La corsa ai chip per l’intelligenza artificiale non mostra segni di rallentamento, e anzi, secondo Elon Musk rischia di diventare il principale collo di bottiglia tecnologico dei prossimi anni. Durante l’assemblea annuale degli azionisti Tesla, il CEO ha infatti dichiarato che l’azienda potrebbe arrivare a costruire una propria fabbrica di semiconduttori, una struttura che lui stesso ha definito TeraFab, ispirata alle GigaFab di TSMC ma, come ha precisato con la consueta enfasi, molto più grande.

Una fabbrica di chip grande come nessun’altra nel futuro di Tesla?

Secondo Musk, la crescita esponenziale della domanda di chip per l’intelligenza artificiale, alimentata non solo dal mercato dei data center ma anche dall’evoluzione delle sue auto autonome e dei robot Tesla Optimus, richiederà una capacità produttiva senza precedenti. Le fabbriche TSMC più avanzate, come il complesso Fab 21 in costruzione in Arizona, raggiungono una capacità produttiva superiore ai 100.000 wafer al mese, una scala che le classifica come GigaFab; Musk tuttavia, immagina qualcosa di ancora più grande, spingendosi verso l’idea di una TeraFab capace di superare di gran lunga quei numeri.

Un progetto che, per dimensioni e ambizione, non ha precedenti nella storia dei semiconduttori; TSMC, per realizzare Fab 21, ha investito complessivamente circa 165 miliardi di dollari, una cifra che dà la misura di quanto titanica sarebbe l’impresa di Tesla se davvero decidesse di seguire questa strada.

La motivazione, come spesso accade con Musk, è tanto semplice quanto radicale: Tesla non riesce a ottenere abbastanza chip per sostenere i propri progetti di intelligenza artificiale. L’azienda si affida oggi a decine di migliaia di GPU NVIDIA per addestrare i suoi modelli di guida autonoma, ma con la cancellazione del progetto Dojo (che avrebbe dovuto fornire un’alternativa interna) la dipendenza da fornitori esterni come TSMC e Samsung è diventata ancora più evidente.

Durante il suo intervento, Musk ha persino accennato alla possibilità di collaborare con Intel Foundry, pur riconoscendo che non è detto che Intel disponga di tecnologie di processo compatibili con le esigenze automobilistiche; la soluzione, a suo dire, potrebbe quindi essere una sola, costruire da sé i chip di cui Tesla ha bisogno:

Anche se estrapoliamo lo scenario migliore per la produzione di chip dai nostri fornitori, non è ancora sufficiente. Quindi, penso che potremmo dover realizzare una Tesla TeraFab. È come la GigaFab di TSMC, ma molto più grande. Non vedo altri modi per raggiungere il volume di chip che stiamo cercando, quindi penso che probabilmente dovremo costruire una fabbrica di chip gigantesca. Bisogna farlo.

Le dichiarazioni di Musk non sono passate inosservate, durante un evento di TSMC, Jensen Huang, CEO di NVIDIA, ha commentato le parole del collega, sottolineando quanto complesso e costoso sia costruire una linea di produzione di chip avanzati da zero:

Costruire una produzione avanzata di chip è estremamente difficile. Non si tratta solo di costruire l’impianto, ma anche di mettere a frutto l’ingegneria, la scienza e l’abilità artistica di fare ciò che TSMC fa per vivere.

Le difficoltà infatti, non riguardano solo le infrastrutture fisiche, sviluppare un processo produttivo per chip di fascia alta richiede anni di ricerche sui materiali, ingegneria dei transistor, litografia avanzata e migliaia di fasi di lavorazione che devono essere calibrate con precisione atomica.

Un percorso lungo, che anche colossi come Intel e IBM hanno impiegato decenni per perfezionare, e che startup come la giapponese Rapidus stimano in investimenti da oltre 30 miliardi di dollari solo per raggiungere i 2 nanometri entro il 2027.

Se Tesla decidesse davvero di diventare un IDM (Integrated Device Manufacturer), ossia un produttore verticale in grado di progettare e costruire i propri chip, si tratterebbe di una svolta epocale; negli ultimi vent’anni infatti, quasi tutti i progettisti di chip (da NVIDIA a Fujitsu, fino a IBM e Panasonic) hanno abbandonato la produzione interna proprio per l’enorme complessità e i costi insostenibili del settore.

Anche ipotizzando che Tesla riesca a finanziare una TeraFab, restano aperti interrogativi enormi: come formare il personale specializzato, come acquisire il know-how sui nodi produttivi più avanzati, e soprattutto, come competere con giganti come TSMC, Samsung e Intel, che vantano decenni di esperienza e catene di approvvigionamento consolidate.

Eppure, se c’è un imprenditore che ha dimostrato di saper affrontare sfide apparentemente impossibili, quello è proprio Elon Musk; dalle auto elettriche ai razzi riutilizzabili, fino all’intelligenza artificiale e alla robotica, il fondatore di Tesla e SpaceX ha costruito gran parte della sua reputazione sull’idea di trasformare l’impossibile in inevitabile.

La TeraFab, per ora, resta un concetto, una visione a metà tra necessità e provocazione, ma in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale è diventata il nuovo petrolio, chi controlla la produzione dei chip controlla l’innovazione stessa.