che hanno reso possibile il web moderno.

Bisognerà attendere per vedere i primi effetti concreti, ma è ormai chiaro che l’era degli agenti IA sarà open, interoperabile e condivisa.