Wirecard ha deciso di presentare la richiesta per l’apertura di un procedimento di insolvenza al Tribunale di Monaco di Baviera. A comunicare la notizia è la stessa impresa, che sta facendo parlare di sé ormai da qualche giorno per lo scandalo in atto, causato da un buco di bilancio da 1,9 miliardi di euro.

Scandalo Wirecard: buco di 1,9 miliardi e procedura di insolvenza

Il cda di Wirecard ha oggi deciso di presentare al Tribunale di Monaco competente una richiesta per l’apertura di un procedimento di insolvenza per il rischio di incapacità di pagamento e sovraindebitamento”, ha comunicato l’impresa, aggiungendo che è in corso una verifica che stabilisca se si debba presentare una richiesta di insolvenza anche per le controllate.

Wirecard è una società specializzata in pagamenti elettronici, con 5800 dipendenti in 26 Paesi, ed è la prima società del DAX 30 (segmento della Borsa di Francoforte con i 30 titoli a maggiore capitalizzazione) a dichiarare insolvenza. In Borsa il titolo è crollato fino a 2,50 euro, precipitando dell’80%.

Tutto è iniziato giovedì scorso, quando il revisore dei conti EY si è rifiutato di certificare il bilancio 2019 di Wirecard a causa della mancanza di riscontro di 1,9 miliardi di euro di liquidità. Questi ultimi, corrispondenti a circa 1/4 degli asset della società, sarebbero dovuto essere depositati in banche delle Filippine: nei giorni scorsi però, il gruppo fintech aveva annunciato che fosse più probabile che la somma non esistesse, correggendo e ritirando conti.

Il CEO e fondatore Markus Braun si è dimesso e la società ha dunque ritirato i conti 2019 e del primo trimestre 2020: il dirigente è stato arrestato su richiesta della procura di Monaco di Baviera e rilasciato dopo il pagamento di una cauzione di 5 milioni di euro con obbligo di firma. Il sospetto della autorità è che Braun abbia falsificato fin dal 2002 i conti della società per renderla più attraente per gli investitori e i clienti; nel frattempo le autorità tedesche sono sotto accusa per non aver effettuato i controlli necessari sull’azienda durante questo lasso di tempo.

La decisione da parte di Wirecard di richiedere la procedura di insolvenza impatta su circa 15 banche guidate da ABN Amro Bank NV, Commerzbank AG e ING Groep NV, che stavano negoziando i prossimi passi con un’esposizione di 1,75 miliardi di euro. Il caso Wirecard, secondo il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz, costituisce “uno scandalo di cui è difficile trovare equivalenti” e apre un dibattito riguardo la necessità di rafforzare le strutture di sorveglianza, che secondo il ministro “vanno ripensate“.

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