Dopo Sorare, la versione su blockchain dell’ormai famoso Fantacalcio, ora arriva un nuovo strumento in grado di fare da ponte tra calcio e criptovalute. Si tratta di Starcks, che però non ha nulla che vedere con l’aspetto ludico legato allo sport più amato dagli italiani (e da molti altri popoli di ogni parte del globo), una app lanciata nel nostro Paese da Emanuele Floridi, Alessandro Moggi (il figlio dell’ex dirigente della Juventus radiato dopo i fatti di Calciopoli) e Ciro Immobile, centravanti della Lazio e della nazionale.

L’idea che ha ispirato la nascita della nuova piattaforma è infatti molto semplice: dare vita ad un token per ogni giocatore della Serie A, il maggior torneo professionistico italiano. Grazie alla tokenizzazione i tifosi potranno investire i propri soldi sulle prestazioni degli atleti e magari pensare di acquistare una parte del loro cartellino, una possibilità ad esempio prospettata negli Stati Uniti dal cestista NBA Spencer Dinwiddie, il primo a tokenizzare il suo contratto, senza però eccessivo successo.

Se nella presentazione del progetto si è parlato anche di un coinvolgimento degli appassionati, occorre sottolineare che gli stessi saranno più interessati in ottica di investitori che di appassionati di calcio. Una differenza di non poco conto rispetto a Sorare, in cui gli utenti sono chiamati non solo ad investire il loro denaro, ma anche a diventare protagonisti dei tornei organizzati periodicamente dall’azienda francese.

Con Starcks ad essere interessati sono i calciatori

L’avvento di Starcks potrebbe segnare un mutamento di rotta nella direzione già intrapresa dal calcio internazionale. Se sino ad oggi ad utilizzare la blockchain, la tecnologia che permette una gestione sicura dei registri di dati e informazioni, sono state le società, ad esempio stringendo accordi con Sorare, in questo caso saranno i giocatori a trattare direttamente con l’azienda.

Lanciata ufficialmente il 31 ottobre, la nuova piattaforma si propone di conseguire accordi con gli atleti, fornendo loro una nuova opportunità di guadagno. I token dei giocatori, presumibilmente i più famosi, potranno essere scambiati dai tifosi. Ogni calciatore avrà il suo token personale collegato alle prestazioni dentro e fuori dal campo incentrato sulla blockchain. Sarà l’algoritmo adottato dalla stessa a decidere se aumentare o ridurre la disponibilità dell’asset virtuale del giocatore sulla base di dati statistici obiettivi.

Ne deriva logicamente che, nel caso in cui le prestazioni dell’interessato siano all’altezza della situazione, questi sarà in grado di firmare accordi e contratti importanti regalando al tempo stesso ulteriore valore al token. Nel caso opposto, che potrebbe anche essere legato ad eventi traumatici o risultati di squadra inadeguati, la quotazione del coin potrebbe diminuire.

Naturalmente il primo calciatore ad avere il suo token sarà Ciro Immobile che, paradossalmente, può essere considerato un vero e proprio banco di prova per il progetto. In questo momento, infatti, l’attaccante della Lazio è ai box a causa di un infortunio muscolare che gli impedirà molto probabilmente di essere presente agli impegni che ancora mancano prima della sosta dei campionati derivante dall’approssimarsi del Mondiale in Qatar.

Dopo di lui i prossimi giocatori ad essere coinvolti in Starcks saranno Nico Gonzalez (Fiorentina), Davide Frattesi (Sassuolo), Riccardo Marchizza (Sassuolo), Mattia De Sciglio (Juventus), Riccardo Calafiori (Basilea) e Gianluca Scamacca (West Ham). L’obiettivo della società, esplicitato del resto sul suo sito, è comunque quello di riuscire a quotare la maggior parte dei giocatori della Serie A nel corso dei primi mesi del 2023, dando di conseguenza vita ad un’offerta al pubblico pari a un miliardo di token.

Le società resteranno a guardare?

Come abbiamo ricordato, l’operazione cerca di spostare il baricentro del connubio tra calcio e blockchain verso i calciatori. Sembra però complicato pensare che le società di calcio possano restare inerti di fronte ad essa, soprattutto alla luce del fatto che nei contratti tra le controparti viene quasi sempre inserito il diritto d’immagine. Se una squadra ha versato il corrispettivo dovuto per sfruttare l’immagine di un suo calciatore, perché dovrebbe cederlo a Starcks, senza averne un ritorno economico come accade invece nel caso di Sorare?

C’è poi un altro problema che potrebbe mettersi di traverso per quanto riguarda la nuova piattaforma. Se è vero che gli ideatori del progetto hanno pensato di far corrispondere ai token una parte del cartellino dei giocatori interessati, occorre anche ricordare che le third-party-ownership, ovvero l’affidamento a terzi (ad esempio banche società, enti privati o fondi di investimento) di una parte dello stesso sono state vietate dalla FIFA (Fédération Internationale de Football Association), l’ente cui è affidato il compito di sovrintendere al football a livello mondiale.

Una decisione arrivata a distanza di lunghi anni dal caso Mascherano-Tevez, scoppiato nel 2006. In quella occasione si scoprì che a operare il trasferimento dei due giocatori dal Corinthians al West Ham non fu il club brasiliano, bensì Media Sports Investments e la Just Sports Inc., nel caso di Tevez, e Global Soccer Agencies e dalla Mystere Services Ltd., in quello di Mascherano. Sembra al momento molto improbabile che la stessa FIFA accetti di veder messa in discussione una sua decisione. Non resta quindi che assistere alle prossime puntate relative alla nuova piattaforma italiana, le quali potrebbero rivelarsi ancora una volta appassionanti, quasi come una partita di calcio.

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