Il panorama dell’intelligenza artificiale è sempre più al centro del dibattito pubblico, e ora a far discutere è una denuncia rivolta a due giganti del settore, Microsoft e OpenAI. Sedici persone anonime hanno portato le due aziende in tribunale, sostenendo che i loro prodotti basati su intelligenza artificiale – che fanno capo all’ormai famosissimo ChatGPT – hanno raccolto e divulgato le proprie informazioni personali senza un adeguato preavviso o consenso.
Un’accusa pesante per il mondo dell’intelligenza artificiale
La denuncia (trovate il PDF completo a questo indirizzo), depositata presso la corte federale di San Francisco, sostiene che Microsoft e OpenAI avrebbero ignorato i metodi legali per ottenere i dati necessari per i loro modelli di intelligenza artificiale, optando invece per raccoglierli senza alcun pagamento. Secondo quanto riportato, le due aziende avrebbero adottato un approccio definito come “furto”, raccogliendo sistematicamente 300 miliardi di parole da fonti su Internet, come libri, articoli, siti web e post. Queste parole, secondo gli accusatori, includerebbero informazioni personali ottenute senza il consenso delle persone coinvolte, raccolte in segreto da OpenAI che non ha provveduto a registrarsi come broker di dati, come invece sarebbe stato necessario secondo la legge vigente.
Le due aziende, attraverso i propri prodotti di intelligenza artificiale, sarebbero dunque responsabili della raccolta, archiviazione, tracciamento, condivisione e divulgazione delle informazioni personali di milioni di persone. Tra queste informazioni, si annoverano dettagli dei prodotti, informazioni sugli account, nomi, dati di contatto, credenziali di accesso, e-mail, informazioni di pagamento, registri delle transazioni, dati del browser, informazioni sui social media, registri delle chat, dati di utilizzo, analisi, cookie, ricerche e altre attività online.
Secondo la denuncia, Microsoft e OpenAI avrebbero incorporato nei propri prodotti e servizi di intelligenza artificiale le informazioni personali di milioni di persone, che riflettono hobby, credenze religiose, opinioni politiche, registrazioni di voto, appartenenza a gruppi sociali e di supporto, orientamenti sessuali e identità di genere, storie di lavoro, foto di famiglia, amici e altri dati derivanti da interazioni online.
Ricordiamo che OpenAI ha sviluppato una famiglia di modelli linguistici di grandi dimensioni per la generazione di testi, che comprende GPT-2, GPT-3.5, GPT-4 e ChatGPT; Microsoft non solo sostiene questa tecnologia, ma l’ha inserita in ogni angolo dei propri prodotti e servizi digitali, che vanno da Windows ad Azure.
Le possibili ripercussioni della denuncia
La denuncia di 157 pagine non fornisce casi specifici di danni, ma riporta numerose citazioni da parte dei media e degli accademici che esprimono preoccupazione riguardo ai modelli di intelligenza artificiale e alle questioni etiche ad essi associate. L’azione legale richiede la certificazione di una class action e un risarcimento di 3 miliardi di dollari, anche se tale cifra è presumibilmente indicativa. Eventuali danni effettivi saranno stabiliti qualora i querelanti avessero successo, sulla base delle conclusioni del tribunale.
La denuncia afferma che Microsoft e OpenAI hanno violato anche l’Electronic Privacy Communications Act americano acquisendo e utilizzando informazioni private e intercettando illegalmente le comunicazioni tra gli utenti e i servizi di terze parti attraverso integrazioni con ChatGPT e prodotti simili.
Inoltre, secondo l’accusa, le due aziende avrebbero violato il Computer Fraud and Abuse Act intercettando i dati di interazione tramite i plug-in di terze parti. La denuncia menziona anche presunte violazioni del California Invasion of Privacy Act e della legge sulla concorrenza sleale, dell’Illinois Biometric Information Privacy Act e della legge sulle frodi ai danni dei consumatori e sulle pratiche commerciali ingannevoli, nonché della legge commerciale di New York, oltre a vari danni generali (illeciti) come la negligenza e l’arricchimento senza causa (conosciuto anche come ingiustificato arricchimento).
Al momento né Microsoft né OpenAI hanno rilasciato commenti sulla questione. Va detto che non si tratta del primo caso del genere per le due aziende: lo scorso novembre, infatti, Microsoft, la sua controllata GitHub e OpenAI sono stati citati in giudizio per aver presumibilmente riprodotto il codice di milioni di sviluppatori di software in violazione dei requisiti di licenza attraverso il servizio Copilot, basato su un modello OpenAI, offerto da GitHub. Anche in quel caso, la causa è ancora in corso. Seguiremo attentamente gli sviluppi di queste vicende e vi terremo informati non appena avremo ulteriori informazioni. Restate sintonizzati per ulteriori dettagli.
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