Nonostante le dichiarazioni ufficiali di Microsoft che parlano di oltre un miliardo di dispositivi attivi con Windows, emergono indizi piuttosto significativi di una lenta ma costante erosione della base di utenti; una tendenza che si inserisce in un contesto in cui il mondo della tecnologia sta progressivamente virando verso la mobilità totale, relegando i computer tradizionali a un ruolo sempre più di nicchia.

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Windows subisce l’ascesa di smartphone e tablet

Il vicepresidente esecutivo di microsoft, Yusuf Mehdi, ha ribadito la scorsa settimana in un post sul blog che Windows resta installato su più di un miliardo di dispositivi attivi a livello globale; tuttavia, confrontando questa cifra con il rapporto annuale Microsoft del 2022, che riportava circa 1,4 miliardi di dispositivi attivi con Windows 10 o 11, è evidente un calo stimato di circa 400 milioni di utenti in appena tre anni.

Considerando che i report finanziari e le comunicazioni ufficiali vengono di norma sottoposti a un rigoroso controllo legale e contabile, è plausibile supporre che questi dati riflettano un trend reale e non semplici oscillazioni fisiologiche.

La progressiva perdita di terreno da parte di Windows non può essere spiegata interamente con la concorrenza di macOS, che ha sì beneficiato dell’arrivo di Apple Silicon, ma non abbastanza da assorbire decine di milioni di utenti; anzi, sembra che le vendite di Mac siano diminuite e la linea di computer di Cupertino rappresenta ormai appena il 7,7% del fatturato aziendale, rispetto a cifre molto più rilevanti del passato.

Il vero nemico di Windows, dunque, sembra essere il cambiamento nelle abitudini dei consumatori: smartphone e tablet sono diventati dispositivi sufficientemente potenti per molte attività quotidiane, sempre più persone (soprattutto giovani) preferiscono la praticità di un dispositivo mobile al PC tradizionale, inoltre la pandemia che inizialmente aveva spinto un’ondata di acquisti di computer per il lavoro e la didattica da remoto, ha poi lasciato spazio a un calo prolungato delle vendite di PC.

Non a caso, i segmenti che continuano a rappresentare uno zoccolo duro per Windows sono quelli professionali specializzati e il gaming su PC; per tutti gli altri utenti, la combinazione di alternative economiche e strumenti online ha reso meno indispensabile avere un computer con Windows.

Questo scenario spiega in parte perché Microsoft abbia deciso di spingere con forza l’aggiornamento di Windows 11, la strategia è chiara:

  • indurre chi non può aggiornare ad acquistare un PC nuovo
  • consolidare la base utenti sulle versioni più recenti del sistema operativo per garantire standard di sicurezza e performance
  • sfruttare la scadenza del supporto a Windows 10 che spingerà molte aziende ad adeguarsi

Ma questa transizione potrebbe non bastare a frenare l’emorragia, soprattutto nel mercato consumer, dove la maggior parte delle persone continuerà a usare Windows 10 anche dopo la fine del supporto ufficiale, accettando i rischi di sicurezza pur di evitare spese aggiuntive.

In passato l’ecosistema Microsoft Office e la disponibilità di software esclusivi facevano di Windows l’unica scelta naturale per la produttività, oggi invece, con l’esplosione di Google Documenti e delle applicazioni web, molti utenti non percepiscono più un reale bisogno di restare ancorati alla piattaforma di Microsoft.

La perdita di centinaia di milioni di utenti in pochi anni potrebbe rappresentare un punto di non ritorno per il dominio incontrastato di Windows e, se Microsoft non riuscirà a rinnovare la percezione del PC come strumento indispensabile, il rischio è che la parabola discendente prosegua.