Apple si trova a dover affrontare una nuova causa collettiva negli Stati Uniti contro il monopolio di iCloud, che con le restrizioni sul limite di spazio disponibile in forma gratuita e gli aumenti di prezzo graduali negli anni costringe gli utenti a dover sottostare ad un abbonamento a pagamento, dando poco spazio di manovra ai consumatori nella scelta di servizi di terze parti.

Secondo la causa, Apple avrebbe aumentato in modo esagerato i prezzi di iCloud portando l’azienda a generare quasi interamente profitto dalla vendita di abbonamenti. Sin dal lancio del servizio, avvenuto nel 2011, iCloud offre 5 GB di spazio di archiviazione per tutti i possessori di un account, ma il modo in cui è impostato il servizio di backup costringe gli utenti ad acquistare spazio di archiviazione in più, poiché quello gratuito non è sufficiente per lo scopo.

La causa collettiva accusa inoltre Apple di “manipolare il campo di gioco competitivo”, consentendo solo ad iCloud di gestire i backup dei dispositivi e dando agli utenti poca scelta di alternative di terze parti.

Apple accusata di monopolio per il servizio di iCloud

Apple richiede in modo arbitrario che i possessori di iPhone utilizzino iCloud per eseguire il backup di determinati tipi di file, principalmente le impostazioni del dispositivo e i dati delle app installate, dando invece la possibilità di scegliere altri fornitori di spazio di archiviazione in cloud, come Google Drive, per altri tipi di file, come foto o video.

Questa imposizione nell’utilizzo di iCloud per alcuni specifici file, secondo chi ha lanciato l’accusa, impedisce alle piattaforme cloud concorrenti di offrire una soluzione completa per i possessori di iPhone, che dovranno sempre rifarsi al servizio di Apple per eseguire il backup di una parte del proprio sistema, utilizzando i 5 GB inclusi nel proprio account gratuitamente.

La causa si sofferma principalmente proprio su questo punto, poiché i 5 GB sono ormai limitanti per qualunque utente possessore di iPhone, che sarà quindi costretto ad acquistare spazio di archiviazione extra a pagamento per eseguire il backup del proprio dispositivo. I querelanti, inoltre, accusano Apple di aver limitato appositamente lo spazio di archiviazione gratuito a 5 GB, sapendo che non sarebbero bastati per la maggior parte degli utenti.

In sostanza l’azienda impone ciò che gli economisti definiscono un “vincolo di requisiti”: se i possessori di un dispositivo di Apple desiderano utilizzare il cloud per eseguire il backup dei file di sistema, iCloud è l’unica alternativa possibile, e se i 5 GB di spazio di archiviazione gratuita non bastano, l’acquisto di spazio extra è essenziale per lo scopo.

La causa afferma dunque che non esistono giustificazioni tecnologiche o di sicurezza per cui Apple dovrebbe imporre l’uso di iCloud per alcuni determinati tipi di file: questa distinzione serve esclusivamente a limitare la concorrenza e a favorire il proprio prodotto rispetto alle piattaforme concorrenti.