La battaglia sui brevetti nel settore degli smart ring entra in una nuova fase, Ultrahuman non può più importare il suo Ring Air negli Stati Uniti, dopo l’entrata in vigore del provvedimento dell’ITC (International Trade Commission), che ha dato ragione a Oura nella lunga disputa giudiziaria sul brevetto 11.868.178. Una decisione destinata ad avere un impatto significativo, soprattutto perché il mercato statunitense rappresenta, di fatto, la quota più grande del fatturato dell’azienda indiana.
La società tuttavia non intende arrendersi e ha già avviato una strategia su più fronti: ricorsi legali, riprogettazione del prodotto e, non ultimo, l’ipotesi di produzione interamente Made in USA per aggirare i vincoli sull’importazione.
Ultrahuman al lavoro per tornare a vedere Ring Air negli Stati Uniti
Con la fine del periodo di revisione presidenziale, l’ordinanza dell’ITC è entrata pienamente in vigore, impedendo a Ultrahuman di continuare a importare il modello Ring Air nel Paese; questo significa che l’azienda non può più importare nuove unità negli USA, i rivenditori possono solo vendere le scorte esistenti, il prodotto rimarrà disponibile finché queste scorte non saranno esaurite, ma gli utenti già in possesso del Ring Air continueranno a ricevere supporto software, firmware e garanzia.
L’azienda ha comunque depositato il 22 ottobre un ricorso formale presso la Corte d’Appello del Circuito Federale, chiedendo contestualmente una sospensione temporanea del provvedimento; al momento, l’ITC deve presentare le proprie osservazioni entro 20 giorni, e anche Oura potrebbe intervenire come parte aggiuntiva.
La questione, come spesso accade nel settore hardware, ruota attorno a un brevetto chiave, il n. 11.868.178, che tutela alcune soluzioni interne dei dispositivi Oura. Questo brevetto è attualmente sottoposto a revisione post-concessione da parte dell’USPTO (l’ufficio brevetti statunitense), e l’esito è atteso entro dicembre 2025. Se venisse annullato o ridimensionato, la posizione di Ultrahuman migliorerebbe nettamente, sia per la riammissibilità dell’hardware, sia per il potenziale indebolimento di cause parallele intentate da Oura.
Non è un caso che anche altri competitor, tra cui Samsung, stiano contestando lo stesso brevetto; il risultato potrebbe quindi avere implicazioni ben più ampie dell’attuale disputa.
Parallelamente alla battaglia legale, Ultrahuman si sta già muovendo su due direttrici tecniche molto pragmatiche: un nuovo design dell’anello, riprogettato per evitare sovrapposizioni brevettuali, e la valutazione della produzione interna negli Stati Uniti, sfruttando lo stabilimento di Plano in Texas.
Questo secondo scenario è particolarmente interessante, se il dispositivo venisse prodotto interamente sul suolo americano, il divieto dell’ITC non si applicherebbe perché riguarda esclusivamente le importazioni. Resta però un nodo, Oura ha aperto anche una causa civile in Texas, più ampia della decisione dell’ITC, e quindi la sola produzione su scala locale non basterebbe senza una soluzione definitiva sulle pretese di brevetto.
Il mercato USA è il vero motore di ricavi dell’azienda, nel solo anno fiscale 2025 ha pesato quasi il 60% del fatturato complessivo, una sospensione prolungata potrebbe rallentare sensibilmente la crescita dopo un anno in cui Ultrahuman ha quasi quintuplicato le entrate e raggiunto un utile netto positivo.
Alcuni competitor, come RingConn, hanno scelto la strada dell’accordo e della licenza, ma Ultrahuman ha preferito una posizione più aggressiva, contestare il fondamento legale del brevetto stesso, piuttosto che pagare una royalty.
Almeno nell’immediato per gli utenti statunitensi non cambia nulla, supporto software e app restano attivi, così come le garanzie; ma per il mercato, il vero punto interrogativo riguarda i tempi di ritorno sugli scaffali, che dipenderanno in larga parte dalla decisione dell’USPTO sul brevetto, dall’eventuale accoglimento del ricorso e dalla rapidità con cui Ultrahuman riuscirà a finalizzare e certificare un nuovo design.
Molto dipenderà dal mese di dicembre, se il brevetto venisse ridimensionato la startup indiana potrebbe ribaltare la partita, in caso contrario, la strada sarà lunga, passando per un prodotto riprogettato e nuove certificazioni FCC.
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