Lo scorso 29 gennaio è stato effettuato un intervento rivoluzionario presso la sede di Neuralink in California. Per la prima volta, il chip sviluppato dalla società fondata da Elon Musk nel 2016 è stato impiantato nel cervello di un essere umano.
L’operazione, eseguita con l’ausilio del robot chirurgico progettato appositamente da Neuralink, è durata circa 8 ore. Il paziente, che ha preferito mantenere l’anonimato, era affetto da tetraplegia causata da una lesione al midollo spinale cervicale.
Indice:
Come funziona il chip Neuralink
Il chip Neuralink N1 è costituito da 1024 minuscoli elettrodi flessibili, inseriti nel cervello tramite dei sottilissimi filamenti. Questi elettrodi sono in grado di captare l’attività elettrica del cervello e trasmetterla wireless ad un’app sullo smartphone del paziente.
L’app è poi in grado di decodificare i segnali cerebrali e tradurli in azioni concrete, come ad esempio il movimento di un cursore su uno schermo. L’obiettivo a lungo termine è quello di permettere a persone con gravissime disabilità di recuperare alcune funzionalità perse, ad esempio la capacità di comunicare o di muoversi nello spazio circostante.
I primi risultati sull’uomo sono incoraggianti
A distanza di quasi un mese dall’operazione, Elon Musk ha condiviso un aggiornamento molto positivo sulle condizioni del paziente. “I progressi sono buoni e il paziente sembra essersi ripreso completamente, senza alcun effetto negativo di cui siamo a conoscenza”, ha dichiarato l’imprenditore in un video in diretta su X (Twitter).
Il fondatore di Neuralink ha anche aggiunto che il paziente è già in grado di muovere il cursore di un computer semplicemente pensando di farlo. Si tratta di un primo, promettente risultato che dimostra le potenzialità di questa nuova tecnologia.
“The first human Neuralink patient seems to have made a full recovery with no ill effects and is able to control the mouse around the screen just by thinking.”
— Elon Musk pic.twitter.com/0E8qFyLehO
— DogeDesigner (@cb_doge) February 20, 2024
Neuralink sta ora lavorando per ottenere il maggior numero possibile di “click” dai pensieri del paziente. L’obiettivo è riuscire non solo a muovere il cursore, ma anche a simulare i click del mouse, trascinamenti e altre azioni complesse.
In futuro, se la tecnologia si dimostrerà sicura ed efficace, si potrà pensare di applicarla su larga scala per aiutare le persone con gravissime disabilità a riacquistare alcune capacità e autonomia. Neuralink sta anche lavorando ad interfacce cervello-computer di nuova generazione con un numero maggiore di elettrodi, per ottenere segnali cerebrali ancora più definiti ed ampi.
Non mancano critiche, dubbi e perplessità
L’annuncio di Elon Musk non è esente da critiche e perplessità da parte della comunità scientifica. In molti fanno notare come i dettagli condivisi siano ancora troppo pochi per valutare realmente safety ed efficacy della tecnologia Neuralink.
Inoltre, il fatto che la sperimentazione clinica non sia stata registrata su ClinicalTrials.gov, il database pubblico del National Institutes of Health statunitense, ha destato ulteriori dubbi sulla trasparenza del progetto.
Sarà quindi necessario attendere la pubblicazione dei risultati scientifici della sperimentazione su riviste biomediche peer-reviewed prima di cantare vittoria. Nel frattempo, gli scienziati di tutto il mondo continueranno a seguire con interesse e scetticismo i progressi di Neuralink.
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