Il fallimento della Silicon Valley Bank sta letteralmente seminando il panico nel mondo finanziario. Oltre alle banche, che già stanno scontando sulle piazze azionarie il prevedibile effetto contagio scatenato dal crac di SVB, l’altro settore che sembra destinato ad entrare in grade sofferenza è quello delle imprese tecnologiche. La banca, infatti, offriva i suoi servizi quasi esclusivamente alle startup innovative, ovvero le imprese che necessitano nella loro fase iniziale di capitali per poter portare avanti i piani di sviluppo. Una funzione essenziale che, però, ora rischia di non essere ricoperta da altri istituti.
Indice:
A proposito di Silicon Valley Bank
Il fallimento di Silicon Valley Bank è destinato a rappresentare un evento di grande importanza. Si tratta infatti del secondo maggior disastro nella storia finanziaria degli Stati Uniti, dopo quello che nel 2008 interessò Washington Mutual.
La Silicon Valley Bank ha visto la luce nel 1983, ad opera di Bill Biggerstaff e Robert Medearis, con sede a Santa Clara. Dopo essersi fusa nel 1986 con la National InterCity Bancorp, due anni più tardi ha fatto il suo sbarco in Borsa, per poi dedicarsi principalmente alla raccolta dei depositi delle imprese più giovani e innovative.
Grazie ad una politica estremamente accorta, tesa ad offrire servizi strutturati proprio per questo genere di aziende, in particolare piani di finanziamento agevolati ideali per realtà destinate quasi sicuramente a perdere soldi nella prima fase di vita, e facilitare i trasferimenti di denaro, SVB è arrivata a detenere nella propria pancia oltre 200 miliardi di dollari.
Una specializzazione che ha posto le basi per il successo dell’istituto di credito, ma anche per il suo successivo fallimento. Silicon Valley Bank, infatti, ha praticamente concentrato tutti i suoi sforzi focalizzandoli su questo particolare settore.
Quando però nel corso dell’ultimo anno i venti di crisi hanno iniziato a spirare con sempre maggiore forza, si sono praticamente sommate le condizioni per la tempesta perfetta: da un lato sono aumentati i tassi di interesse, rendendo scarsamente appetibili i prodotti di SVB, mentre dall’altro c’è stato il rallentamento del business nel settore tecnologico. A questo punto la banca non era in grado di cercare strade alternative. Alla fine si è quindi verificata la crisi di sfiducia che ha condotto all’incubo di ogni banca: la corsa agli sportelli.
Che cosa sta accadendo in queste ore
A innescare la corsa agli sportelli sono stati i fondi di venture capital che pure tenevano i propri soldi all’interno della Silicon Valley Bank. Hanno infatti avvertito di quanto si stava preparando le aziende interessate, le quali hanno quindi deciso di ritirare i propri depositi, consigliate in tal senso anche dalla svalutazione dei bond emessi dalla banca a seguito del rialzo dei tassi di interesse decretati dalla Federal Reserve. In poche ore le richieste sono arrivate a 42 miliardi di dollari, una cifra che ha praticamente impedito all’istituto di poter far fronte a quelle successive. A quel punto la banca era insolvente.
Naturalmente, gli effetti del crac si sono sentiti anche su altri istituti. Se PacWest Bancorp e First Repubblic Bank se la sono cavata per ora con la fortissima svalutazione dei propri titoli, molto peggio è andata a Signature Bank, 110 miliardi di dollari detenuti, che è subito crollata.
Nonostante le rassicurazioni di Janet Yellen, Segretaria del Tesoro nel governo di Washington, la quale ha affermato che il sistema bancario del Paese è solido e in grado di assorbire il colpo, i primi effetti di quanto accaduto fanno capire come in effetti la situazione si prospetti grave. In particolare per le aziende tecnologiche che a SVB avevano affidato i propri soldi.
Le leggi statunitensi, infatti, garantiscono i depositi bancari sino a 250mila dollari. Il problema è che un gran numero di società avevano affidato alla banca molto di più. Basti pensare in tal senso a Roku, il cui deposito ammontava a 487 milioni di dollari, o a Roblox, che aveva affidato alla Silicon Valley Bank 150 milioni di dollari.
Si tratta comunque di aziende che hanno spalle sufficientemente larghe per sopportare un colpo pur devastante come questo. Il problema è invece per una miriade di piccole imprese, che dopo aver appreso quanto stava accadendo hanno cercato di rientrare in possesso dei soldi depositati senza riuscirci. Tanto che si registra proprio in queste ore il mancato accredito degli stipendi dovuto dalle startup per il passato venerdì.
A tirare le somme di quanto sta accadendo è stato Garry Tan, presidente e amministratore delegato di Y Combinator, tra i più importanti incubatori di aziende innovative della Silicon Valley, secondo il quale con il fallimento della banca, e in assenza di un rapido salvataggio statale, potrebbe sparire un’intera generazione di startup.
La mossa del governo non sposta di molto la questione
Per cercare di impedire un vero e proprio effetto domino, la Federal Reserve ha creato un nuovo programma di finanziamento bancario che offrirà prestiti sino ad un anno alle banche, in cambio di garanzie di alta qualità, ad esempio i cosiddetti Treasury emessi dal governo federale.
La pressione sulle piccole banche, però, sembra destinata ad aumentare nel corso dei prossimi giorni. Secondo Kris Kotowski, analista di Oppenheimer, tra le prime conseguenze di quanto accaduto ci sarà una vera e propria fuga dei depositi non garantiti dalle banche più piccole e meno diversificate a quelle più grandi e più diversificate.
Bob Pisani, in un articolo su CNBC, ha a sua volta aggiunto un altro fattore che potrebbe pesare non poco sulla situazione complessiva e, in particolare, su quella del settore bancario: le banche stanno ora offrendo conti deposito con rendimenti superiori al 4%. Un fatto di grande rilievo, considerato che ormai da anni i conti di risparmio erano precipitati intorno al mezzo punto percentuale.
Inoltre, molte famiglie opteranno per i buoni del Tesoro spostando in quella direzione i soldi detenuti all’interno delle banche. Ne consegue che queste ultime dovranno fare molta più attenzione nello scegliere le aziende cui prestare i propri soldi. In questa situazione sarà complicato trovare qualcuno disposto a rischiare denaro su aziende dalle prospettive incerte come le startup tecnologiche.
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