Le discussioni e le polemiche su ChatGPT sono praticamente all’ordine del giorno. Dopo i primi entusiasmi, infatti, il chatbot di OpenAI ha iniziato a destare non pochi timori, in particolare quelli relativi alla possibile distruzione di posti di lavoro in alcuni settori che potrebbero utilizzare l’intelligenza artificiale sostituendola all’intervento umano. Per cercare di ricondurre il tutto in un alveo meno estremizzato, ora è lo stesso creatore di ChatGPT ad adombrare il possibile utilizzo dell’IA per dare sostegno alla parte più povera della popolazione, in particolare quella che non si può permettere costose consulenze mediche.
Indice:
Secondo Sam Altman l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare nel settore sanitario
Quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società? Si tratta di un tema che in un primo momento è stato surclassato da quello relativo alla guerra commerciale innescatasi tra Microsoft e Google per lo sfruttamento di chatbot sulla falsariga di ChatGPT. Una battaglia che potrebbe presto vedere nuovi ingressi, in particolare quello di Baidu, anch’essa interessata a sfruttare l’AI generativa nel settore delle ricerche.
Ora è Sam Altman, l’inventore del programma di OpenAI e CEO dell’azienda californiana ad intervenire nella discussione. Lo ha fatto su Twitter, affermando tra le altre cose che l’AI potrebbe rivelarsi un aiuto di non poco conto per la parte più povera della popolazione, quella che non solo non può permettersi un’assicurazione (come avviene per un gran numero di persone negli Stati Uniti), ma neanche l’accesso a consulenze mediche che possono costare in maniera eccessiva.
these tools will help us be more productive (can't wait to spend less time doing email!), healthier (AI medical advisors for people who can’t afford care), smarter (students using ChatGPT to learn), and more entertained (AI memes lolol).
— Sam Altman (@sama) February 19, 2023
Se da un lato si tratta di un’affermazione tale da mettere in una nuova luce la questione relativa all’utilizzo e alle ricadute di questi programmi, dall’altro lato occorre però considerare che secondo gli esperti si tratterebbe nulla di più di una semplice mossa propagandistica, tesa con tutta evidenza a migliorare un’immagine pubblica, quella di ChatGPT, la quale sta notevolmente traballando, alla luce delle ultime vicende che hanno visto protagonista il programma di OpenAI.
Gli esperti sono al minimo scettici sulle affermazioni di Altman: vediamo perché
A smantellare le asserzioni del CEO dell’azienda ormai alleata di Microsoft, è stato Futurism, il quale ha ricordato che ci sono molte ragioni per dubitare che il bot fondato sull’intelligenza artificiale sia realmente in grado di trasformarsi in un consulente medico.
Ad esse, però, si aggiunge un fatto reale che sembra fatto apposta per distruggere l’immagine pubblica di ChatGPT e mettere in dubbio i risultati reali dell’AI. La vicenda in questione è quella relativa alla vera e propria collaborazione che si è instaurata tra il chatbot e il Men’s Journal, per effetto della quale il primo ha iniziato a pubblicare articoli sul giornale.
I risultati che ne sono conseguiti, però, si sono rivelati assolutamente disastrosi, sin dal primo testo, incentrato sul basso livello di testosterone. Dopo aver dispensato affermazioni mediche, consigli nutrizionali e relativi allo stile di vita con grande sicumera, il bot ha anche provveduto a suggerire un trattamento sostitutivo del testosterone.
Se ad un primo impatto l’articolo sembrava prodotto da un vero medico o da un esperto, tanto da sfoggiare una sicurezza che sembrava non lasciare dubbi, un esame attento ha invece rivelato un quadro assolutamente diverso. A condurlo è stato Bradley Anawalt, responsabile del Medical Center della Washington University e in precedenza al vertice della Endocrine Society, il quale non ha avuto alcun dubbio nel bocciare il testo. Una bocciatura derivante dalla presenza di ben 18 errori più o meno gravi, tali comunque da inficiare qualsiasi pretesa di attendibilità dell’articolo.
Una vicenda che, in definitiva, non solo rende incongruenti le affermazioni iniziali di Altman, ma semina anche altri dubbi, rafforzando in definitiva la tesi sui pericoli connessi all’uso intensivo dell’intelligenza artificiale. Un tema che prima o poi dovrà essere affrontato sulla base delle evidenze scientifiche, per non incappare in clamorosi incidenti, tali da giustificare l’allarme lanciato da più parti sulla pericolosità dell’intelligenza artificiale.
L’uso distorto di ChatGPT da parte del Men’s Journal
Occorre a questo punto rilevare che il Men’s Journal è stato oggetto di una vicenda che ne ha praticamente distrutto l’attendibilità nel corso degli ultimi anni. Nel corso del 2020, infatti, il suo editore ha licenziato l’intera redazione, mentre nel 2022 è stato acquistato da Arena Group.
Al momento, la sua redazione è composta da appena cinque dipendenti, di cui due a tempo parziale. In pratica, proprio il varo della collaborazione con il chatbot di OpenAI va a rafforzare i timori di un impatto negativo dell’intelligenza artificiale sull’occupazione in questo genere di settori. Una perdita di posti di lavoro la quale, peraltro, si accompagnerebbe anche ad una drastica diminuzione in termini di diritto all’informazione degli utenti.
Un dato di fatto che andrebbe a indicare nel tweet di Altman una pura e semplice operazione propagandistica, facendone un vero e proprio autogoal. Soprattutto agli occhi di chi non digerisce gli aspetti estremi di un uso acritico di strumenti simili.
Leggi anche: Cos’è ChatGPT, il nuovo chatbox che minaccia il dominio sul web di Google
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