Diversi siti della NATO sono stati colpiti da un attacco hacker nella giornata di ieri. La conferma su quanto avvenuto è stata data da un portavoce dell’organizzazione all’agenzia di stampa DPA. Anche il sito web del quartier generale delle operazioni speciali della NATO è stato oggetto di un attacco DDoS (Distribuited Denial of Service). Sin dal primo momento gli attacchi sono stati attribuiti all’organizzazione di hacker filorussi Killnet, che almeno stando a quanto affermato dal Daily Telegraph avrebbe poi rivendicato l’azione, senza però dare dettagli.

Gli attacchi hacker ai siti NATO: cos’è accaduto

“Stiamo effettuando attacchi alla NATO. I dettagli in un canale chiuso”: questo è stato il messaggio lanciato dall’organizzazione di hacker filorussi Killnet su uno dei canali Telegram ad esso associati. Tra i siti colpiti, c’è anche quello della base di Ramstein, in Germania. Notizia che è stata poi confermata dall’emittente radiofonica tedesca SWR, secondo la quale il sito in questione non è raggiungibile dalla serata di ieri.

Sempre secondo il Daily Telegraph, l’attacco informatico avrebbe creato difficoltà nelle comunicazioni coi voli che la NATO starebbe effettuando per recapitare aiuti alle zone colpite dal terremoto in Turchia e Siria. Nel corso dell’attacco di Killnet sarebbe stato colpito anche il sistema informatico dell’organizzazione dei rifornimenti all’esercito ucraino impegnato nella guerra con la Russia.

I precedenti di Killnet

Per Killnet l’attacco alle infrastrutture informatiche della NATO non rappresentano di certo una novità. L’organizzazione di hacker filorussi già in precedenza aveva fatto parlare molto di sé per una serie di raid, anche in Italia.

Nel nostro Paese, infatti, a finire sotto il mirino di Killnet è stato anche il sito della Polizia di Stato, bloccato per ore nel corso di un attacco che era stato preannunciato nei confronti del nostro Paese, ma che si è rivelato molto inferiore al “colpo irreparabile” evocato nel messaggio lanciato prima che esso avesse luogo.

Proprio in questa occasione gli hacker filorussi si erano complimentati con il CSIRT (Computer Security Incident Response Team Italia), la squadra rientrante nell’orbita dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Complimenti che erano però anche accompagnati da ulteriori minacce, derivanti dal coinvolgimento dell’Italia nel rifornimento di armamenti all’Ucraina.

Tra gli altri attacchi rivendicati, anche quelli che hanno coinvolto le strutture informatiche di Senato della Repubblica, Consiglio Superiore della Magistratura e Ministero della Difesa, su cui erano stati aperti fascicoli da parte della Procura di Roma.

Anche il Parlamento europeo è stato destinatario di un attacco analogo, in contemporanea con la votazione di una risoluzione in cui la Russia era indicata come Stato sponsor del terrorismo, come del resto aveva già fatto la stessa NATO.

La guerra con Anonymous

Il fatto di essersi schierato a fianco della Russia, ha peraltro portato Killnet sull’altro lato della barricata rispetto ad Anonymous, l’organizzazione dedita alla pirateria informatica più nota a livello globale, che sin dall’inizio delle ostilità si è schierata con il governo di Kiev.

Nel corso di questa guerra cibernetica, proprio Anonymous ha inferto un serio colpo all’organizzazione avversaria, tramite il team “Squad 303”, il quale è riuscito a bucare il sito del gruppo e a intercettare dati sensibili relativi all’identità di alcuni membri.

Organizzata in sei singole divisioni (Zarya, Impulse, Mirai, Sakurajima, Kaijuk e Jacky), Killnet si è anche dotata di una sorta di accademia militare, denominata “Legion”. Sinora il gruppo si è comunque limitato a operazioni dimostrative, che non hanno mai toccato le cosiddette informazioni classificate.

Il motivo dietro questa cautela è da rintracciare soprattutto nel fatto che un’azione simile non sarebbe gestita soltanto da Killnet, ma sarebbe vista come la testimonianza di una saldatura con la Russia. Per portarla avanti sarebbe infatti necessaria la partecipazione dei componenti del GRU (“Glavnoe Razvedyvatelnoe Upravlene”, letteralmente Direttorato principale per l’intelligence). Ove ciò avvenisse, il Paese attaccato sarebbe nel diritto di rispondere in maniera analoga, in particolare se si trattasse degli Stati Uniti. Secondo gli esperti un’azione simile porterebbe in pista anche Israele, i cui servizi di intelligence sono considerati al più elevato livello globale. Un’eventualità che Mosca non intende prendere in considerazione.

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