Le battaglie per il riconoscimento del Diritto alla Riparazione (Right to Repair) stanno iniziando a smuovere le acque e questa mattina Google, attraverso i canali Google for Education, ha annunciato l’avvio di un programma di riparazioni pensato per aiutare le scuole a rimettere a posto i Chromebook direttamente in sede e come opportunità di apprendimento per gli studenti interessati al mondo dell’informatica.

Programma di riparazione Chromebook nelle scuole: sostenibilità e apprendimento

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Stando ai numeri sciorinati dalla casa di Mountain View su Twitter, sono ben 50 milioni gli studenti ed educatori in tutto il mondo ad affidarsi ai Chromebook. I nuovi programmi di riparazione in-house delle realtà scolastiche — sostiene Google — nascono per coniugare anche le esigenze di sostenibilità e rapidità di intervento. Grazie a questi programmi, inoltre, tanti studenti avranno la possibilità di “sporcarsi le mani” e di apprendere delle preziose competenze informatiche direttamente sul campo.

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Per quanto riguarda il discorso della sostenibilità, uno studio commissionato da Big G e menzionato in sede di presentazione di questa nuova iniziativa — le parole sono del VP di Chrome OS John Solomon — mette in evidenza come i partner produttivi scelti da Mountain View costruiscano l’hardware necessario consumando il 46 percento di energia in meno rispetto alla concorrenza. Lo stesso Solomon ha dichiarato che Google ha «lavorato con questi stessi partner per rendere le componenti dei Chromebook intercambiabili, riutilizzabili e smaltibili in modo sicuro».

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In un altro intervento Racha Slaoui, Product Manager for Chrome OS, pone l’accento sulla nuova generazione di Chromebook per il mondo education, per i quali è stato creato un sito web dedicato col proposito di aiutare le scuole ad individuare i modelli migliori per le proprie esigenze.

A dirla tutta molti dei modelli elencati nel suddetto sito web non sono esattamente nuovi, ad esempio Acer Chromebook Spin 713 è un modello dello scorso anno, mentre HP Elite Dragonfly Chromebook non porta novità particolarmente rilevanti. Hardware a parte, comunque, i Chromebook recenti dovrebbero far stare tranquilli sul fronte del supporto software, con otto anni di aggiornamenti di sicurezza di Chrome OS garantiti.

Non va tuttavia sottovalutato il discorso relativo all’hardware, il cui supporto è comunque rimesso ai produttori, insieme alle decisioni in merito alla garanzia in caso di riparazioni self-made. In fondo alla pagina dedicata, infatti, Big G mette le mani avanti con alcuni precisi caveat agli utenti interessati:

  • Prima di procedere con qualsiasi auto-riparazione, consigliamo di rivedere attentamente la garanzia e le condizioni di vendita del proprio dispositivo. Le informazioni in merito a dispositivi, componenti e riparazioni sono fornite da produttori di terze parti e Google non garantisce l’accuratezza o la completezza di tali informazioni, né rilascia alcuna dichiarazione o garanzia in merito a tali informazioni. Google non è responsabile per il contenuto di siti Web o di informazioni di terzi. 
  • Si prega di essere consapevoli che qualsiasi auto-riparazione potrebbe invalidare la garanzia OEM.
  • Prima di aprire qualsiasi dispositivo elettronico, effettuare sempre una ricerca degli adeguati protocolli di sicurezza e prendere le necessarie precauzioni.

Chromebook: Google for Education

I Chromebook sono un asset estremamente prezioso per Google, che da anni punta fortissimo sul mondo education (nel 2018 pare detenesse il 60 percento delle quote di mercato). Durante la pandemia, complice il ricorso allo smart working e alla didattica a distanza, le vendite dei Chromebook sono schizzate alle stelle: gli OEM ne hanno venduti complessivamente 30 milioni nel 2020.

In tempi più recenti Big G ha dovuto fare conti con il tentativo di Microsoft di dire la propria con Surface Laptop SE, un’alternativa economica di facile implementazione per tutte le realtà non ancora passate alla G Suite. Questo senza dimenticare l’alternativa di Apple: l’iPad base sarebbe anche interessante a livello economico, se non fosse che per aggiungere tutto l’occorrente (cover, tastiera e quant’altro) si arriva in ben altra fascia di prezzo.

A proposito di Apple e Microsoft, comunque, dopo che la FTC aveva fatto una sonora lavata di capo ai produttori in merito al Diritto alla Riparazione (Right to Repair), da entrambe erano già arrivate delle risposte: Apple ha lanciato il programma Self Service Repair, da Redmond per ora sono arrivate solo promesse. Insomma, Google ha scelto un buon momento per lanciare la propria iniziativa.

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