Apple si appresterebbe ad espandere i propri strumenti di pagamento a livello mondiale. Ad affermarlo è un rapporto di Mark Gurman pubblicato da Bloomberg, secondo il quale l’azienda di Cupertino starebbe elaborando un progetto di carattere pluriennale, teso ad integrare una serie di servizi ad Apple Pay. Nel paniere in questione sarebbero inclusi in particolare l’analisi delle frodi, i controlli sul credito e la gestione delle controversie.

È da sottolineare come il piano in questione abbia un obiettivo ben preciso: andare a ridurre in maniera significativa la dipendenza dell’azienda da terze parti. Non a caso, non appena si è diffusa la notizia, le azioni di CoreCard Corp. e Green Dot Corp., due degli attuali partner di Apple, hanno dato luogo ad una flessione nell’ordine dell’8%, mentre un altro partner strategico di Apple, Goldman Sachs Group Inc., ha lasciato sul terreno sino all’1,2% del proprio valore.

Il fatto che la banca d’affari abbia risentito solo parzialmente del report di Bloomberg è da ricondurre al fatto che proprio lo stesso non dovrebbe risentire eccessivamente del processo in atto, in quanto continuerebbe comunque a gestire il finanziamento a lungo termine.

Apple: un piano di largo respiro

Il piano svelato da Gurman, denominato “Breakout”, sembra in grado di spostare non di poco il baricentro dell’azienda. Attualmente, infatti, Apple Pay è disponibile in più di 70 paesi di ogni parte del mondo, ma alcuni servizi, a partire dai pagamenti peer-to-peer, Apple Card e Apple Cash, sono a disposizione esclusivamente degli utenti dislocati all’interno degli Stati Uniti. A limitarne la diffusione è proprio il fatto che CoreCard e Green Dot concentrano il loro raggio d’azione sul loro Paese, andando di conseguenza a limitare in maniera evidente la capacità di crescita di Apple.

Proprio questo è il motivo per cui il management del gruppo di Cupertino sta ragionando su un vero e proprio cambio di rotta, teso in particolare a raggiungere l’autosufficienza e ridurre drasticamente la dipendenza da terze parti. Resta solo da capire quanto ci vorrà perché il piano entri a regime.

Sempre secondo Gurman, peraltro, Apple starebbe lavorando alacremente per dare vita a una nuova funzione per Apple Pay. Il suo nome sarebbe Apple Pay in 4, anche se internamente è chiamata Apple Pay‌ Later e la sua implementazione consentirebbe di diluire il pagamento degli acquisti in quattro comode rate senza interessi, una ogni due settimane. Ad essa sarebbe poi affiancato un piano di rateizzazione in più mesi, stavolta con il corollario di interessi, denominata Apple Pay Mensile.

Il lato finanziario è destinato a diventare preponderante per Apple?

Le notizie anticipate da Bloomberg hanno naturalmente destato un certo clamore, in quanto sembrano prefigurare una finanziarizzazione sempre più evidente dell’azienda. Il nuovo sistema, infatti, potrebbe evolvere in un vero e proprio ente di prestito per più servizi “compra ora, paga dopo”, ovvero rateali.

Tra gli esempi che stanno circolando si parla di servizi tesi a limitare il rischio richiedendo ai clienti di utilizzare carte di debito. Mentre gli strumenti interni in vigore per la valutazione del rischio andrebbero a monitorare la cronologia degli acquisti e fattori come il rifiuto di una carta di credito collegata all’App Store al fine di determinare l’affidabilità di un cliente.

Su quanto sta trapelando in queste ore, però, aleggia anche un’incognita, rivelata sempre da Mark Gurman. Nella discussione dei piani finanziari, l’azienda si è infatti trovata di fronte ad una serie di ostacoli i quali, con ogni probabilità, non erano stati previsti o erano stati valutati in maniera inadeguata.

Ove non fosse possibile bypassarli, il piano “Breakout” potrebbe quindi essere ritardato o, addirittura, cestinato. Una ipotesi la quale è stata definita comunque da Bloomberg, al momento, molto improbabile.

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