Nei giorni scorsi la Lega Serie A e altri importanti campionati di calcio si sono mossi con prepotenza per impedire l’adozione da parte del Parlamento Europeo di una norma che elimini il geoblocking.

Si tratta del sistema che impone dei blocchi geografici agli utenti e in virtù del quale viene data preferenza ai servizi locali: un esempio pratico è rappresentato, proprio per quanto riguarda il calcio, dalla necessità attuale per gli utenti italiani per guardare le partite di Serie A di un abbonamento con un servizio di streaming italiano.

Ebbene, mercoledì il Parlamento Europeo non ha adottato il provvedimento così temuto dalla Lega Serie A di eliminazione del geoblocking, sottolinenando tuttavia la necessità di intervenire per regolamentare meglio la materia.

La Serie A per il momento può stare tranquilla

In particolare, i deputati hanno adottato una risoluzione nella quale sottolineano la necessità di rivedere le norme dell’UE in materia di blocchi geografici, ciò anche alla luce dell’accelerazione della trasformazione digitale e dell’aumento degli acquisti online negli ultimi anni.

Il Parlamento Europeo ha precisato che le norme in vigore consentono ai consumatori di fare acquisti online e di accedere ai servizi oltre confine senza molte restrizioni ma devono essere applicate pienamente ed è necessario eliminare le barriere rimanenti.

Ed ancora, i deputati prendono atto che le norme attuali non si applicano a specifici servizi digitali che offrono contenuti protetti da copyright e sottolineano i potenziali vantaggi dell’inclusione di tali servizi nelle norme dell’UE.

Con specifico riferimento ai servizi streaming di contenuti audiovisivi e di eventi sportivi dal vivo, i deputati sottolineano l’importanza di modernizzare il settore per soddisfare le aspettative dei consumatori in termini di disponibilità, accessibilità, flessibilità e qualità dei contenuti, auspicando che “la Commissione e gli Stati membri valutino attentamente tutte le opzioni per ridurre la prevalenza di barriere geo-bloccanti ingiuste e discriminatorie”.

I deputati, tuttavia, sono consapevoli che l’estensione del campo di applicazione delle norme al settore audiovisivo comporterebbe una significativa perdita di entrate, minacciando gli investimenti in nuovi contenuti, diminuendo i canali di distribuzione e con il rischio di finire per causare un aumento dei prezzi per i consumatori e chiedono, pertanto, di valutare ulteriormente l’impatto di un’iniziativa di questo tipo e la previsione di un calendario realistico per consentire al settore audiovisivo di adattarsi.

In sostanza, per il momento nulla di fatto e la Lega Serie A può tirare un sospiro di sollievo.