È passata una settimana dal blocco di ChatGPT in Italia, una mossa attuata del Garante per la protezione dei dati personali principalmente per motivi legati alla violazione della privacy. La corsa alle VPN e la ricerca di alternative sono state le immediate conseguenze, a cui ora si unisce anche una petizione nata su change.org e firmata da accademici ed esponenti dell’imprenditoria.

Ripristiniamo ChatGPT e aggiorniamo le norme sull’IA, è intitolato così l’appello in questione, che nel momento in cui scriviamo è a poco più di 100 firme dal raggiungere la quota prevista.

Perché ripristinare ChatGPT in Italia? I motivi della petizione

La petizione di change.org che chiede di ripristinare ChatGPT si basa su vari punti fondamentali, delineati dai firmatari nella descrizione relativa dell’appello. Per prima cosa vietare questo strumento di OpenAI ha creato danni alle persone e ai professionisti di ogni settore che finora hanno usato ChatGPT, in azienda o per altro.

Il Garante della Privacy ha ritenuto che ci potessimo permettere di tenere ChatGPT fuori dall’Italia, non considerando che così facendo stiamo semplicemente tenendo l’Italia fuori dal resto del mondo.

Il collettivo sottolinea poi la poca chiarezza nel perché il Garante abbia scelto di procedere con una decisione così drastica, soprattutto considerando il fatto che da anni tante startup e aziende tech utilizzano basi dati analoghe che funzionano con modalità non troppo dissimili. E perché l’Autorità è intervenuta in autonomia anziché scegliere la strada di una decisione comune con gli altri Stati membri dell’Unione europea.

Il problema relativo al fatto che ChatGPT non rispetti il GDPR, sottolineano i firmatari, dovrebbe essere un incentivo ad aggiornare una normativa ormai troppo datata, considerando che fu proposta alla Commissione europea nel 2012.

Anziché vietare, crediamo che serva invece ricercare un nuovo equilibrio, alla luce di quello che veramente accade (e non accade) nel dietro le quinte dell’IA. […] ChatGPT rappresenta infatti, con ogni probabilità, l’avvio di un nuovo mondo, comparabile all’avvento di Internet si legge fra gli altri punti.

Emerge il timore di restare indietro, che le imprese italiane e i lavoratori subiscano il peso della chiusura e finiscano per trasferirsi all’estero, che perdano di competitività; che l’Italia e l’Europa, insomma, diventino luoghi refrattari e perfino ostili ai cambiamenti legati al progresso economico e sociale legato alle innovazioni.

Di qui, l’appello affinché le autorità italiane ed europee intervengano per ripristinare ChatGPT e aggiornare le norme sulle intelligenze artificiali, un appello che riporta le seguenti firme: Marco Trombetti; Translated, Riccardo Donadon, H-Farm; Paola Bonomo, Italian Angels for Growth Massimiliano Magrini, United Ventures; Luciano Pietronero, Centro Ricerche Enrico Fermi; Paolo Traverso, Fondazione Bruno Kessler; Paolo Merialdo, Università di Roma Tre; Gianluca Dettori, Primo Ventures; Paolo Cellini, Luiss; Gianmarco Carnovale, RomaStartup; Luigi Capello, LVenture; Peter Kruger, Startupbootcamp FoodTech.

Comunque, questo è il link alla pagina della petizione di change.org, dove potete firmare e leggere ulteriori dettagli al riguardo.

Leggi anche: Come continuare a usare ChatGPT in Italia dopo il blocco all’accesso