Windows 11, lanciato nell’ormai lontano ottobre 2021, sarebbe dovuto essere nelle intenzioni di Microsoft il punto di partenza per un’esperienza moderna, intelligente e perfettamente integrata con i nuovi flussi basati sull’intelligenza artificiale; e invece, come spesso accade quando si parla di aggiornamenti di un sistema operativo, la realtà ha preso una direzione decisamente diversa, con una lunga serie di criticità che negli ultimi mesi hanno messo in discussione non solo l’affidabilità del software, ma anche la fiducia degli utenti. Il risultato è una situazione paradossale, Windows 11 non funziona come dovrebbe, ma allo stesso tempo Microsoft continua a modificarlo introducendo nuove regressioni.

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Le funzioni principali di Windows 11 sono in difficoltà

Molti di voi avranno notato, o letto nei recenti bollettini di supporto di Microsoft, che alcune delle funzionalità più basilari di Windows 11 non sono più affidabili. Menù Start, barra delle applicazioni, Esplora file, Impostazioni: componenti essenziali del sistema che dopo gli aggiornamenti rilasciati da luglio 2025 possono smettere di funzionare all’improvviso. Un problema che Microsoft attribuisce a un componente XAML difettoso introdotto proprio in quel periodo e che, di fatto, costringe gli utenti a fare i conti con crash di Explorer.exe, ShellHost bloccato e app Impostazioni che rifiuta di aprirsi.

Il punto, spesso taciuto ma inevitabile, è che questi problemi non sono episodi sporadici, gli utenti convivono da mesi con taskbar non funzionanti, Start in stato di errore critico e operazioni basilari che non rispondono più. L’unica soluzione temporanea? Ripristinare manualmente alcuni pacchetti tramite PowerShell, una procedura che difficilmente può essere considerata accettabile per un sistema operativo maturo.

Un sistema operativo diventato fragile

Non è un segreto che Microsoft stia spingendo in modo evidente sull’intelligenza artificiale, lo stesso CEO Satya Nadella ha affermato con orgoglio che fino al 30% del nuovo codice scritto in azienda è generato da strumenti IA. Una dichiarazione che molti hanno accolto con entusiasmo, ma che altri, giustamente, osservano con sospetto: l’aumento di codice generato automaticamente coincide infatti con un incremento di bug nelle funzionalità chiave del sistema.

Ovviamente una correlazione non implica necessariamente una causalità, ma la tempistica è quantomeno sospetta. In parallelo, Windows 11 continua a ricevere funzionalità legate a Copilot e all’assistente integrato, mentre mancano ancora oggi caratteristiche basilari già viste in Windows 10: la taskbar non può essere spostata, le finestre non possono essere separate, i menù contestuali hanno richiesto un anno per tornare usabili; insomma, c’è un forte contrasto fra l’aggressiva introduzione di funzioni IA e la fragilità della piattaforma sottostante.

Requisiti inutili, pubblicità invasive e promesse mancate fanno diminuire la fiducia degli utenti

Gran parte del malcontento deriva dal rapporto ormai incrinato tra Microsoft e la sua base utenti. Windows 11 è nato con requisiti hardware stringenti, TPM 2.0 in primis, che hanno escluso milioni di PC perfettamente funzionanti, alimentando la percezione che l’azienda stesse forzando il passaggio a sistemi più recenti; una mossa che, anche se mitigata in seguito, ha compromesso la fiducia degli utenti.

Poi ci sono le pubblicità, prima timide, poi sempre più invadenti, fino ad arrivare all’interno del menù Start e di altre aree del sistema operativo; suggerimenti per Microsoft 365, notifiche per OneDrive, promozioni integrate, esattamente ciò che molti non vogliono vedere in un sistema operativo a pagamento.

Tutto questo porta a un dato significativo: nonostante Windows 10 abbia ormai raggiunto la fine del supporto, circa 1 miliardo di PC continua a utilizzarlo, mentre l’adozione di Windows 11 è indietro di circa 10 punti percentuali rispetto a quanto accaduto nel ciclo di Windows 10. In altre parole, molti utenti ritengono Windows 10 più affidabile dell’attuale sistema operativo di punta di Microsoft, e per certi versi non hanno tutti i torti.

Microsoft guarda al futuro con un Windows agente

A complicare ulteriormente la situazione, Microsoft sta già progettando il futuro: un Windows trasformato in agente, con una profonda integrazione dell’intelligenza artificiale e nuove tecnologie con il modello Fara-7B. Una visione ambiziosa certo, ma che arriva in un momento in cui gli utenti chiedono qualcosa di molto più semplice: stabilità. Vogliono poter aprire il menù Start senza errori critici, utilizzare Esplora file senza blocchi improvvisi e installare aggiornamenti senza temere che possano rompere altre funzionalità.

Microsoft deve fare una scelta

La situazione è chiara, Microsoft si trova davanti a un bivio: da un lato c’è l’espansione dell’intelligenza artificiale, che rappresenta la visione futura dell’azienda; dall’altro c’è un sistema operativo che, ancora oggi, fatica nelle operazioni più elementari, ed è evidente che gli utenti non sono disposti a tollerare a lungo questa instabilità.

La soluzione, come sempre, potrebbe essere quella più razionale, ovvero sospendere temporaneamente l’introduzione di nuove funzioni IA e concentrarsi sulla riparazione delle fondamenta; è già successo con Windows Vista e Windows 8, ascolto dei feedback, revisione delle priorità e un progressivo ritorno all’affidabilità. Ma questa volta il tempo stringe, perché gli utenti hanno alternative concrete e, come dimostrano i dati, c’è una crescente volontà di esplorare.

In conclusione, Windows 11 non ha bisogno di essere rivoluzionato, deve semplicemente funzionare; ma finché Microsoft continuerà ad aggiungere complessità a un sistema ancora instabile, difficilmente potrà riconquistare la fiducia degli utenti. E se oggi molti preferiscono rimanere su Windows 10, nonostante il suo fine vita, è perché nell’attuale panorama software la stabilità non è un optional, ma una necessità imprescindibile.