Secondo un’indagine condotta da Federprivacy e Ethos Academy (di cui potete prendere visione qui), in Italia solo l’8% degli impianti di videosorveglianza sarebbe conforme al relativo GDPR in termini di tutela della privacy; tutto ciò costa alle imprese, pubbliche e private, fino a 4 milioni in sanzioni.

Mancano i cartelli e, quando ci sono, non sono adeguati

Quando si installa un impianto di videosorveglianza in un esercizio pubblico, le linee guida n.3/2019 del GDPR prevedono che contestualmente venga affisso un cartello informativo per i cittadini.

“Le città italiane sono sempre più smart, ma gli occhi delle telecamere disseminate ormai ovunque non sono troppo rispettosi della privacy dei cittadini“

A quanto pare però, il suddetto cartello non è quasi mai presente o, se lo è, non riporta le informazioni adeguate previste dalla normativa. Solo l’8% degli intervistati, entrati in servizi pubblici dotati di videosorveglianza, afferma di aver potuto prendere visione in loco di un cartello idoneo, che informava dunque in maniera chiara della presenza delle telecamere e riportava l’indicazione dei corretti riferimenti normativi.

Sembra inoltre che nel 38% dei casi il cartello manchi del tutto, non informando di conseguenza il cittadino e, nonostante nel 54% dei casi sia presente il cartello informativo, questo risulta non compilato con le informazioni necessarie e spesso presenta riferimenti normativi obsoleti.

Il presidente di Federprivacy Nicola Bernardi, ha così commentato la situazione emersa dallo studio: “Anche se il GDPR ha segnato una svolta storica per la tutela della privacy dei cittadini, il fatto che chi installa i sistemi di videosorveglianza abbia ancora scarsa sensibilità verso le regole in materia di protezione dei dati personali rappresenta un fenomeno preoccupante, specialmente se si considera che sono trascorsi ormai due anni da quando i garanti europei hanno pubblicato le Linee Guida n.3/2019 per fornire ogni chiarimento eventualmente necessario, e quindi non dobbiamo sorprenderci se più del 15% delle sanzioni sono specificamente riferite proprio a violazioni commesse attraverso telecamere e impianti di videosorveglianza, gravando complessivamente per le imprese pubbliche e private per oltre 4 milioni di euro”.

Progettisti e installatori di impianti di videosorveglianza non hanno una formazione adeguata

Secondo l’indagine parte della responsabilità è da attribuire a installatori e progettisti, su un campione di 1127 operatori interpellati infatti, solo il 46% ha ammesso di essere consapevole di avere a che fare con tematiche importanti dal punto di vista della privacy, e di andare incontro alle pesanti sanzioni previste dal GDPR.

La situazione peggiora ulteriormente nel sud Italia, qui solo il 15% ritiene di necessitare di una formazione più adeguata in materia di tutela della privacy, ma il dato più indicativo riguarda la presenza di personale dedicato al tema della privacy nelle aziende che si occupano di videosorveglianza: solo il 3% delle aziende del settore infatti ha fra i propri collaboratori la figura del Data Protecion Officer.

La necessità di fornire un’adeguata formazione ai professionisti del settore traspare anche dalla dichiarazione di Andrea Sandrolini, CEO di Ethos Academy: “Dai risultati emerge che c’è ancora tanto da fare. Il GDPR ha portato in dote un cambiamento radicale che doveva permettere ai professionisti della sicurezza di formarsi e adeguare il parco impianti installato alla norma, ma in grande parte così non è stato. Occorre quindi una attenta riflessione sulla necessità di una formazione adeguata e puntuale per gli addetti ai lavori del comparto, che deve rimboccarsi le maniche per sviluppare le proprie competenze e mettere in sicurezza la propria impresa e il committente”.

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