Negli ultimi mesi le segnalazioni di burn-in sugli smartwatch Garmin con display AMOLED hanno iniziato a moltiplicarsi, facendo discutere una community abituata ad associare il marchio a robustezza e lunga durata.

Sebbene gli esperti del settore continuano a rassicurare che “il burn-in è un problema del passato” le testimonianze degli utenti raccontano una realtà diversa.

Dai forum internazionali ai canali social passando per Reddit, le immagini di ghosting e aloni permanenti sugli schermi dell’Epix Gen 2 e della serie Venu hanno riacceso il dibattito.

Burn-in: un problema ancora attuale, soprattutto sui Garmin

Il burn-in è un fenomeno intrinseco della tecnologia OLED e AMOLED. I pixel, composti da materiali organici, tendono a degradarsi in modo disomogeneo quando esposti a immagini statiche per lunghi periodi.

Il risultato è un effetto “fantasma”: porzioni dell’interfaccia, come numeri dell’orologio o icone, che rimangono visibili in trasparenza anche quando lo schermo mostra ben altro.

Sorprendentemente, non sono immuni neppure i pannelli Memory-in-Pixel (MiP) utilizzati da Garmin su modelli come Fenix 6 Pro e Fenix 7 nonostante la loro natura transriflettiva per cui sono noti per la loro efficienza e resistenza. Eppure casi documentati dimostrano che anche qui il problema, seppur più raro, può emergere dopo anni di utilizzo intensivo.

L’industria guarda ai MicroLED come soluzione definitiva: materiali inorganici, maggiore longevità e rischio di burn-in molto ridotto. Ma la transizione è lenta e costosa. Al momento, gran parte degli smartwatch premium, Garmin compresi, continua a puntare sugli AMOLED che si sono più luminosi e definiti ma sono anche più delicati.

Secondo gli esperti, i MicroLED non sono del tutto immuni però. Di seguito alleghiamo solo alcune delle immagini diffuse da utenti Garmin colpiti dal fenomeno sui propri smartwatch.

Quanto è inevitabile il burn-in?

La risposta breve è che prima o poi capita a tutti i display organici. La domanda vera diventa quindi: “Quanto tempo serve perché si noti?”.

  • Sì, è inevitabile nel lungo periodo: AMOLED e OLED invecchiano e con essi la resa dei pixel.
  • No, per la maggior parte degli utenti: spesso il dispositivo viene sostituito o aggiornato ben prima che il fenomeno diventi evidente.

Nel caso di Garmin, i problemi tendono a manifestarsi dopo anni di utilizzo quotidiano, soprattutto con Always-On Display attivo e luminosità elevata. Anche qui, l’usura gioca un ruolo fondamentale.

I fattori di rischio principali

Alcune abitudini d’uso accelerano sensibilmente il processo di burn-in:

  • Always-On Display (AOD): lasciare il quadrante acceso 24/7 con elementi statici.
  • Luminosità alta: più luce, più rapido è il degrado dei pixel.
  • Elementi statici fissi: icone, status bar e widget che non cambiano posizione.
  • Utilizzo a lungo termine: dopo 3-4 anni di uso intensivo quotidiano, il rischio aumenta.

Un utente dell’Epix Gen 2 ha riportato segni di burn-in dopo quattro anni di utilizzo costante in modalità AOD: un tempo che, per molti, coincide con il ciclo di vita medio di uno smartwatch.

Come intervengono i produttori

Garmin, Apple e altri brand hanno sviluppato sistemi per ridurre il rischio di burn-in:

  • Pixel shifting: piccoli spostamenti degli elementi grafici per evitare che restino fissi nella stessa posizione.
  • Auto-dimming: riduzione automatica della luminosità.
  • Timeout schermo: spegnimento dopo un periodo di inattività.
  • Elementi dinamici: quadranti che cambiano leggermente layout per minimizzare l’esposizione statica.

Nonostante questo, bisogna prestare attenzione alle watch face di terze parti in quanto potrebbero non supportare queste funzioni, aumentando i rischi.

Buone pratiche per prevenire il problema

Nonostante la sua natura inevitabile, è comunque possibile adottare alcune strategie per prolungare la vita del proprio display e allontanare il rischio di burn-in:

  • Limitare l’uso dell’Always-On Display.
  • Ridurre la luminosità o attivare l’auto-brightness.
  • Alternare i quadranti e prediligere quelli scuri.
  • Utilizzare la gestione tramite gesture invece dello schermo sempre attivo.
  • Attivare la modalità risparmio energetico, che riduce l’attività del display.

Non è una garanzia contro il burn-in, ma aiuta a ritardarne la comparsa.

Garanzia e diritti dei consumatori

La domanda cruciale è: se il burn-in si manifesta, ho diritto a una sostituzione?

  • Entro 2 anni dall’acquisto: sì, in molti Paesi la garanzia copre difetti di fabbricazione. Se il problema si presenta in questo arco di tempo, è lecito aspettarsi una riparazione o sostituzione.
  • Dopo 2 anni: la situazione diventa più complessa. In Europa, ad esempio, il Consumer Rights Act del 2015 tutela gli acquirenti se il prodotto non risponde a criteri di durabilità ragionevoli.

Spendere oltre 1000 euro per un Epix Gen 2 o un Fenix 7 crea aspettative di lunga durata e se il burn-in compare troppo presto, si può sostenere che si tratti di un difetto di progettazione.

Per rafforzare la propria richiesta, è inoltre utile documentare il problema con foto e segnalare che altri utenti hanno riscontrato lo stesso difetto, citando i forum online come prova di un problema diffuso.

Il caso burn-in mette Garmin davanti a una sfida di immagine. Il brand si è sempre distinto per la resistenza e l’affidabilità dei suoi prodotti, qualità che hanno convinto atleti e professionisti a investire somme importanti ma se i display AMOLED mostrano segni di usura prematura tanto da comprometterne l’esperienza utente allora quella fiducia conquistata con merito rischia di incrinarsi davvero. Vi terremo aggiornati.