Spotify ha pubblicato i risultati finanziari del secondo trimestre 2025 e, come da attese, i numeri sugli utenti dimostrano una crescita costante.
Tuttavia, dietro ai dati positivi si nascondono alcune dinamiche che hanno pesato sui conti dell’azienda, mostrando come anche l’andamento favorevole di un titolo in Borsa possa avere conseguenze inattese. Facciamo chiarezza.
Indice:
Nel secondo trimestre dell’anno, Spotify ha superato le stime sia per quanto riguarda gli utenti attivi mensili (MAU) che gli abbonati premium.
I MAU hanno raggiunto quota 696 milioni, con una crescita dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre gli abbonati paganti sono arrivati a 276 milioni, segnando un +12% su base annua.
Questi numeri confermano la posizione di leadership di Spotify nel mercato dello streaming musicale, in un momento in cui la concorrenza di Apple Music, YouTube Music e Amazon Music resta agguerrita ma non intacca la corsa della piattaforma svedese.
Anche i ricavi complessivi riflettono questa tendenza positiva: nel Q2 2025 l’azienda ha registrato 4,193 miliardi di euro di fatturato, con un incremento del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Come anticipato, sebbene ci sia stata una crescita degli utenti e dei ricavi, l’utile operativo di Spotify si è rivelato inferiore alle previsioni. L’azienda aveva fornito una guidance più alta, ma si è fermata a 406 milioni di euro.
Uno dei principali fattori che hanno inciso è rappresentato dai cosiddetti “Social Charges”, tasse legate ai compensi in azioni per i dipendenti.
In questo trimestre l’impatto è stato molto più pesante del previsto: ben 116 milioni di euro, ovvero 98 milioni in più rispetto alle previsioni.
Il paradosso sta nel fatto che l’aumento del prezzo delle azioni Spotify, che ha premiato gli investitori, ha allo stesso tempo fatto crescere i costi dei benefit legati alle stock option per i dipendenti, pesando alla fine sui conti operativi.
Il peso di fattori esterni: tasse, valuta e ricavi misti
La società ha spiegato che non include nelle sue previsioni di mercato le oscillazioni di fattori che non può controllare, come l’andamento del cambio valutario o del prezzo delle azioni.
Anche i movimenti delle valute hanno avuto un impatto negativo sui conti, sottraendo circa 104 milioni di euro ai ricavi rispetto alle previsioni.
Un’altra area che evidenzia una certa fragilità è quella della pubblicità. I ricavi derivanti dagli abbonamenti Premium sono cresciuti del 12% su base annua, ma la parte “Ad-Supported” ha registrato una flessione dell’1%.
Se consideriamo i numeri a valuta costante, la pubblicità mostra un +5%, ma il dato ufficiale mette in evidenza la volatilità di questo segmento.
In parole povere, la pubblicità resta un punto debole nella strategia di Spotify in quanto troppo volatile in base alle oscillazioni macroeconomiche e dalle politiche di spesa degli inserzionisti.
Cresce ancora la liquidità
Nonostante gli utili operativi sotto le attese, Spotify può comunque sorridere sul fronte della liquidità. Nel trimestre, la piattaforma ha generato un Free Cash Flow record di 700 milioni di euro, portando il totale degli ultimi 12 mesi a 2,8 miliardi di euro.
Questa solida base di liquidità ha convinto il consiglio di amministrazione ad approvare un’ulteriore espansione del programma di riacquisto di azioni proprie, con un incremento di 1 miliardo di dollari che porta l’autorizzazione complessiva a 2 miliardi.
Spotify, una crescita tutt’altro che lineare
Insomma, il quadro che emerge dai risultati del Q2 2025 è quello di un’azienda in crescita ma alle prese con nuove complessità e volatilità.
Il titolo in Borsa è cresciuto molto, e questa è una notizia positiva per gli azionisti, ma il meccanismo delle stock option ha trasformato questo successo in un costo imprevisto.
La pubblicità inoltre continua a essere un segmento irregolare, influenzato da troppi fattori esterni e meno stabile rispetto agli abbonamenti premium che continuano a crescere, lentamente ma in maniera costante.
Allo stesso tempo, però, Spotify ha dimostrato una notevole capacità di generare liquidità.
La trimestrale di Spotify conferma che l’azienda resta il punto di riferimento nello streaming musicale, con una base utenti in crescita e ricavi solidi.
Tuttavia, mette anche in luce come il successo possa avere effetti inattesi sui conti e come la strada verso una stabilità completa passi dalla riduzione della dipendenza da fattori esterni e dal rafforzamento dei ricavi pubblicitari.
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