Google ha intrapreso una collaborazione con Coinbase finalizzata all’offerta ai propri clienti di pagamenti in criptovalute per i servizi cloud. Il nuovo strumento oggetto dell’accordo dovrebbe essere pronto all’inizio del prossimo anno e a renderlo possibile sarà l’utilizzo di Coinbase Commerce, una funzionalità la quale permette alle aziende di ricevere, accettare e convertire criptovalute, tra cui Bitcoin, Ethereum, USD Coin, Tether USD, Dogecoin e Shiba Inu.

Per quanto riguarda i vari passaggi, inizialmente Google Cloud Platform accetterà pagamenti in valuta virtuale da una manciata di clienti Web3 intenzionati a farlo, grazie alla citata integrazione con Coinbase Commerce. A sottolinearlo è stato Amit Zavery, vicepresidente e direttore generale e responsabile della piattaforma su Google Cloud, nel corso di un’intervista rilasciata sul tema a CNBC. Dopo una prima fase di test, la stessa opportunità sarà allargata a chiunque intenda approfittarne. Coinbase sarà a sua volta destinataria di una commissione su ogni transazione effettuata per questa via, anche se ancora non sono stati resi noti i dettagli al proposito.

L’accordo, il quale è stato annunciato alla conferenza Cloud Next di Google, è stato stilato nell’ottica di calamitare le aziende all’avanguardia su Google, in modo tale da garantirgli l’ottenimento di una quota di mercato importante in un settore in rapida crescita, ove la competizione si preannuncia estremamente  serrata. Al suo interno, però, i principali concorrenti di Google non offrono soluzioni di pagamenti crypto, una vulnerabilità individuata dall’azienda di Mountain View per riuscire ad acquisire una posizione di forza.

Occorre anche sottolineare come il cloud rappresenti un fattore di notevole di diversificazione per Alphabet, la società che controlla Google, trattandosi di un business il quale continua a crescere ad un ritmo maggiore del gruppo preso nel suo insieme. Se sino a tre anni fa rappresentava meno del 6% in termini di entrate, ora è infatti salito al 9% e promette di proseguire la tendenza in atto.

L’accordo tra Google e Coinbase

Coinbase Commerce non sarà il solo strumento dell’exchange a rientrare nell’accordo con Google. La seconda andrà anche ad utilizzare Coinbase Prime, una piattaforma di trading di criptovalute espressamente ideata per consentire alle grandi aziende di scambiare e conservare asset virtuali, e Coinbase Node, funzionalità la quale permette agli sviluppatori di accedere a blockchain e creare app decentralizzate, in modo tale da poter alimentare i dati pubblici crittografici BigQuery.

In tal modo, Google sarà in grado di fornire un adeguato back-end ai suoi  sviluppatori Web3, dopo aver creato all’inizio dell’anno un team dedicato. A rimarcare questo dato è stato Thomas Kurian, il CEO di Google Cloud, ribadendo l’importanza strategica della collaborazione inaugurata con Coinbase che, dal canto suo, sta spostando alcune delle sue applicazioni relative ai dati da Amazon Web Services a Google Cloud. Proprio su quest’ultimo aspetto ha concentrato la sua attenzione Jim Migdal, vicepresidente per lo sviluppo aziendale di Coinbase.

La scelta di Google non era scontata nel mese di maggio, quando l’azienda ha affermato la sua intenzione di esplorare la possibilità di aggiungere il supporto per i pagamenti in valuta virtuale. Le discussioni tra le controparti sono quindi andate avanti a ritmo serrato per mesi, culminando in un accordo estremamente complesso, in cui sono rientrati anche Prime e Node che ha tagliato fuori PayPal, altro possibile interlocutore per lo stesso genere di servizio.

Coinbase, finalmente uno spiraglio di luce

Per Coinbase si tratta di un accordo estremamente importante, alla luce delle notizie non proprio positive che hanno interessato la piattaforma di scambio crypto nel corso degli ultimi mesi. In particolare, a preoccupare è la vera e propria offensiva messa in scena dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, in relazione ai programmi di staking dell’azienda e alla vendita di titoli non autorizzati.

Non meno grave è però l’accusa formulata dal Wall Street Journal, relativa all’utilizzo di fondi aziendali per operazioni di trading crypto, una operazione tale da prefigurare un rischio elevatissimo per i clienti i quali hanno affidato i propri soldi all’azienda.

Le vicende giudiziarie sono peraltro andate ad incrociarsi con dati finanziari estremamente negativi, come dimostrato dalle due ultime trimestrali, che hanno evidenziato perdite tali da spingere più di un osservatore a parlare di prossimo crac per Coinbase. Una prospettiva destinata a fare paura in un momento in cui il mercato delle criptovalute continua a cedere terreno senza soluzione di continuità. La speranza è naturalmente che l’accordo con Google possa invertire una tendenza estremamente inquietante.

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